| 
                 | 
                
                         Il
                        pensiero di Padre Pio
                        
                         
                        
												
                            | 
                                   L'unico, vero bene 
																	
Soltanto Dio è l'infinito Bene, tutto il Bene. Tutto ciò che è bene, ogni altro
bene non può essere che Bene, anzi l'unico Bene. Per questo Dio ci ha fatti per
sé e ci ha dato il primo e massimo comandamento, quello di amare Lui "con tutto
il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze" (mc 12,30) Amando Lui, noi
amiamo il nostro unico e vero Bene infinito. Padre Pio ci insegna, difatti, che
"il primo moto del nostro cuore è quello di andare a Dio, che altro non è se
non amare il suo proprio e vero bene". Ciò vuol dire che soltanto amando Dio si
realizza se stessi, solo nell'amare Dio si realizza se stessi, e l'amare Dio
"con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze" fa possedere la
totalità del Bene che è soltanto Dio. Quanta insensatezza c'è in noi ogni volta
che cerchiamo il bene al di fuori di Colui che è tutto Bene! Ci disperdiamo e
ci consumiamo dietro i beni apparenti e aleatori, perdendo di vista Colui che è
l'unico e infinito Bene eterno. Ci illudiamo, anzi - e così facilmente! - che
possedere e amare le cose di questo mondo possa costituire tutto il nostro
bene, e ci affanniamo ad amare le cose di quaggiù e ci rammarichiamo se non le
abbiamo o se le perdiamo, senza renderci conto che il nostro "proprio e vero
bene", come dice Padre Pio, è soltanto l'amore e l'unione con Dio. Dobbiamo
liberare il nostro cuore dai molti lacci che lo legano alle cose terrene, alle
voglie e passioni umane, ai gusti e godimenti di questa terra, per muoverlo e
impegnarlo ad "andare a Dio", ad amare le cose divine che sono l'unico "proprio
e vero bene", ossia la nostra felicità, la nostra perfezione. Carità divina,
amore divino, bene divino: sono questi la vera, duratura, eterna ricchezza che
il Signore vuole farci possedere fin da questa vita terrena e temporanea, pur
fra le difficoltà e le tribolazioni di cui è ricca la nostra terra di esilio,
terra di triboli e spine. La carità, ossia l'amore divino, ci purifica e ci
santifica, ci eleva e e ci perfeziona nell'unione con  Dio. Per questo, come
scrive Padre Pio, "a buona ragione la carità viene detta dalla sacra Scrittura
vincolo di perfezione", e dobbiamo lasciarci penetrare, possedere e avvolgere
da questo divino vincolo (cf Col 3,14) Dal Settimanale di Padre Pio    
 
A cura di Padre Stefano M. Manelli, FI 
 | 
 												
												
                            | 
                                   La crociata di Padre Pio contro la moda indecente 
																	
																	Padre Pio aveva molto a cuore la virtù della purezza, messa, già a quei tempi, a dura prova dalle prime minigonne ed abiti a maniche corte. Egli era, infatti, ben consapevole degli effetti nefasti della moda indecente, che induce molte anime ad acconsentire al peccato grave. 
Pio esercitò durante tutta la sua vita la virtù della purezza in grado eroico e, conoscendone il sommo valore per il raggiungimento del Regno dei Cieli, voleva che anche gli altri la conservassero intatta da ogni contaminazione di peccato e la custodissero gelosamente.
Della donna Padre Pio aveva un concetto altissimo e ciò lo spingeva a denunciare tutto ciò che denigrava e sviliva la dignità femminile e che riduceva la donna ad un puro oggetto di piacere, in particolare la moda. Già prima degli anni sessanta, quando ancora non imperava la moda delle minigonne lanciata da Mary Quant, prevedendo le future tendenze della moda che avrebbero svestito le donne, Padre Pio si preoccupava di instillare in loro l'amore alla modestia e la decenza nel vestire. Esigeva quindi in modo intransigente che le donne fossero vestite decentemente, come conviene a persone timorate di Dio, prendendo come riferimento di condotta la Madonna, insigne modello di purezza liliale.
Il Santo soffrì molto per le mode scandalose, che definiva «un tremendo male» per le anime, perché inducono gli uomini al peccato, ai cattivi pensieri e ai torbidi desideri. Non poteva sopportare che le donne mercificassero il loro corpo vestendo in modo provocante per attirare su di sé l'attenzione maschile con le gonne sopra il ginocchio, con abiti scollati e senza maniche. E a quei tempi non si usavano ancora gli abiti trasparenti, le canottiere che lasciano scoperta la pancia, le gonne e i pantaloni aderenti...
Padre Pio aveva tanto a cuore il problema della purezza che le norme di condotta cristiana riguardo all'abbigliamento diventarono anche oggetto di lettere ai suoi figli spirituali. Si legge infatti nell'Epistolario: «Le donne che cercano la vanità delle vesti non possono mai vestirsi della vita di Gesù Cristo e codeste perdono ogni ornamento dell'anima, non appena entra questo idolo nei loro cuori. Il loro abito, come vuole san Paolo, sia decentemente e modestamente ornato, però senza conciature di crini, senza oro, senza gemme, senza vesti che abbiano sentore di lusso e ostentazione di fasto».
In questo, il Santo del Gargano si riallacciava mirabilmente al messaggio della Madonna di Fatima, che aveva preannunciato alla beata Giacinta, la più piccola dei tre pastorelli, la venuta di mode che avrebbero offeso Nostro Signore.
Tutte le figlie spirituali di Padre Pio seguirono il suo accorato consiglio di allungare l'orlo della gonna fin sotto il polpaccio per controbilanciare, con questa loro penitenza, il male che facevano le altre donne col portare le minigonne.
In confessionale, Padre Pio sbatteva molto spesso lo sportello in faccia alle penitenti che si presentavano in abiti disdicevoli alla sacralità del luogo, in gonne sopra il ginocchio e con camicette senza maniche o a maniche corte. Redarguiva con durezza anche quelle donne che, prima di presentarsi a lui, aprivano la cerniera e facevano scendere la gonna perché sembrasse più lunga. Spesso si sentivano frasi simili: «Pagliaccio...», «Vestiti da cristiana!», «Sciagurata, va ' a vestirti!», «Ti segherei le braccia... perché soffriresti di meno di quello che soffriresti in Purgatorio... le carni scoperte bruceranno!»
Un giorno, una signora, per andare a confessarsi da lui, si allungò occasionalmente la gonna, ma il Santo se ne accorse e la mandò via. Il pomeriggio la stessa signora fu presentata al Padre come una grande benefattrice, ed egli dispiaciuto disse: «E io stamattina ti ho dato il benservito». Ma la signora, che aveva imparato la lezione, lo ringraziò amabilmente per la riprensione.
Neppure gli uomini uscirono indenni dalla crociata di Padre Pio sulla decenza nel vestire. Ad un uomo, che era andato a confessarsi da lui in maglietta a mezze maniche, intimò con una fermezza che non ammetteva repliche: «'Vagliò, o ti allunghi le maniche o ti accorci le braccia!».
Cosa direbbe oggi Padre Pio a quegli uomini che vanno in chiesa e alla Santa Messa in tenuta da spiaggia, in braghette corte e canottiera?
Anche con i bambini, per un fine pedagogico, Padre Pio fu inflessibile. Una volta gli fu condotto un gruppo di bambini per ricevere la sua benedizione. Era estate e faceva molto caldo: i bambini indossavano i pantaloncini corti. Appena Padre Pio li vide in quella tenuta, li mandò via tutti dicendo loro: «Andate prima a vestirvi». Poi spiegò ai presenti: «Devono imparare da piccoli a conservare la loro dignità».
														  | 
													 
                          
                          
                            | 
                                        
                                         Da dove siete
                                        partiti? 
                                         Il signor Alberto
                                            Orlando, figlio spirituale di Padre
                                            Pio, racconta che un amico, mal
                                            sopportando la sua devozione e il
                                            suo amore per Padre Pio, lo prendeva
                                            sempre in giro quando sapeva che si
                                            recava a San Giovanni Rotondo. Tutte
                                            le volte che lo incontrava gli
                                            diceva che un giorno o l'altro
                                            sarebbe andato anche lui a San
                                            Giovanni Rotondo per tirare la barba
                                            al famoso Padre Pio. Un giorno il
                                            signor Orlando, prendendo la palla
                                            al balzo lo sfidò a partire con lui
                                            per il Gargano dove si sarebbe
                                            recato il giorno dell'Ascensione.
                                            Questi accettò. lì giorno tanto
                                            atteso arrivò e alle ore sette del
                                            mattino si ritrovarono davanti alla
                                            chiesa del paese in tre-dici,
                                            poiché ad essi si erano aggiunti
                                            altri amici che volevano far
                                            benedire dal Padre le loro
                                            motociclette nuove. Finalmente dopo
                                            i saluti, partirono, ma durante il
                                            viaggio successe di tutto tanto che
                                            riuscirono ad arrivare a San
                                            Giovanni Rotondo solo alle cinque
                                            del pomeriggio, giusto in tempo per
                                            ricevere la benedizione del Padre.
                                            Quando, poi, riuscirono ad
                                            incontrare Padre Pio in privato,
                                            questi diede al signor Orlando un
                                            sonoro ceffone e presolo per un
                                            orecchio gli chiese: "Ma da
                                            dove siete partiti? Lo sapete che
                                            stavate per arrivare domani mattina?
                                            Ma ci ha pensato Padre Pio... vi ho
                                            voluto avere qui con me questa
                                            sera!... Allora da dove siete
                                            partiti?". Alla risposta
                                            che tutti ci eravamo incontrati
                                            davanti alla chiesa del paese, il
                                            Padre ci rimproverò: "E chi
                                            di voi è entrato in chiesa
                                            per salutare quella mammarella
                                            nostra?". Infatti era
                                            proprio così: nessuno di loro si
                                            era ricordato di entrare in chiesa
                                            per chiedere la benedizione della
                                            Madonna... 
                                        
                                        
                               | 
                           
                          
                            | 
                                        
                                         Conversione
                                        prodigiosa 
                                  
                                  Nel
                                  gennaio del 1842, un giovane ebreo francese,
                                  Alfonso Ratisbonne trovandosi di passaggio a
                                  Roma fu ospitato dal signor Teodoro Bussières,
                                  che da tempo pregava per la conversione del
                                  giovane, al quale era riuscito a far accettare
                                  una Medaglia Miracolosa. Un giorno, era il 20
                                  gennaio, dovendosi recare alla chiesa di Sant’Andrea
                                  delle Fratte, il Bussières propose al
                                  Ratisbonne di attenderlo sulla soglia.
                                  Contrariamente ad ogni aspettativa, il giovane
                                  vi entrò. Con l’atteggiamento solito,
                                  cominciò a girovagare per la navata con
                                  sguardo freddo e indifferente.
                                  Improvvisamente, la Regina del Cielo gli
                                  apparve in tutto lo splendore della sua
                                  bellezza immacolata. Interrogato, il giovane
                                  ebreo racconterà: "Ero da poco nella
                                  chiesa, quando, tutto ad un tratto, mi sono
                                  sentito invaso da un turbamento indicibile. Ho
                                  alzato gli occhi: l’edificio era scomparso
                                  ai miei sguardi; una sola cappella aveva
                                  concentrato in sé tutta la luce e in quell’irradiamento
                                  è apparsa in piedi, sull’altare, grande,
                                  splendente, piena di maestà e di dolcezza la
                                  Vergine Maria, così com’è sulla Medaglia.
                                  Una forza inarrestabile mi spinse verso di
                                  Lei. La Vergine mi fece segno con la mano di
                                  inginocchiarmi e sembrava volesse dirmi: va
                                  bene! Ella non mi ha parlato ma io ho capito
                                  tutto! O mio Dio, io che mezz’ora prima
                                  bestemmiavo ancora! Io che provavo un odio
                                  così violento contro la religione
                                  cattolica!". Da quell’istante le
                                  Verità della fede cattolica traboccarono dal
                                  cuore del giovane Ratisbonne, come un intenso
                                  profumo e ai testimoni della sua istantanea
                                  conversione, presentava la Medaglia, e
                                  baciandola esclamava: "lo l’ho vista, l’ho
                                  vista, l’ho vista!".
                                | 
                           
                          
                            | 
                                                                
                                                                 Gesù, Re d’amore 
                                                                
                                  di Pia Frani 
                                  Credere all’amore di
                                  Gesù e farlo regnare quale sovrano del
                                  proprio cuore: questo è l’augurio che Padre
                                  Pio fa a tutti coloro che vogliono essere suoi
                                  figli. 
                                  Mio carissimo Peppino, 
                                  Gesù ti guardi
                                  sempre con occhio benevolo, trionfi con la sua
                                  grazia nel tuo cuore e ti renda
                                  felice! 
                                  Ecco la sintesi dei miei
                                  voti che assiduamente vado per te facendo
                                  dinanzi al Signore. Piaccia a lui esaudirli,
                                  tutti e presto. 
                                  (..) Spero di
                                  abbracciarti presto e quindi poterti in
                                  qualche modo addimostrare quanto io ti amo nel
                                  Signore. I padri tutti m‘incaricano di
                                  ossequiarti. Da me poi
                                  abbi un forte, cordiale e fraterno abbraccio. 
                                  Aff.mo in Gesù, P. Pio da Pietrelcina 
                                  (Epistolario IV pp.
                                  634-635, ed. 1998) 
                                  "Gesù trionfi con la
                                  sua grazia sul tuo cuore". Molto
                                  spesso, nella corrispondenza di Padre Pio,
                                  ricorre questo augurio. Egli, infatti, era
                                  solito, all’inizio di ogni sua lettera,
                                  augurare ai suoi figli qualche bene
                                  spirituale. In molte, egli augura che Gesù
                                  sia "Re d’amore", "Sovrano
                                  del cuore". Ogni anno, la Chiesa
                                  celebra solennemente la festa di Cristo Re
                                  dell’universo. Questa solennità deve
                                  spingere ogni cristiano a desiderare con tutto
                                  se stesso che Gesù sia il Re del suo cuore e,
                                  soprattutto, che sia un Re d’amore. In questo nostro mondo,
                                  sempre più egoista, freddo e indifferente, vi
                                  è solo una cosa che può salvare l’uomo
                                  dall’abisso di miseria in cui continuamente
                                  precipita: credere all’amore di Gesù e
                                  rispondervi con tutto se stesso. E questo,
                                  infatti, il lamento che Gesù muove all’uomo
                                  di oggi: "Vi ho amati, da sempre, fino
                                  alla grotta di Betlemme, fino alla Croce, fino
                                  all’Eucaristia. Vi ho amati senza alcun
                                  merito da parte vostra, nonostante tutti i
                                  vostri demeriti, nonostante le vostre miserie,
                                  anzi per le vostre miserie. Vi ho amato con
                                  amore di preferenza. Ho lasciato il Padre mio,
                                  il mio Cielo, i miei Angeli per venire tra
                                  voi. Vi ho amato più della mia vita perché
                                  ho dato la mia vita per voi, e quando si è
                                  data la propria vita si è dato tutto. Vi ho
                                  amato più della mia maestà. Guardate sino a
                                  quali oltraggi mi sono esposto per voi:
                                  schiaffi, spine, sputi, flagelli, fino alla
                                  Croce. Vi ho amato più della mia gloria
                                  poiché ho velato totalmente questa gloria nel
                                  Sacramento dell’amor mio, oggetto anch’esso
                                  tante volte di scherno. Vi ho amato e vi
                                  amo! E voi? Mi amate voi?". Cosa rispondere? L’uomo
                                  ama Gesù come Lui lo ha amato? E' il Re del
                                  suo cuore? Gesù, infatti, chiama, ma gli si
                                  risponde anteponendo i propri interessi, le
                                  proprie voglie e, purtroppo, i propri peccati.
                                  E Gesù aspetta. Aspetta un cenno, aspetta che
                                  gli si apra uno spiraglio del proprio cuore
                                  per entrarvi e bruciarlo del suo amore,
                                  aspetta continuamente. E un eterno
                                  "Mendicante d’amore". Egli
                                  potrebbe entrare di prepotenza in quel cuore
                                  che spesso rimane chiuso fino alla morte, ma
                                  non lo fa, perché non vuole un omaggio
                                  forzato, ma il dono libero e spontaneo del
                                  cuore: l’amore! 
                               | 
                           
                          
                            | 
                                  
                                   Sovrano
                                  del cuore 
                                  
                                  "Gesù
                                  regni sempre sovrano sul tuo cuore ed
                                  in cima a tutti i tuoi pensieri e ti conquisti
                                  con le dolci attrattive della sua divina
                                  grazia" (Padre
                                  Pio) 
                                  
                                  di
                              Padre Stefano M.Manelli, FI
                              
                                   
                                  
                                  Ogni
                                  cristiano dovrebbe saper lasciare aperte le
                                  porte del proprio cuore affinché, come augura
                                  Padre Pio ai suoi figli spirituali, Gesù
                                  possa trionfarvi quale unico Re. 
                                  
                                  Padre
                                  Pio parla della regalità di Gesù in termini
                                  spirituali, amabili e sublimi. La regalità di
                                  Gesù, infatti, è regalità di amore, e si
                                  esercita soprattutto sui cuori. La regalità
                                  di Gesù è regalità di luce che irradia ogni
                                  verità, e si esercita soprattutto sulle
                                  menti. Perciò
                                  Padre Pio scrive con semplicità e chiarezza: "Gesù
                                  regni sempre sovrano sul tuo cuore ed in cima
                                  a tutti i tuoi pensieri". E non può
                                  essere che beata la creatura che lascia
                                  regnare Gesù sul suo cuore e sulla sua mente,
                                  perché il nostro cuore e la nostra mente
                                  hanno bisogno proprio di questo: dell’amore
                                  e della verità. Ma
                                  dov’è l’amore vero, l’amore puro, l’amore
                                  che non finisce mai? Dov’è la verità che
                                  non inganna, la verità limpida e trasparente
                                  come la luce? Ogni risposta a queste domande
                                  è falsa se non è la risposta che viene da
                                  Dio: soltanto Dio è "Amore" (l
                                  Gv 4,16), soltanto Dio è "Verità"  
                                  (cf lTs 2,l3ss). Orbene,
                                  Gesù è Dio, e quindi è Amore infinito, è
                                  Verità assoluta. Per questo è l’unico che
                                  può regnare sempre sul nostro cuore con il
                                  suo Amore infinito, può regnare sempre sulle
                                  nostre menti con la sua Verità assoluta.
                                  Beato quel cuore ripieno e dominato dall’Amore
                                  infinito che è Gesù! Beata quella mente
                                  ripiena e dominata dalla Verità assoluta che
                                  è Gesù! Purtroppo,
                                  è solo da parte nostra che facilmente
                                  offriamo il nostro cuore ad altri
                                  "amori" che sono amori di terra, di
                                  fango, di melma idealizzandoli da sciocchi, e
                                  sperimentando, così, le più amare delusioni;
                                  è da parte nostra che facilmente offriamo la
                                  nostra mente ad altre "verità" che
                                  sono nebbie e tenebre, errori e falsità
                                  idolatrandole, e sperimentando, così, l’accecamento
                                  della mente fuori strada. Per
                                  questo Padre Pio raccomanda e spera che,
                                  contro le lusinghe lubriche della carne e
                                  contro le seducenti aberrazioni delle menti
                                  umane, Gesù conquisti il nostro cuore e la
                                  nostra mente "con
                                  le dolci attrattive della sua divina
                                  grazia". Sia
                                  Gesù il Re d’amore del nostro cuore; sia
                                  Egli il Sole della verità per la nostra mente.
                                | 
                           
                          
                            | 
                                  Il valore
                                  della Medaglia Miracolosa
                                   di
                                  Padre Michele M. Iorio, FI 
                                  
                                  La
                                  Medaglia Miracolosa è un dono venuto dal
                                  Cielo. E' un piccolo trattato di mariologia in
                                  cui sono racchiuse le grandi verità del
                                  mistero di Maria Santissima. Un pegno delle
                                  grazie che la Beata Vergine vuole concedere a
                                  tutti i suoi figli. Tutte
                                  le persone che la porteranno riceveranno
                                  grandi grazie; le grazie saranno più
                                  abbondanti per le persone che la porteranno
                                  con fiducia". 
                                  Queste
                                  le celebri parole con cui la Santissima
                                  Vergine, apparendo a santa Caterina Labouré
                                  il 27 novembre del 1830, assicurò alla
                                  giovane novizia la potenza straordinaria della
                                  Medaglia Miracolosa che Ella le chiedeva di
                                  far coniare e far conoscere in tutto il mondo.
                                  E chi non conosce la Medaglia Miracolosa e i
                                  prodigi e miracoli che essa ha operato fino ad
                                  oggi? Meno
                                  conosciute, invece, sono: il valore teologico
                                  ditale Medaglia e le verità che essa
                                  racchiude riguardanti il mistero di Maria
                                  Santissima: l’Immacolata Concezione, la
                                  Mediazione e la Corredenzione. Orbene, questi
                                  privilegi di Maria sono presenti
                                  simbolicamente nella Medaglia Miracolosa,
                                  così come fu fatta vedere dalla stessa Beata
                                  Vergine a santa Caterina Labouré. Per
                                  quanto riguarda l’Immacolata Concezione,
                                  nella Medaglia notiamo che la Madonna è
                                  rappresentata nell’atto di schiacciare il
                                  capo al serpente infernale, immagine che, nell’iconografia
                                  tradizionale, serve a rappresentare proprio l’immacolato
                                  Concepimento di Maria. Inoltre, intorno alla
                                  persona di Lei si legge la giaculatoria: "O
                                  Maria concepita senza peccato, prega per noi
                                  che a te ricorriamo", in cui s invoca
                                  con evidenza e fiducia la Vergine Immacolata.
                                  La
                                  Corredenzione e Mediazione di grazie si
                                  ricavano da altri interessanti particolari.
                                  Sulla Medaglia, la Madonna è rappresentata
                                  con le braccia distese e aperte, da cui
                                  scaturiscono tanti raggi che avvolgono il
                                  globo terrestre collocato ai suoi piedi. I
                                  raggi luminosi che scendono dalle mani della
                                  Beata Vergine Maria stanno a simboleggiare la
                                  continua pioggia di grazie che si riversa sull’umanità
                                  per mezzo di Maria. Sul retro della Medaglia,
                                  noi, c’è una grande M (iniziale del nome di
                                  Maria) come nello stemma papale di Giovanni
                                  Paolo II sormontata da una Croce, la quale a
                                  sua volta ha alla base una I orizzontale
                                  (iniziale del nome Iesus, Gesù); inoltre le
                                  due lettere M e I sono intersecate tra loro,
                                  probabilmente per indicare l’unione
                                  inscindibile di Gesù e Maria. Sotto, poi,
                                  sono raffigurati due cuori, quello di Gesù
                                  circondato di spine e quello di Maria
                                  trapassato da una spada. Questi segni dicono
                                  chiaramente quanto noi crediamo di Maria: Ella
                                  ha cooperato in modo unico al mistero della
                                  salvezza come Corredentrice e, in qualità di
                                  Mediatrice universale, distribuisce a tutta l’umanità
                                  la Grazia e le grazie. Per
                                  queste ragioni, la festa della Medaglia
                                  Miracolosa è particolarmente cara a tutti
                                  coloro che hanno vera devozione verso la
                                  Vergine Santa e ad essa si affidano
                                  incessantemente. La
                                  Madonna è tanto contenta di ottenerci le
                                  grazie. Ma, a Santa Caterina Labouré, la
                                  Vergine Santa disse che alcuni anelli delle
                                  sue dita non emettevano raggi, o meglio, che
                                  questi raggi non erano luminosi, a significare
                                  le grazie che non vengono concesse
                                  semplicemente perché gli uomini non le
                                  domandano. Certamente la Madonna è sempre
                                  benevola e, anzi, "liberamente al
                                  dimandar precorre", come dice Dante
                                  Alighieri nella Divina Commedia. Ma se noi,
                                  con la preghiera, le chiediamo grazie, queste
                                  saranno più abbondanti. E
                                  chi non ha bisogno di grazie? Dunque,
                                  domandiamole a Maria Immacolata Mediatrice!
                                  E
                                  allora, in occasione della festa della
                                  Medaglia Miracolosa - così chiamata proprio
                                  per l’abbondanza di grazie e miracoli che
                                  subito si verificarono per mezzo di essa
                                  domandiamo tante grazie alla Madonna
                                  Immacolata Mediatrice: grazie spirituali, che
                                  sono più importanti, e grazie materiali,
                                  grazie per noi e grazie per gli altri. Inoltre,
                                  facciamoci propagatori della Medaglia
                                  Miracolosa, dispensandola a tutti in ogni
                                  circostanza, come volevano tra gli altri san
                                  Massimiliano Maria Kolbe e la novella Beata,
                                  Madre Teresa di Calcutta, accompagnando il
                                  dono con l’offerta di preghiere e sacrifici
                                  a beneficio di chi la riceve.
                                | 
                           
                          
                            | 
                                   "Vuotiamo
                                  il
                                  Purgatorio" 
                                  "Ti
                                  affido un tesoro: sappi tesoreggiare.
                                  Vuotiamo
                                  il Purgatorio" (Padre Pio). 
                                  
                                  di
                              Padre Stefano M.
                                  
                                  Manelli, FI
                              
                                   
                                  
                                  Padre
                                  Pio nutrì un tale amore per le anime del
                                  Purgatorio che arrivò ad offrirsi vittima per
                                  la loro liberazione da quel luogo di pena.  
                                  Padre
                                  Pio nutriva un interesse vivo e un affetto
                                  speciale per le anime purganti. Molti fatti
                                  particolari lo attestano e lo confermano via
                                  via lungo gli anni della sua lunga vita.
                                  Più
                                  importante di ogni altra fu certamente la sua
                                  offerta di "vittima" per la
                                  liberazione delle anime purganti da quel luogo
                                  di pena. L’offerta di "vittima"
                                  significò una catena di sofferenze
                                  spasmodiche che non hanno riscontro fra le
                                  sofferenze comuni agli uomini. Un
                                  altro segno della sua carità ardente verso le
                                  anime purganti era la preghiera, a cominciare
                                  da quella più importante della Santa Messa,
                                  nella quale sperimentò più volte il potere
                                  del
                                  sacrificio di Cristo nel liberare le anime dal
                                  Purgatorio. Avvenne,
                                  una mattina, che un frate cappuccino
                                  raccomandò a Padre Pio di ricordare, durante
                                  la Santa Messa, il papà che era morto trent’anni
                                  prima. Padre Pio gli rispose che preferiva
                                  applicare la Messa del giorno seguente in
                                  suffragio dell’anima del suo papà. Il
                                  giorno successivo, subito dopo la Santa Messa,
                                  Padre Pio disse al frate: "Oggi tuo papà
                                  è entrato in Paradiso!". Il frate,
                                  commosso, gli disse: "Padre Pio, sono
                                  trascorsi trent’anni di Purgatorio!". E
                                  Padre Pio: "Fratello mio, davanti a Dio
                                  tutto si paga!" Salendo
                                  e scendendo le scale del convento, Padre Pio
                                  si fermava ogni volta sul pianerottolo dove,
                                  attaccata alla parete, c’era una cassettina
                                  con dei dischetti di legno, sui quali era
                                  scritto un numero, corrispondente a diverse
                                  intenzioni di preghiera per le anime purganti.
                                  Padre Pio prendeva ogni volta un dischetto e
                                  recitava piamente una preghiera per
                                  le anime purganti, secondo l’intenzione
                                  particolare espressa dal numero del dischetto
                                  (ad esempio: per le anime più abbandonate,
                                  per le anime più sofferenti, per le anime dei
                                  sacerdoti e dei consacrati, ecc.). Ma
                                  la preghiera che più di tutte Padre Pio
                                  adoperava e raccomandava in suffragio delle
                                  anime purganti era certamente la preghiera del
                                  Rosario. Chi non potrebbe avere, infatti, una
                                  corona del Rosario fra le mani e recitarla in
                                  suffragio delle anime del Purgatorio? Padre
                                  Pio considerava il Rosario come un gioiello da
                                  tesoreggiare particolarmente per liberare le
                                  anime dal Purgatorio. Per questo, una volta,
                                  donando una corona del Rosario ad un’anima,
                                  disse: "Ti affido un tesoro sappi
                                  tesoreggiare. Vuotiamo il Purgatorio". La
                                  preoccupazione e l’ansia di Padre Pio per
                                  liberare le anime dal Purgatorio erano legate
                                  alla verità delle terribili sofferenze che le
                                  anime patiscono in questo luogo pagando i
                                  debiti dei loro peccati.
                                | 
                           
                          
                            | 
                                  
                                   "La
                                  devozione
                                  alle
                                  anime purganti" 
                                  
                                  La
                                  devozione di Padre Pio per le anime del
                                  Purgatorio era saldamente fondata sulla fede
                                  nel dogma della Comunione dei Santi. 
                                  di
                              Cristina de Angelis 
                                  Padre
                                  Pio ha incentrato tutto l' edificio della sua
                                  vita spirituale sui principi della fede e li
                                  ha tradotti in opere pratiche.Tra questi,
                                  degno di nota è la sua straordinaria
                                  devozione alle anime purganti, fondata sul
                                  dogma della Comunione dei Santi. Devozione che
                                  lo portò ad offrirsi vittima per le anime del
                                  Purgatorio, da lui ricordate in ogni Santa
                                  Messa. Per
                                  queste anime sante, elevava ferventi preghiere
                                  e suppliche. Spesso, lungo i corridoi del
                                  convento, lo si sentiva recitare per esse
                                  giaculatorie e requiem, secondo le intenzioni
                                  suggerite-gli da una pagella intitolata
                                  "Modo facile di suffragare le anime del
                                  Purgatorio", che si trovava attaccata ad
                                  una parete del
                                  convento. E i frutti di questa sua generosità
                                  si vedevano, o meglio "si
                                  sentivano". Un giorno, infatti, i
                                  confratelli di Padre Pio, mentre il convento
                                  era ancora chiuso, sentirono alcune voci
                                  gridare ripetutamente dal corridoio d’entrata
                                  vicino al chiostro: "Viva Padre Pio! Viva
                                  Padre Pio!". Non avendo trovato nessuno
                                  nel corridoio, il superiore chiese spiegazioni
                                  a Padre Pio. Egli rispose con semplicità che
                                  quelle persone che avevano gridato erano anime
                                  di soldati morti, le quali lo ringraziavano
                                  dei suoi suffragi. Un
                                  altro interessante e sconcertante episodio ci
                                  è riferito da lui stesso: "Era il 1924 o
                                  25 - raccontò ad un confratello cappuccino -.
                                  Stavo in coro, la sera, mentre i Padri e i
                                  collegiali erano andati a cena. Pregavo un po’
                                  astratto e distratto quando sento tre colpi
                                  secchi e cadenzati, come se fosse caduta una
                                  candela dopo l’altra. Lì per lì non ci
                                  feci caso. Pensai che fossero i collegiali che
                                  facessero l’altare e non pensai che erano a
                                  cena. Dopo un poco, altri tre colpi... Allora
                                  mi alzai per dire: "Ma,
                                  ragazzi, si può sapere cosa state
                                  combinando?". Ma all’appressarmi al
                                  parapetto del coro, vedo davanti a me un po’
                                  a destra un novizio cappuccino, zitto ed
                                  immobile. Io non sapevo che (nel Convento di
                                  San Giovanni Rotondo, N. d. R.) c’erano
                                  stati i novizi prima della soppressione.
                                  Domando: "Chi sei tu?". "Sono
                                  un novizio". "E che stai a fare
                                  qui?". "Sono relegato qui per aver
                                  fatto male le faccende di Chiesa!". E
                                  spari. Volli sincerarmi della cosa. Andai in
                                  chiesa e vidi che tutto era a posto. Allora mi
                                  convinsi che non era una fantasia". Il
                                  giovane frate, dunque, da molti anni si
                                  trovava in Purgatorio per espiare le
                                  negligenze commesse nel servizio prestato in
                                  Chiesa. L’episodio è molto eloquente per
                                  dimostrare quanto sia vero che realmente
                                  "tutto si paga davanti a Dio".
                                  In
                                  questi nostri difficili tempi, in cui si mette
                                  in dubbio finanche l’esistenza del
                                  Purgatorio, Padre Pio ci conceda la grazia di
                                  una fede viva e operosa e un grande amore alle
                                  anime purganti, che ci impegni ad alleviare le
                                  loro pene con le nostre preghiere e i nostri
                                  sacrifici.
                                | 
                           
                          
                            | 
                                   "Padre
                                  Pio e le anime del purgatorio" 
                                      
                                      Padre
                                      Pio era visitato spesso dalle anime del
                                      Purgatorio che, conoscendo la sua immensa
                                      carità, gli chiedevano di intercedere e
                                      di pregare per loro. Egli, sapendo quanto
                                      fosse grande la loro sofferenza, offriva
                                      con generosità in loro suffragio
                                      preghiere e sacrifici fino ad od ottenerne
                                      da Dio la liberazione. 
                                      
                                  
                                  di
                                   Grazia
                                  Nardi
                                  
                                  La
                                  necessità degli aiuti e dei suffragi per le
                                  anime dei defunti che si trovano in Purgatorio
                                  per purificarsi prima di entrare
                                  definitivamente in Paradiso è ampiamente
                                  confermata dalla voce e dalla vita di Padre
                                  Pio. Egli sentiva nel suo cuore pietoso il
                                  dovere di aiutare queste anime sofferenti con
                                  le sue preghiere, con l’offerta delle Sante
                                  Messe, con le mortificazioni volontariamente
                                  ricercate e con altre opere di carità.
                                  Egli
                                  stesso ebbe diverse esperienze di apparizioni
                                  di defunti, che imploravano da lui aiuti e
                                  suffragi per abbreviare le loro sofferenze,
                                  dovute all’espiazione delle pene per i loro
                                  peccati. Una volta, mentre era in preghiera
                                  nel coro della chiesetta di Santa Maria delle
                                  Grazie, venne disturbato da rumori che
                                  provenivano dall’altare maggiore, dove
                                  sembrava ci fosse qualcuno che spostava
                                  candelieri e vasi di fiori. Chiese ad alta
                                  voce chi fosse. Nessuno, però, gli rispose.
                                  Riprese a pregare, ma venne di nuovo
                                  interrotto dallo stesso rumore. Si avvicinò,
                                  allora, alla porta e, nella penombra della
                                  lampada del Tabernacolo, intravide un fratino
                                  che faceva le pulizie. Padre Pio gli gridò
                                  cosa stesse facendo al buio a quell’ora e il
                                  giovane frate rispose che stava facendo le
                                  pulizie. Padre Pio gli chiese nuovamente chi
                                  fosse: "Fai la pulizia allo scuro? Chi
                                  sei?". E questi gli rispose: "Sono
                                  un novizio cappuccino che sconta qui il
                                  purgatorio.
                                  Ho bisogno di suffragi". Detto
                                  questo, il fratino scomparve. Il
                                  Signore, nella sua infinita Misericordia,
                                  aveva permesso al novizio di apparire a Padre
                                  Pio, per essere aiutato con le preghiere, con
                                  le sofferenze e con le Sante Messe a
                                  raggiungere la felicità eterna del Paradiso. 
                                  
                                  Sono
                                  venuto a ringraziarti 
                                  
                                  Un
                                  confratello di Padre Pio, padre Giuseppe
                                  Antonio, versava in gravi condizioni di
                                  salute. Il 29 dicembre del 1936, Padre Pio fu
                                  informato che le condizioni di salute del
                                  confratello erano ulteriormente peggiorate e
                                  che, pertanto, necessitava di preghiere.
                                  Mentre, nella sua cella, era assorto in
                                  preghiera per il confratello, Padre Pio udì
                                  bussare all’uscio. "Avanti!", replicò
                                  Padre Pio, e subito vide entrare padre
                                  Giuseppe Antonio. Non sapendo ancora che l’amico
                                  era già morto, Padre Pio gli chiese come
                                  stesse, non riuscendo a capacitarsi del fatto
                                  che il moribondo fosse lì davanti a lui: "Mi
                                  è stato detto che eri gravemente ammalato e
                                  molto sofferente e mo’ ti trovi
                                  qui?". "Sto bene" disse
                                  padre Giuseppe Antonio -. Tutte le mie
                                  sofferenze sono finite e sono venuto a
                                  ringraziarti per le tue preghiere". E
                                  subito dopo
                                  il confratello scomparve alla sua vista.
                                  E'
                                  interessante notare che le cronache del
                                  convento riferiscono che l’apparizione di
                                  padre Giuseppe Antonio a Padre Pio avvenne
                                  esattamente nello stesso momento in cui egli
                                  moriva. 
                                  
                                  Bisogna
                                  pregare per le anime del Purgatorio 
                                  
                                  Padre
                                  Pio aveva, inoltre, una chiara visione dello
                                  stato delle anime nel Purgatorio e della
                                  durata della pena che dovevano scontare prima
                                  di entrare nella felicità eterna del
                                  Paradiso. A
                                  chi gli chiese come fosse il fuoco del
                                  Purgatorio, Padre Pio dette questa risposta: "E
                                  più forte del fuoco naturale, ma la
                                  sofferenza maggiore è la privazione di Dio,
                                  però lo si soffi ‘e con la bella
                                  speranza",
                                  ossia
                                  con la speranza di salire un giorno in
                                  Paradiso. Il
                                  prof. Gerardo De Caro raccomandò, un giorno,
                                  a Padre Pio l’anima di uno scrittore senza
                                  menzionarne il nome. Il Padre arrossì in
                                  volto, sapendo subito a chi pensava, come se
                                  provasse intima pena per quell’anima che in
                                  vita aveva fruito di tanti aiuti spirituali e
                                  preghiere. E disse: "Ha amato troppo
                                  le creature", aggiungendo che sarebbe
                                  rimasto in Purgatorio almeno 100 anni. Padre
                                  Pio gli disse inoltre: "Bisogna
                                  pregare per le anime del Purgatorio. Non è
                                  credibile quanto esse possano fare per il
                                  nostro bene spirituale, per via della
                                  gratitudine che dimostrano a coloro che le
                                  ricordano in terra e pregano per loro".
                                  A
                                  chi gli chiedeva se era utile suffragare le
                                  anime dei defunti dopo tanti anni dalla morte,
                                  il Padre così rispose: "Sì,
                                  perché Dio nel giudizio particolare, alla
                                  morte, considera pure tutti i suffragi futuri,
                                  offerti a favore di quell‘anima".
                                  Per
                                  Dio, infatti, non esiste un prima e un dopo,
                                  ma tutto è eterno presente. Egli, pertanto,
                                  nella sua infinita Misericordia, si serve
                                  delle preghiere offerte in suffragio dell’anima
                                  del defunto dopo la sua morte, per strapparla
                                  dalla dannazione eterna.
                                   
                               | 
                           
                          
                            | 
                                                                
                                                                 "Il
                                                                combattimento di
                                                                Padre Pio" 
                                                                
                                                                Continua
                                                                la pubblicazione
                                                                delle relazioni
                                                                tenute al
                                                                Convegno del 2 ottobre
                                                                2003.
                                                                Don
                                                                Nello Castello,
                                                                figlio
                                                                spirituale di
                                                                Padre Pio,
                                                                illustra come la
                                                                vita del Santo
                                                                sia stata un
                                                                combattimento
                                                                continuo contro
                                                                il demonio, il
                                                                quale per
                                                                tentarlo usò
                                                                strategie e
                                                                artifizi vari,
                                                                fino alla
                                                                violenza fisica,
                                                                ma ne uscì
                                                                sempre
                                                                sconfitto. 
                                                                
                                                                
                                                                di
                              Don Nello Castello 
                                                                
                                                                
                                                                  Se
                                  Dio è felicità eterna, la vita umana su
                                  questa terra è, invece, un continuo
                                  combattimento. Ricordo, a tal riguardo, una
                                  mia confessione con Padre Pio, nella quale
                                  egli mi richiamava il testo di Giobbe: "militia
                                  est vita hominis super terram - la vita
                                  dell’uomo sulla terra è un
                                  combattimento" (cfGb 7,1). Il
                                  combattimento è mezzo di purificazione: il
                                  giusto deve combattere contro il peccato e
                                  vincere le proprie passioni per conservare la
                                  vita di grazia. È
                                  un combattimento che diventa continuo e
                                  progressivo, a misura che l’anima tende alla
                                  perfezione cristiana, fino a divenire cruento,
                                  quando si arriva ai livelli eroici della
                                  santità. Ma
                                  contro chi si combatte? Contro il diavolo,
                                  nemico della vita e nemico di Dio. Padre Pio,
                                  che ha raggiunto autentiche vette nella vita
                                  mistica, ha pure vissuto un atroce
                                  combattimento spirituale nella sua continua
                                  lotta contro satana. Due
                                  periodi di lotta, diversamente caratterizzati,
                                  si possono individuare nella guerra tra Padre
                                  Pio ed il suo nemico: uno personale,
                                  precedente alla destinazione di San Giovanni
                                  Rotondo, l’altro esterno, sociale,
                                  "canonico", sino alla fine della sua
                                  vita. Padre
                                  Pio afferma: "Nella mia infanzia io
                                  non ho mai giocato". Perché?, ci si
                                  può chiedere. Sappiamo dal suo direttore
                                  spirituale che, verso i cinque anni, cominciò
                                  ad avere estasi ed apparizioni celesti. "Gesù
                                  e Maria mi facevano da genitori",
                                                                scriverà
                                  Padre Pio. Per tali favori celesti, la sua
                                  vita fu sempre un continuo conflitto, che
                                  divenne una grande battaglia nell’età della
                                  sua adolescenza, quando decise di lasciare il
                                  mondo per abbracciare la vita religiosa. Egli
                                  stesso descriverà questa lotta: "Potente
                                  lotta.., lotta intestina... due forze dentro
                                  di me si cozzavano tra loro e mi laceravano il
                                  cuore. Il mondo che mi voleva per sé e Dio
                                  che mi chiamava a nuova vita".
                                                                La
                                  notte del I gennaio 1903, alcuni giorni
                                  prima del suo ingresso in convento, Padre Pio
                                  venne a trovarsi, in visione, "in un
                                  grande spazio" tra due schiere, con a
                                  fianco un personaggio "maestoso di
                                  rara bellezza, splendente come il sole", che
                                  lo prese per mano e gli disse: "Vieni
                                  con me, perché ti conviene combattere da
                                  valoroso guerriero". Da una parte vi
                                  erano Angeli e dall’altra "uomini di
                                  orrido aspetto e vestiti di abiti neri a guisa
                                  di ombre oscure". In fondo comparve "un
                                  uomo orrido e di smisurata altezza da toccare
                                  con la fronte le nuvole". Il
                                  personaggio che lo affiancava gli disse: "Con
                                  questi ti conviene azzuffarti. Fatti animo:
                                  entra fiducioso nella lotta, avanzati
                                  coraggiosamente che io ti sarò d’appresso,
                                  io ti aiuterò e non permetterò che ti
                                  abbatta". Padre Pio si fece animo;
                                  entrò in combattimento e vinse il nemico
                                  costringendolo alla fuga. La guida gli mostrò
                                  una bellissima corona di rara bellezza,
                                  promettendogliene "un‘altra più
                                  bella" se avesse saputo lottare sino
                                  alla fine. In
                                  tale visione si fondono simbolismi spirituali
                                  e profezie della vita di Padre Pio: il
                                  combattimento continuo e la vittoria costante,
                                  infatti, non sono mai cessati nella sua vita.
                                  Satana, il "barbablù", come lo
                                  chiamava lui, userà strategie varie,
                                  apparendogli sotto le sembianze di un angelo,
                                  di un santo, del suo confessore, del Superiore
                                  della Provincia monastica, di penitente che
                                  chiedeva di confessarsi. Talvolta, usava
                                  artifizi astuti, violenza fisica, e si
                                  presentava "in forme oscenissime,
                                  umane e soprattutto bestiali". Tutto
                                  questo continuerà per circa 20 anni. Una
                                  vera battaglia della quale si riportano alcuni
                                  dettagli sconcertanti: "[il diavolo] percuote
                                  [Padre Pio] con
                                  ordigni di ferro... Lo aggredisce a morte...
                                  Lo tortura barbaramente... Lo tormenta mentre
                                  scrive... Lo batte a morte, volendo annullare
                                  le lettere di
                                  
                                                                 conforto
                                  che riceve dai direttori... Gli trasmette
                                  falsi ordini del Provinciale...".
                                                                E
                                  questa guerra non si esaurì in breve tempo,
                                  ma rimase costante nell’arco della sua vita
                                  anche attraverso uomini di Chiesa. Ma
                                  qual era l’arma con cui Padre Pio combatteva
                                  così valorosamente? Era il Rosario. Erano
                                  Maria e Gesù, là sempre accanto a lui. "Io
                                  ti aiuterò, non permetterò che egli ti
                                  abbatta", gli aveva detto quel
                                  personaggio nella visione del 1° Gennaio del
                                  1903. Il Santo Padre, nel discorso della
                                  canonizzazione, ha detto che la missione di
                                  Padre Pio continua in coloro che lo seguono.
                                  Ciò significa che le opere e i seguaci di
                                  Padre Pio sono chiamati alla stessa sua
                                  battaglia col nemico infernale. Ma di essa
                                  riusciranno certamente vincitori se, come
                                  Padre Pio, useranno l’invincibile arma del
                                  Rosario.
                                                        
                               | 
                           
                          
                            | 
                                  
                                   "Il
                                  Rosario e le anime del Purgatorio" 
                                  
                                  Con
                                  la recita del Santa Rosario i Santi hanno
                                  suffragato e liberato dalle pene del
                                  Purgatorio milioni di anime. Imitiamoli e la
                                  ricompensa non si farà attendere. 
                                  
                                  
                                                                
                                                                di
                                                                Padre Pio M.
                                                                Steman, FI
                                                                 
                                  Ad
                                  una pia signora era morto il fratello.
                                  Afflitta da questa perdita, tanto più
                                  dolorosa perché il fratello era veramente un
                                  buon cristiano, la signora fece un sogno. Vide
                                  Padre Pio da Pietrelcina che la consolò e le
                                  disse: "Recita 200 Rosari e tuo
                                  fratello passerà subito in Paradiso". Quando
                                  la signora si svegliò, ricordò il sogno, ma
                                  pensò che fosse solo un sogno, e basta.
                                  Tuttavia la mattina seguente parti e si recò
                                  da Padre Pio. Appena incontrò Padre Pio,
                                  senza più pensare al sogno, la signora in
                                  lacrime gli chiese dove si trovasse l’anima
                                  del fratello e che cosa fare per lui. Padre
                                  Pio le rispose subito: "E non te l’ho
                                  detto stanotte?... Recita 200 Rosari, e tuo
                                  fratello passerà subito in Paradiso". Il
                                  Rosario ha anche questo potere straordinario:
                                  affrettare la liberazione delle anime dal
                                  Purgatorio e recare loro grande sollievo e
                                  conforto. Lo stesso Padre Pio da Pietrelcina,
                                  un giorno, nel donare una corona a una figlia
                                  spirituale, disse con trepida voce: "Ti
                                  affido un tesoro: sappi tesoreggiare. Vuotiamo
                                  il Purgatorio". Negli
                                  Atti del Processo di beatificazione di san
                                  Giovanni Massias, domenicano, leggiamo che
                                  la Madonna gli apparve sul letto di morte e
                                  gli rivelò che per l’incessante recita del
                                  Santo Rosario egli aveva liberato dal
                                  Purgatorio un milione e quattrocentomila
                                  anime. Il papa Gregorio XVI ordinò di
                                  riferire nella Bolla di beatificazione del
                                  santo frate quella cifra prodigiosa, a
                                  conforto di tutti i devoti del Rosario.
                                  Santa
                                  Teresa di Gesù ha lasciato scritto che una
                                  volta, iniziando a recitare il Santo Rosario,
                                  fu rapita in estasi e vide il Purgatorio, che
                                  aveva la forma di un grande recinto, in cui le
                                  anime penavano tra le fiamme purificatrici.
                                  Alla prima Ave Maria che ella recitò,
                                  vide subito un getto d’acqua freschissima
                                  cadere sulle anime a refrigerarle; così alla
                                  seconda Ave Maria, così alla terza,
                                  alla quarta... Capì allora la Santa di quanto
                                  sollievo la recita del Santo Rosario fosse
                                  alle anime purganti, e non avrebbe voluto
                                  interromperlo mai. Per questo sant’Alfonso
                                  de’ Liguori raccomandava ripetutamente: "Se
                                  vogliamo aiutare le anime del Purgatorio,
                                  recitiamo per loro il Rosario che arreca
                                  grande sollievo". Anche il beato
                                  Annibale Maria di Francia ci assicura che
                                  quando "noi
                                  recitiamo la corona di
                                  Maria Santissima per qualche anima purgante,
                                  quell‘anima sente quasi smorzare le ardenti
                                  fiamme che la circondano e prova un refrigerio
                                  di Paradiso". Fra
                                  le sue prediche, un giorno, san Domenico fece
                                  quella sui benefici del Rosario per le anime
                                  del Purgatorio. Ma uno dei presenti si mise a
                                  deriderlo, scettico e beffardo. Durante la
                                  notte, però, questo tale sognò una voragine
                                  di fuoco con le anime purganti ivi immerse, e
                                  vide la Madonna che, materna e
                                  compassionevole, tendeva loro una catena d’oro
                                  per tirarle su da quella voragine: quella
                                  catena d’oro era appunto la corona del Santo
                                  Rosario. Uno straordinario apostolo del
                                  Rosario per le anime del Purgatorio fu san
                                  Pompilio Pirrotti Con i suoi Rosari, egli
                                  entrò in grande familiarità con le anime del
                                  Purgatorio, che gli mostravano la loro
                                  gratitudine per il conforto che ricevevano da
                                  questa preghiera. La familiarità arrivò al
                                  punto che quando il Santo recitava il Rosario "s'
                                  udivano le anime dei defunti rispondere la
                                  seconda parte dell‘Ave Maria".Che
                                  bella carità potremmo fare tutti alle anime
                                  purganti, recitando per loro molti Rosari!
                                | 
                           
                          
                            | 
                                  "La
                                  moda immonda"
                                   Dando
                                  uno sguardo alla stagione estiva ormai
                                  passata, bisogna riconoscere, purtroppo, che
                                  nulla è migliorato per quanto riguarda la
                                  moda femminile che diventa sempre più
                                  indecente. Il nudismo, ormai, ha varcato anche
                                  le porte delle nostre chiese! 
                                  
                                  
                                                                
                                                                di
                                                                Don Vincenzo
                                                                Cuomo
                                                                 
                                  Vi
                                  è un argomento diventato tabù: la moda
                                  femminile. Chi ne parla? Va tutto bene? E se
                                  qualcosa non va bene, chi deve illuminare,
                                  correggere, ammonire? Il nudismo, ahimè, si
                                  fa sempre più sfacciato e invadente,
                                  alimentato dagli spettacoli, dai giornali, dai
                                  manifesti stradali... In Genesi 3 si legge che
                                  "prima del peccato originale la
                                  nudità non creava problemi". Col
                                  peccato le cose sono cambiate, perché si è
                                  accesa in tutti gli esseri umani la
                                  concupiscenza della carne che, se alimentata,
                                  porta al disordine morale, ossia al peccato.
                                  Adamo ed Eva provvidero a coprire la loro
                                  nudità con delle foglie di fico, ma Dio
                                  giudicò insufficiente il rimedio e
                                  confezionò per ambedue due tuniche. Ai
                                  nostri giorni si assiste alla globalizzazione
                                  dell’immodestia, perché si è radicata
                                  nella massa la convinzione che se la donna non
                                  è provocante, non è donna. Si è
                                  cominciato, allora, con l’accorciare le
                                  maniche, poi le maniche sono scomparse... Si
                                  è denudata sempre più la parte superiore del
                                  corpo. Contemporaneamente si è passati alla
                                  minigonna, che diventa sempre più... mini!
                                  E perché non denudare anche la pancia e l’ombelico?
                                  E poi pantaloncini corti e ultra corti e
                                  fortemente aderenti. L’audacia, ormai non
                                  conosce più limiti nemmeno quello del luogo
                                  sacro: chiese e santuari. In
                                  un celebre santuario della Spagna si celebrava
                                  un matrimonio. Davanti all’altare vi era la
                                  sposa che, col suo abbigliamento più che
                                  indecente, era l’ostentazione dell’ immodestia.
                                  Le invitate non erano da meno... E si riceveva
                                  un Sacramento! E si riceveva l’ Eucarestia! A
                                  Lourdes, durante la processione eucaristica,
                                  vi era una donna che cantava da solista nella
                                  corale. Anch’ ella regolarmente immodesta e
                                  indecente. Si sa che nella storia di Lourdes
                                  la Madonna non venne ad un appuntamento con la
                                  veggente. Bernardetta le chiese il perché di
                                  quell’assenza e ne ebbe questa risposta: "Perché
                                  ieri sera la grotta è stata profanata dall‘immodestia".
                                  Chi è stato a Lourdes durante l’estate
                                  ha potuto constatare quanta mancanza di
                                  modestia si porta anche davanti alla grotta!
                                  Vi è all’ingresso dei luoghi sacri un
                                  tabellone con cui si interdice l’accesso con
                                  certi abbigliamenti... ma la realtà è che l’ingresso
                                  è lecito a tutti! E che dire quando in alcune
                                  chiese vanno al leggio o fanno da ministri
                                  straordinari della comunione donne con
                                  abbigliamento non certo esemplare? Può
                                  darsi che queste note facciano sorridere
                                  qualcuno, perché si dice "i tempi
                                  sono cambiati e la cosa non fa più
                                  impressione!". Quest’affermazione
                                  è tanto falsa quanto stolta. Allora non
                                  esiste più la concupiscenza degli occhi e
                                  della carne? E non conta più niente quanto è
                                  scritto nelle lettere degli Apostoli circa l’abbigliamento
                                  delle donne? La realtà è che i peccati
                                  impuri non
                                  si ritengono più peccato. Le
                                  cose non avvengono per caso. Vi è tutta una
                                  strategia di malizia diabolica mirata alla
                                  scristianizzazione delle masse; ciò avviene
                                  non più col fucile e le prigioni, ma
                                  demolendo i principi cristiani. Alcuni anni fa
                                  la rivista Reading Digest annunziava un
                                  convegno di operatori della moda femminile con
                                  questo tema: "Che cosa scopriremo
                                  ancora della donna". Nel qual caso, scoprire
                                  equivale a denudare.
                                  Davanti
                                  a questo rullo compressore che non conosce
                                  ostacoli, si alzi una voce autorevole e forte!
                                  A Fatima la Madonna, per mezzo di Giacinta,
                                  preannunziò l’avvento di una moda
                                  invereconda, causa della perdita di tante
                                  anime. Voglia la Vergine purissima ottenere,
                                  con la sua potente intercessione, il ritorno
                                  ad una vita pura e casta almeno tra le donne
                                  cristiane.
                                | 
                           
                          
                            | 
                              
                              
                              "Padre
                              Pio e Giovanni Paolo II"
                               di
                              Don Nello Castello 
                              
                              Padre
                              Pio visse in filiale e amorosa sottomissione ad
                              ognuno dei sei Papi che s’inserirono nella sua
                              vita, tuttavia singolare è l’affinità
                              teologica e spirituale tra Giovanni Paolo Il e il
                              Santo. 
                              
                              Sei
                              sono i Papi che s’inserirono nella vita di Padre
                              Pio. Il Santo ebbe un diverso rapporto con ognuno
                              dei Vicari di Cristo. Tuttavia, pare opportuno
                              soffermarsi sulle specialissime relazioni che
                              uniscono i due "giganti" del secolo,
                              Giovanni Paolo TI e Padre Pio, legati da un doppio
                              rapporto: storico e teologico. Nel
                              1948, il neo-sacerdote Karol Wojtyla, studente in
                              filosofia a Roma all’ Angelicum, insieme
                              al prof. Medi e alla Marchesa Boschi (personaggio
                              al quale era legata la prima bilocazione del
                              Santo), venne a San Giovanni Rotondo, ove ebbe
                              modo di incontrare e confessarsi con Padre Pio.
                              Divenuto
                              cardinale, sostò a San Giovanni Rotondo dal 10 al
                              3 novembre 1974, visitò il Santuario, la Casa
                              Sollievo della Sofferenza e la basilica di San
                              Michele Arcangelo. In quei giorni, celebrando
                              nella chiesetta vecchia del convento, durante l’omelia,
                              - con quel suo tipico italiano - ha ricordato il
                              suo primo incontro con Padre Pio, con queste
                              memorande parole, cariche di ammirazione per colui
                              che poi egli avrebbe elevato agli onori degli
                              altari: "In questa vecchia chiesa è
                              rimasta la sua persona, la sua presenza, le sue
                              parole, la Santa Messa celebrata da lui all'
                              altare laterale, e poi questo confessionale, dove
                              andava a confessare le donne, la sacrestia, l’altare
                              centrale dove adesso stiamo noi, e dove, dopo la
                              sua Messa, lui ha distribuito la santa Comunione.
                              E tutto questo ci fa riflettere, e anche meglio
                              comprendere la frase che è quasi pensiero
                              centrale della liturgia odierna: "gloria di
                              Dio è l’uomo vivente ". Dopo
                              quasi ventisette anni, io vedo come questa verità
                              si è incarna-ta in un uomo, in questa vecchia
                              chiesa ancora piena della presenza di Padre
                              Pio". Dunque
                              Padre Pio viene chiamato dal Santo Padre "gloria
                              di Dio incarnata", mentre il giorno
                              precedente aveva celebrato nella cripta
                              pronunciando le memorabili parole: "E
                              specialmente impressionante, è specialmente
                              profondo il fatto che celebriamo questa Eucaristia
                              vicino alla tomba di Padre Pio, che predicava la
                              Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesti
                              Cristo Nostro Signore, per mezzo di tutta la sua
                              vita".Ancora
                              una volta, poi, nel firmare il registro dei
                              visitatori illustri durante la sosta del 1974, il
                              cardinale Wojtyla, farà riferimento a quel primo
                              incontro con Padre Pio, annotando: "dopo
                              28 anni dalla mia prima Messa e dopo 26 anni dalla
                              mia prima visita a San Giovanni Rotondo da Padre
                              Pio". Un
                              altro elemento che fa storia nei rapporti del Papa
                              col nostro Padre: a quattro anni dalla di lui
                              morte, dall’Episcopato polacco viene fatta una
                              petizione ufficiale a Paolo VI per la
                              canonizzazione di Padre Pio, firmata dai 45
                              vescovi di quella terra di martirio. Al secondo
                              posto, dopo la firma del primate card. Wjszjnski,
                              quella del card. Karol Wojtyla. Nel documento,
                              inoltre, si fa riferimento alla visita di lui,
                              giovane sacerdote, nel 1948: "Alcuni
                              di noi hanno visto coi propri occhi Padre Pio ed
                              il suo apostolato". Conosciamo
                              altri episodi ove s’intrecciano i due grandi.
                              Ben noto il miracolo della signora Wanda
                              Poltawska, professoressa di psichiatria e
                              fondatrice dell’Istituto universitario pastorale
                              polacco sulla Famiglia (di cui il cardinale
                              Wojtyla era Presidente), colpita da tumore e
                              guarita in seguito alla preghiera di Padre Pio,
                              richiesta personalmente dall’allora vescovo di
                              Cracovia, con una lettera in latino. Inoltre,
                              un fattore di importanza capitale, che va aggiunto
                              al rapporto storico nelle relazioni tra i due, va
                              individuato sul piano del pensiero. Infatti,
                              possiamo aggiungere che papa Wojtyla e Padre Pio
                              sono accomunati anche da un’unica concezione
                              teologica forte, anzi eroica, della vita
                              cristiana, poiché li troviamo accomunati dalla
                              medesima strada della "Via Crucis":
                              quella della crocifissione in Padre Pio e quella
                              di una vita di trincea e di persecuzioni nel Papa.
                              Sul
                              tema Padre Pio si potrebbero riportare i numerosi
                              discorsi del Santo Padre degli anni ‘78, ‘83,
                              ‘87, ‘88, ‘90, poi quelli della
                              beatificazione e della canonizzazione in cui viene
                              presentato
                              un quadro di Padre Pio di un valore unico per la
                              sua autorità, ma, soprattutto, sconcertante per
                              la profonda conoscenza che dimostra del mondo
                              mistico e pastorale del Santo: un campo che
                              meriterebbe un’ampia esposizione. Identica, poi,
                              la teologia illustrata e proposta dal Papa e la
                              teologia incarnata nella sua vita pastorale. Basta
                              accennare soltanto alla sintonia perfetta di
                              concezione tra loro sulle terapie alle terribili
                              piaghe che oggi tormentano la Chiesa. Anche i
                              grandi temi della preghiera, della Confessione e
                              dell’Eucaristia che caratterizzano la vita di
                              Padre Pio, nei discorsi del Papa, sono tradotti
                              con un linguaggio ed un’essenzialità che
                              esprimono una perfetta sintonia di pensiero
                              teologico. Tra i due non solo vi è comunanza
                              nella linea dell’evangelizzazione, ma si può
                              dire che Padre Pio fu evangelizzazione. Il Papa,
                              nella Chiesa, è la verità così come Padre Pio,
                              nella Chiesa, era amore: l’uno insegua e l’altro
                              redime con il sangue.
                                | 
                           
                          
                            | 
                              
                              "Pregare
                              e soffrire per il Papa"
                               di
                              Cristina De Angelis 
                              
                              I
                              Santi nutrivano una speciale venerazione per il
                              Papa. Il cristiano, quale figlio della Chiesa e
                              del Santo Padre, è tenuto a sostenerlo offrendo
                              per lui preghiere e sacrifici. 
                              
                              Tutti
                              i cristiani, come insegna Catechismo della Chiesa
                              Cattolica (n. 889), con il "senso
                              soprannaturale della fede", sono chiamati
                              ad amare il Papa come Vicario di Gesù Cristo.
                              I
                              Santi hanno sempre nutrito un amore speciale per
                              il Santo Padre; una devozione, di certo, non
                              sentimentalista, fatta solo di applausi ed osanna,
                              ma di obbedienza al suo Magistero, di preghiera e
                              sacrifici offerti per la sua persona e per il suo
                              ministero. Padre
                              Pio è stato, in questo, un modello straordinario.
                              Per lui Gesù, l’Immacolata ed il Papa
                              erano un trinomio d’amore inscindibile e
                              tutto soprannaturale. Nella sua cella, sul
                              tavolino, accanto all’immagine della Madonna,
                              aveva sempre una fotografia del Papa, che, di
                              sera, illuminava con una piccola lampada. Quando
                              il suo vescovo, poi, si recava dal Sommo
                              Pontefice, il
                              Santo cappuccino gli raccomandava: "Dica
                              al Papa che per me, dopo Gesù, non e ‘è che
                              lui". E al papa Pio XII, mandò a dire:
                              "Di’
                              al Papa che io do con immensa gioia la mia vita
                              per lui". Ai
                              suoi figli spirituali, ripeteva sempre: "Ascoltate
                              il Papa" ed ancora "specialmente
                              pregate pel Sommo Pontefice, per tutti i bisogni
                              spirituali della Santa Chiesa, nostra tenerissima
                              madre". Con
                              la "sensibilità ecclesiale" propria di
                              san Francesco, dunque, che una volta disse al
                              Papa: "Signore, sono commosso nel vedere
                              quante preoccupazioni e fatiche avete da affrontare
                              per vigilare sulla Chiesa di Dio", il
                              Serafino del Gargano si unì alla preghiera
                              incessante di Gesù e all’amore che, da sempre,
                              la Chiesa ha nutrito per il Santo Padre. In una
                              lettera, infatti, da lui scritta il 12 settembre
                              1968, undici giorni prima della sua morte, Padre
                              Pio si rivolse a Sua Santità Paolo VI con questi
                              termini vibranti di commozione: "So
                              che il vostro cuore soffre molto in questi giorni
                              per le sorti della Chiesa, per la pace del
                              mondo,
                              per le tante necessità dei popoli, ma soprattutto
                              per la mancanza di obbedienza di alcuni, perfino
                              cattolici, all' alto insegnamento che voi,
                              assistito dallo Spirito Santo e nel nome di Dio ci
                              date. Vi offro
                              la mia preghiera e sofferenza quotidiana, quale
                              piccolo ma sincero pensiero dell’ultimo dei
                              vostri figli, affinché il Signore vi conforti con
                              la sua grazia per continuare il diritto e faticoso
                              cammino, nella difesa dell’eterna verità, che
                              mai si cambia col mutar dei tempi".
                              Alla
                              scuola di san Pio, quindi, è necessario imparare
                              ad amare il Papa, pregando e soffrendo per lui, ed
                              essendo sempre pronti a difendere la sua persona,
                              i suoi diritti, il suo onore ed i suoi ordini
                              contro chi, invece, a torto, non fa che criticarlo
                              e vituperarlo. Il cristiano, come i Santi,
                              non deve mai dimenticare le necessità, le
                              strettezze e angustie del Papa; non deve lasciare
                              di pregare per lui, che tanto ama l’uomo e tanto
                              si adopera perché "la buona novella"
                              sia annunziata in tutto il mondo ed ogni creatura
                              si salvi. Occorre pregare e soffrire
                              generosamente, perché il Signore lo aiuti, lo
                              sostenga, lo consoli soprattutto nelle amarezze di
                              cui è circondato, ed affretti il momento del suo
                              trionfo sui nemici di Dio e della Chiesa.
                                | 
                           
                          
                            | 
                              "Il
                              Settimanale di
                              Padre Pio", un anno dopo
                               La
                              Redazione 
                              E'
                              trascorso ormai un anno dalla pubblicazione del periodico di formazione e
                              informazione cattolica, Il Settimanale di Padre
                              Pio, a cura dei Francescani dell’Immacolata.
                              La
                              rivista si è subito imposta all’attenzione dei
                              lettori ricevendo l’approvazione e la
                              benedizione di numerosi Vescovi e Cardinali
                              appartenenti a diocesi italiane e straniere,
                              accogliendo vasti consensi tra le famiglie e
                              registrando, nell’arco di un anno, un rapido
                              incremento. Al
                              lancio della rivista, avvenuto il 23 settembre
                              2002, con la pubblicazione del primo numero, sono
                              seguite numerose iniziative e diverse campagne
                              promozionali, volte a far conoscere Il
                              Settimanale in maniera capillare su tutto il
                              territorio nazionale. La risposta non si è fatta
                              attendere, soprattutto da parte di coloro che si
                              annoverano fra i devoti del Santo del Gargano. Un
                              improvviso e inaspettato, anche se sperato, boom,
                              dunque, che ha rivelato l’elevato indice di
                              gradimento del giornale, fra i cattolici di tutta
                              Italia. Molto apprezzato  da
                              devoti e figli spirituali di san Pio, ma anche da
                              parte di quei cattolici che hanno sempre  desiderato
                              conoscere questo "gigante di santità".
                              Il
                              Settimanale  pone
                              al servizio della Chiesa prestando opera di
                              rievangelizzazione, accogliendo l’accorato
                              appello del Santo Padre. In questa direzione si è
                              mossa l’opera apostolica di Padre Pio, volta a
                              formare non semplici fedeli all’ acqua di
                              rose", bensì degli autentici cristiani.
                              Pio, dunque, evangelizzò spronando i fedeli, primi
                              tutti i suoi figli spirituali a vivere in maniera
                              autentica e coerente i valori cristiani. Questo è
                              uno dei motivi che hanno portato alla scelta di
                              affidare Il Settimanale al patrocinio di
                              questo grande Santo. "Un’evangelizzazione
                              stile Padre Pio, pane di grano, acqua di fonte,
                              tutta sostanza di vita cristiana, da rilanciare
                              con un settimanale", come ha ben spiegato il
                              fondatore e ispiratore della rivista, Padre
                              Stefano Maria Manelli,
                              nel corso di una
                              tavola rotonda
                              in occasione della Presentazione del Settimanale
                              a Frigento (AV). "Il
                              Settimanale di Padre Pio  vuol
                              essere, quindi, una risposta alle ansie della
                              Chiesa, filtrata attraverso Padre Pio; vuole
                              riflettere la catechesi di Padre Pio, che grida,
                              che provoca, che insomma continua la sua missione".
                                La rivista, dunque, vuol essere, in certo qual
                                modo, il
                              prolungamento dell' opera e della missione del
                              Santo cappuccino. A
                              farcela conoscere più da vicino pensa tutta
                              una rete di collaboratori, alcuni dei quali,
                              proprio come Padre Stefano M. Manelli, suoi figli
                              spirituali. Tutte persone che lo hanno conosciuto
                              da vicino, dunque, che lo hanno amato e che,
                              grazie a lui, si sono convertiti, testimoniando
                              fino all’eroismo il loro "essere
                              cristiani". Padre
                              Pio ha sempre tenuto in gran conto la formazione
                              cattolica della famiglia, non ignorando i suoi
                              benefici influssi sulla società, di cui essa è
                              la cellula prima. Da famiglie "sane"
                              sorgerà più facilmente una società
                              "sana". Proprio le famiglie, quindi,
                              sono i destinatari privilegiati del Settimanale
                              che ci auguriamo entri in ogni casa e sia in
                              ogni famiglia, avente come modello Padre Pio che
                              ha promesso di aspettarci alle porte del Paradiso.
                              Questo
                              Settimanale, quindi, in un’epoca in cui i
                              settimanali cattolici attraversano un periodo di
                              grave crisi, vuole offrire l’ opportunità ad
                              ogni cristiano di conoscere veramente la figura di
                              questo grande Santo, di mettersi alla
                                sua scuola, di approfondire e irrobustire la
                                propria fede e cultura cattolica.
                              Oltre
                              che d’ articoli riguardanti la vita, il messaggio
                              e gli esempi di san Pio, la rivista si compone
                              anche d’articoli d’attualità che offrono
                              risposte "in linea" con la dottrina del
                              Santo, alla luce del Magistero della Chiesa.
                              Dall’anno
                              scorso il Settimanale ha registrato un
                              continuo sviluppo che si auspica duraturo ed
                              efficace, con la benedizione e sotto lo sguardo e
                              la protezione di Padre Pio da Pietrelcina. 
                               | 
                           
                          
                            | 
                              
                               Il
                              beato transito di
                              san Pio da Pietrelcina 
                              di
                              Don Nello Castello 
                              
                              23
                              settembre 1968: Padre Pio lasciava questa terra d’esilio
                              per entrare nell’eterna gloria del Paradiso,
                              mentre i suoi figli spirituali vivevano il loro
                              "Venerdì Santo". Riportiamo la
                              testimonianza di uno dei figli spirituali che più
                              fu vicino al Padre. 
                              
                              Padre
                              Pio menò una vita di sacrificio, d’amore e di
                              sangue, versato sul Calvario con Cristo, in favore
                              della Chiesa e del mondo. La sua fu un’esistenza
                              utilizzata a piacimento di Dio, una vita che non
                              proveniva da lui, ma da Cristo che viveva in lui.
                              Il suo sacerdozio fu associato al sacerdozio del
                              Redentore. Si era santificato ed aveva
                              santificato. Ora
                              si compie il 350 del suo Consummatum
                              est: ma quando la vita di un Santo si spegne,
                              sorge
                              un sole di luce divina, un sole di santità che
                              avvolge l’universo e rimane, per sempre, a
                              favore della cristianità. Padre
                              Pio ora "vive" nella sua tomba, ove
                              ognuno legge una sola parola: Amore. Egli aveva
                              scritto Amore in ogni pagina della sua vita:
                              amando cresceva dalla fanciullezza "con i
                              ‘Angelo suo compagno" e "con
                              Gesù e Maria che gli facevano da genitori", assimilato
                              poi all’amore di Cristo sacerdote, che lo
                              condusse ad amare i fratelli e dare
                              la vita, ogni giorno, sino alla morte. Padre
                              Pio, dunque, aveva amato sino "all' infinità"
                              di cui può essere capace una creatura. Vita
                              della sua vita fu l’Amore. Amore amaro, amore di
                              combattente, amore rovente, "fuoco
                              divoratore", diceva lui, ed ora Amore di
                              eterna felicità. Il
                              23 settembre suonava l’ora. La sua ora era
                              venuta. Quella fu la notte santa che gli offrì il
                              "giorno eterno" nel seno della Trinità.
                              Fu deposto dalla Croce, senza più i segni delle
                              stigmate. Poi i funerali, il sepolcro. Padre Pio
                              era morto. Non esagero se dico che noi, suoi figli
                              spirituali, suoi discepoli, abbiamo partecipato alquanto
                              allo smarrimento degli Apostoli e dei discepoli
                              alla morte di Cristo. 
                              Quella settimana di settembre  
                              Mille e più sono i ricordi che Padre Pio ha
                              stampato nel mio cuore nel corso degli anni, dei
                              miei incontri con lui, nell’arco degli undici
                              anni della mia vita che si intrecciarono col
                              mistero del suo spirito e delle sue vicende. Anni
                              scolpiti indelebilmente. Tuttavia, il ricordo dei
                              giorni legati alla morte del Padre restano la
                              memoria più incisiva, che ogni altro ricordo
                              scavalca. Ecco un tracciato della mia personale
                              testimonianza di quel 23 settembre. Devo
                              premettere che Padova occupava un posto
                              particolare, non solo nelle vicende del Calvario
                              storico di Padre Pio, ma nel profondo del suo
                              cuore. Ben tre volte, in quel settembre di 35 anni
                              or sono, tramite Cleonice Morcaldi, la nota figlia
                              spirituale privilegiata, ci era pervenuta la
                              notizia che il Padre ci attendeva, mentre noi si
                              ritardava la partenza, causa un signore che si
                              doveva associare a noi per il viaggio. Di fatto
                              arrivammo a San Giovanni Rotondo il giovedì 19,
                              verso sera. Molti
                              erano i figli presenti, arrivati perché
                              richiamati dai programmi di quei giorni: il 50°
                              anniversario delle stigmate del Padre e il
                              Convegno internazionale dei Gruppi di preghiera.
                              Giorni di festa per noi, mentre per lui erano il
                              tratto finale del Golgota. Scrive Cleonice
                              Morcaldi: "Era il 19 settembre, vigilia del
                              50° delle sue stigmate. Come al solito
                              entrammo in sacrestia per baciargli la mano e gli
                              chiesi come avesse passato la notte. Mi rispose. "Male,
                              mi sentivo morire. Una spada si muoveva
                              continuamente dentro di me, dall' alto al basso,
                              con la punta verso il cuore. Ora sto un po' meglio".
                              Alle
                              5 del mattino, il giorno 20, il Padre
                              celebra la sua Messa, per versare le sue ultime
                              lacrime. Noi eravamo abituati a vedere il
                              fazzoletto bianco accanto al corporale. Quel
                              mattino, scrive Giovanni Siena, "le
                              lacrime
                              caddero facendo crepitare il corporale rigido di
                              amido, attirando l’attenzione di Padre Onorato
                              che gli stava a fianco". Erano
                              le ultime... non ne aveva più, ma chi poteva
                              capirlo? Per noi suoi figli era impensabile la sua
                              morte. In
                              quel giorno del 50°, alcuni figli avevano
                              fatto giungere da Sanremo 2.500 rose rosse
                              per addobbare l’altare. La chiesa era affollata
                              perfino nei matronei. La sera, poi, dal paese,
                              paesani e forestieri si recarono in processione
                              con fiaccole, sino alla finestrella del convento,
                              con canti e cuore acceso di affetto di figli
                              devoti. Al
                              sabato il Padre non celebra, riceve l’Eucaristia
                              in cella, impedito da malessere. "Figlio mio
                              - dice a Padre Onorato-, non mi reggo, anzi
                              dammi una benedizione, perché siamo quasi alla
                              fine". Questi gli risponde: "Tu
                              pensa a campa’, perché ti assisto io".
                              Più
                              tardi vuole scendere per le confessioni, ma, dopo
                              alcune confessioni, deve ritornare in cella.
                              Pensavo di confessarmi proprio quel giorno, ma
                              rinviai al lunedì. Nel pomeriggio, vedemmo il
                              Padre al solito posto, nel
                              matroneo in corrispondenza dell’altare maggiore.
                              Alla sera, il solito saluto alla folla che lo
                              invoca dal campo sottostante.  
                              Domenica
                              22 settembre: e l’ultimo
                              giorno, il più denso per noi e, forse, il più
                              doloroso per lui, ma egli doveva passarlo con noi.
                              Al mattino, in sacrestia, dava segni di
                              prostrazione e chiedeva di celebrare la Messa
                              letta, come suo solito, invece l’obbedienza gli
                              impose la Messa cantata con organo e coro nel
                              matroneo. Padre Mariano che, secondo il programma,
                              lo doveva affiancare quale suddiacono, mi ha
                              raccontato la discussione che ne venne in sua
                              difesa, ma inutilmente. Padre Pio si fece
                              obbediente sino alla morte, come Cristo. Una
                              folla si assiepava in chiesa e sui matronei, ancor
                              più del giorno del 50°. Stavo al quinto
                              banco di fronte a lui: una Messa straziante, come
                              ancor oggi si può sentire dalla registrazione.
                              Voce fiacca, qualche lapsus, non riesce a
                              cantare, strapazza alquanto il prefazio, come pure
                              il Pater noster. Le stigmate non
                              ci sono più. Il suo viso sembra quello di un
                              novantenne. Per noi fu una Messa tutta in
                              sospensione. Ricordo il suo sguardo fisso sui suoi
                              figli, dopo la Comunione, sguardo quasi estatico
                              posato su di noi. Alla
                              benedizione ci fu un’ovazione: "Viva Padre
                              Pio", con applausi affettuosi, caldi, senza
                              fine. Al termine della Messa, rientrando in
                              sacrestia, è sul punto di cadere, ma viene
                              sorretto dalla robustezza di fra’ Giuseppe. Un
                              urlo si leva dalla navata. La sedia a rotelle lo
                              porta in sacristia e poi in cella, mentre egli va
                              dicendo: "Figli
                              miei, figli miei...". Nella
                              mattinata scende e confessa alcune persone. Un
                              altro episodio che ricordo di quella misteriosa
                              mattinata è la benedizione solenne dell’attuale
                              cripta. Io mormoravo amaramente: "Che gusto
                              inaugurare, anticipatamente, il monumento
                              funebre!...". Invece era gioco della
                              Provvidenza. Al
                              pomeriggio vi fu una grande cerimonia sul piazzale
                              della chiesa: su un grande palco, Don Giancarlo
                              Setti, direttore generale dei Gruppi di preghiera,
                              tenne un discorso. Vi fu la lettura del documento
                              della Congregazione dei Religiosi che esonerava
                              Don Setti, mentre i Gruppi
                              passavano sotto la direzione del Guardiano, padre
                              Carmelo da San Giovanni in Galdo. Infine, Via
                              Crucis, in varie lingue, e solenne benedizione all’incalcolabile
                              folla che gremiva lo spazio antistante.  
                              Anche
                              noi come i discepoli di Emmaus 
                              Alla sera si smobilita e gran parte dei presenti,
                              con pullman e macchine, parte. La notte, in
                              convento, qualche medico è coinvolto nel transito
                              di Padre Pio. Noi, al mattino, poco dopo le 4.30,
                              siamo in attesa, in coda, davanti alla due porte
                              della Basilica. Si prega e si attende il solito
                              orario di apertura del Santuario: le 4.45. Si
                              indugia, passa il tempo. Sono le 4.50, passano
                              le 5.
                              Ormai vi è un certo turbamento. Una donna
                              piange, dicendo che Padre Pio è morto: ma
                              chi le può credere? Che momenti! Vedo uscire
                              dalla quarta porta del Santuario, quella verso la
                              montagna, padre Innocenzo, il cappellano di Casa
                              Sollievo. Mentre lo avvicino, si girà ed una sola
                              parola esce dalla sua bocca: "Padre Pio è
                              morto". Rientro nel gruppo. Padre Pio è
                              morto. Le
                              parole per ridire quegli attimi, quei minuti, non
                              ci sono... Mi sono sentito nel vuoto assoluto,
                              nello spazio infinito, disperso per sempre come un
                              astronauta staccato dalla navicella spaziale,
                              destinato alla fine. Quanto è durato lo
                              smarrimento? Non lo so. Viene un lampo a rompere
                              il tragico incanto. Nella memoria irrompe luminoso
                              un ricordo che posso tradurre con le parole di
                              Gesù agli Apostoli, in occasione della sua
                              Ascensione al Cielo: "Io sarò con voi
                              sino alla fine" (Mt 28,20). Si,
                              Padre Pio me l’aveva fatta questa promessa. Egli
                              in Cielo era ancora amore e vita per me e per
                              ognuno dei suoi figli. Credo
                              di poter ripetere, come già accennato, che per
                              noi quel 23 settembre è alquanto rassomigliato al
                              Venerdì Santo dei discepoli. Basta ricordare i
                              discepoli di Emmaus.
                                | 
                           
                          
                            | 
                               Giovanotto,
                              cambiati la camicia! 
                                Molti
                                erano i personaggi famosi che si recavano a
                                trovare Padre Pio. Un
                                giorno, un famoso tenore fu sorpreso dalla
                                moglie, mentre parlava al telefono con un’amica:
                                "Con
                                chi stavi parlando?". "Con
                                uno che vuole portarmi da Padre Pio", rispose
                                inventando una scusa. Per
                                non destare sospetti, dovette davvero recarsi a
                                San Giovanni Rotondo; non aveva però nessuna
                                intenzione di parlare al Padre, né tanto
                              meno di cambiare vita. "Non
                                credete mica che racconti i miei affari a quel
                                frate",  diceva
                                ridendo a quelli che erano con lui. Ma poco
                                dopo, incontrando Padre Pio... 
                                Giovanotto,
                                cambiati la camicia!",  gli
                                disse il Padre. "Me
                                la sono messa nuova questa mattina",  rispose.
                                "Non
                                intendo quella",  ribatté
                                il Padre che lo prese per mano e si allontanò
                                con lui in giardino. Quando tornarono indietro,
                                il famoso personaggio era molto commosso. Da
                                allora cambiò vita e divenne un figlio
                                spirituale di Padre Pio. 
                               | 
                           
                          
                            | 
                               Il
                              dolore fonte dell'amore 
                              
                                                "La
                                                Vergine Addolorata ci ottenga
                                                dal suo santissimo Figliuolo di
                                                farci penetrare sempre più
                              
                              nel
                              mistero della croce ed inebriarci con Lei
                              
                              dei
                              patimenti di Gesù" (Padre
                              Pio). 
 
                              
                              
                              di
                              Padre Stefano M.Manelli, FI 
                              
                              Dal
                              dolore più grande, ossia la Croce, è scaturito l’amore
                              più grande. Bisogna ricorrere all’Addolorata
                              per ottenere la grazia del paUre. 
                              
                              Noi
                              chiediamo alla Madonna in le grazie di cui abbiamo
                              bisogno. Grazie di ogni genere, per noi e per gli
                              altri. Ella, infatti, molto significativamente, è
                              chiamata anche Madonna delle grazie e la
                              Chiesa, nella Liturgia, la celebra come Mediatrice
                              di ogni grazia, dal momento che Ella, Madre di
                              Gesù, ha fatto Gesù (cf Gai 4,4) e ci ha donato
                              Colui che è la sorgente stessa di .tutte le
                              grazie. Tra le molte grazie che chiediamo alla
                              Madonna, però, è ben difficile che venga chiesta
                              anche la grazia più importante e vitale, più
                              necessaria e preziosa: ossia, la grazia di saper
                              soffrire, la grazia di saper cogliere il valore
                              della sofferenza, la grazia di saper offrire ogni
                              sofferenza, e la grazia di saperci addirittura
                              "inebriare" della sofferenza. Padre
                              Pio ci raccomanda di chiedere proprio questa
                              grazia, e si rivolge egli stesso all’Addolorata
                              perché ce l’ottenga "dal suo santissimo
                              Figliuolo". Perché Padre Pio si rivolge
                              proprio alla "Vergine Addolorata"? La
                              risposta è semplice: perché se la Madonna è la
                              Mediatrice di ogni grazia e di tutte le grazie, l’Addolorata,
                              in particolare, è la Mediatrice della grazia del
                              patire, ossia della grazia che più ci conforma al
                              Redentore crocifisso, che più ci assimila a Lei,
                              la Corredentrice con l’anima trapassata dalla
                              spada (cfLc 2,35). All’Addolorata
                              Padre Pio chiede anzitutto la grazia di "penetrare
                              sempre più nel mistero della croce". Sappiamo
                              bene, noi, che la Croce è un mistero di dolore, e
                              per questo essa incute un istintivo timore, per
                              cui, lungi dal sentirci attratti, la rifuggiamo e
                              magari la respingiamo come una disgrazia. In tal
                              modo ci comportiamo da veri pagani. Se
                              comprendessimo, infatti, che la Croce è il
                              mistero del dolore, ma del dolore che genera l’amore,
                              che si trasfigura in amore, che diventa amore,
                              allora la guarderemmo e la stimeremmo ben
                              diversamente. La Croce, in verità,esprime
                              l’amore più grande di cui parla Gesù stesso
                              quando dice:
                              "Nessuno
                              ha amore più grande di colui che sacrifica se
                              stesso per gli altri" (Gv
                              15,13). È
                              soltanto abbracciando, portando e morendo sulla
                              Croce, che ciascuno realizza non l’amore
                              ordinario, ma "l ‘amore più
                              grande" (ivi), cioè l’amore stesso di
                              Gesù Redentore, che, come dice san Paolo, "mi
                              ha amato e ha immolato se stesso per me" (Gal
                              2,20), realizza l’amore stesso della Madre
                              Corredentrice, che sul Calvario ha coimmolato se
                              stessa con il Redentore per la salvezza di ogni
                              uomo.Se
                              si pensa a questo "amore più grande"
                              che la Croce ci dona, si capisce perché Padre
                              Pio fa chiedere all’Addolorata di penetrare nel
                              mistero della Croce fino a "inebriarci con
                              Lei dei patimenti di Gesù". Qui siamo
                              alla vetta del dolore, trasformato e trasfigurato
                              non soltanto nell’amore crocifisso, ma nell’ebbrezza
                              dell’amore crocifisso. 
                              Non
                              è stata forse questa la vita di amore crocifisso
                              di Padre Pio assimilato all’Addolorata
                              Corredentrice, fino a inebriarsi "con
                              Lei dei patimenti di Gesù"?  
                               | 
                           
                          
                            | 
                                                          I
                                                          segni dell'amore
                                                          divino
                              
                               di
                              Pia Frani 
                              Padre
                              Pio, dinanzi al dono mistico delle stigmate, si
                              sente coperto di confusione, al punto da
                              desiderare che gli sia tolto. 
                               Mio
                              carissimo padre, [...J
                              Cosa dirvi a riguardo di ciò che mi dimandate del
                              come sia avvenuta la mia crocifissione? Mio Dio,
                              che confusione e che umiliazione io provo nel
                              dover manifestare ciò che tu hai operato in
                              questa tua meschina creatura! Era la mattina del
                              20 dello scorso mese in coro, dopo la celebrazione
                              della santa messa [..J mi vidi dinanzi un
                              misterioso personaggio [...J che aveva le mani ed
                              i piedi ed il costato che grondava sangue.
                              [..]
                              La
                              vista del personaggio si ritira ed io mi avvidi
                              che mani, piedi e costato erano traforati e
                              grondavano sangue. [...]
                              Toglierà [Gesù] almeno da me questa
                              confusione che io esperimento per questi segni
                              esterni? Innalzerà forte la mia voce a lui e non
                              desisterò dal scongiurarlo, affinché [...] ritiri
                              da
                              me non lo strazio, non il dolore perché [...]
                              io sento di volermi inebriare di dolore [...]. 
                              
                              (Epistolario
                              I, pp. 1092-1095,
                              ed. 1992) 
                              
                              Questa
                              lettera, indirizzata a padre Benedetto, padre
                              spirituale del Santo del Gargano, risponde ad un
                              suo esplicito comando di raccontargli ciò che
                              accadde il 20 settembre. Padre Pio inizia la
                              lettera con una bellissima protesta di umiltà per
                              la confusione che prova perché costretto a
                              manifestare ad altri le grazie di Dio. Dopo aver
                              descritto il modo straordinario con cui Gesù
                              stesso lo ha insignito del dono della
                              stigmatizzazione, rivela, poi, al padre
                              spirituale, il grande dolore fisico che questi
                              segni comportano, ma, soprattutto, il dolore
                              morale che prova nel dover portare esternamente i
                              segni della sua Passione. Non è il dolore che
                              spaventa Padre Pio, anzi, di esso afferma di
                              volersi inebriare, ma è l’umiliazione che prova
                              nel dover mostrare a tutti il suo martirio. Per
                              questo implora dal Signore la grazia di potersi
                              nascondere agli occhi del mondo. Eppure, per ben 50
                              anni, il Signore non ascolterà la sua
                              preghiera e le sue stigmate rappresenteranno a
                              tutti l’immagine viva del Cristo
                              crocifisso. Tutti
                              quelli che andarono a San Giovanni Rotondo videro
                              le stigmate
                              di Padre Pio; soltanto pochi, però, ebbero il
                              privilegio di
                              baciarle. Molti di più, forse, fra Pio furono
                              quelli che non capirono in
                              profondità l’abisso del suo dolore. Un giorno,
                              un figlio spirituale chiese: "Padre, le
                              stigmate vi causano dolore?". "E che
                              pensi - rispose il Padre - che il Signore
                              me le abbia date come medaglie?". Le
                              stigmate, gli causavano dolori atroci, come lui
                              stesso confessò spesso, eppure non per questo
                              egli cessò mai di portare avanti il suo
                              apostolato. La sua vita fu simile a quella di un
                              uomo in perfetta salute, sempre gioviale,
                              disponibile, sorridente e scherzoso. Non mostrò
                              mai la sua sofferenza agli altri, anzi, agli occhi
                              del mondo sembrava quasi che non soffrisse
                              affatto. Pensandoci bene, invece, ogni passo, ogni
                              movimento gli causavano spasimi inimmaginabili.
                              Camminava su piaghe aperte, non su uno strato di
                              rose fresche! Quanto si ha da imparare: per
                              una malattia da poco ci si lascia abbattere,
                              divenendo insopportabili e scuri in volto, al
                              contrario dello stigmatizzato del Gargano che,
                              come disse ad una figlia spirituale, iniziò a
                              soffrire sin dal seno materno. Egli, dunque,
                              aiuti ciascun cristiano a sopportare le proprie
                              croci e sofferenze con il sorriso sulle labbra e
                              il cuore ricolmo di amore e di riconoscenza verso
                              Dio.  | 
                           
                          
                            | Amore
                              alla Corredentrice
                               di
                              Cristina de Angelis 
                              
                              Padre
                              Pio dimostrava un affetto tutto particolare verso
                              la Madonna Corredentrice, che vedeva in tutta la
                              sua perfezione seguire il Figlio lungo la via del
                              Calvario. 
                              Nel riflettere sulla Passione e morte di Gesù,
                              Padre Pio contempla, con occhi trasfigurati e
                              cuore amante, la Madonna tutta unita al Figlio
                              crocifisso. Sulla strada del Calvario, scrive
                              Padre Pio, "noi
                              vediamo venire immediatamente appresso a Gesù, la
                              nostra santissima Madre, la quale in tutta la
                              perfezione segue Gesù, carica della propria
                              croce". Negli
                              scritti dello stigmatizzato del Gargano, i
                              richiami all’Addolorata sono molto frequenti.
                              Anche in confessione, Padre Pio dava spesso, per
                              penitenza, la recita di sette Ave Maria all’Addolorata,
                              benché, talvolta, non riuscisse nemmeno a
                              terminare la parola Addolorata senza uno
                              scoppio di pianto. A Lei si raccomandava, sostando
                              con amore ogni
                              mattina, prima della Messa, davanti alla sua bella
                              immagine. Ad una figlia spirituale che gli chiese
                              "una parola" sull’Addolorata disse: "La
                              Vergine Addolorata non si diparta mai dalla tua
                              mente, ed i suoi dolori ti stiano stampati sopra
                              il cuore e lo accendano di amore, per lei e per il
                              suo Figliuolo". Questi
                              atteggiamenti e queste espressioni del Santo del
                              Gargano fanno trapelare la sua intima vita d’unione
                              con la Madonna Addolorata e la sublime carità che
                              nutriva verso di Lei, tanto da avere il dono della
                              partecipazione ai suoi dolori. Infatti, è stato
                              scritto che "Padre Pio ha penetrato i
                              dolori di Maria e li ha partecipati, ricopiati,
                              rivissuti; l’anima sua, come è stata fatta
                              partecipe dei dolori della pass io-ne, così ha
                              avuto il dono della partecipazione ai dolori di
                              Maria". E stata proprio questa sua unione
                              e partecipazione ai dolori di Maria il segreto che
                              l’ha unito perfettamente a Gesù crocifisso,
                              perché, come diceva luminosamente il venerabile
                              Allegra, "nessuno
                              può comprendere pienamente la Passione di Gesù
                              se non è attento alla compassione di Maria".
                              San
                              Pio, dunque, insegna, con la sua esperienza di
                              vita, che la devozione alla Corredentrice è
                              la
                              via regale e maestra per confontarsi a Gesù
                              crocifisso. Egli era convinto che la via
                              mariana non fosse soltanto una via di grazia,
                              ma la via stessa della salvezza "non
                              essendovi altra strada che a vita conduce, se non
                              quella battuta dalla Madre nostra"
                              (Epistolario I, p. 602). 
                              Se Padre Pio, però, ha compreso e condiviso l’immensità
                              dei dolori della Madonna è perché ha rivissuto
                              in sé una non comune esperienza del dolore, sia
                              fisico sia morale: un vero martirio che, come
                              scrive egli stesso, "l'ha
                              pietrificato". Alla
                              sua scuola dobbiamo, dunque, conformarci a Gesù e
                              alla Madonna battendo la strada del Calvario e
                              sperimentando al vivo, nella nostra persona, la croce,
                              i chiodi, le spine. Non si può
                              dire, in effetti, di amare molto Gesù e la
                              Vergine Santa se, in realtà, si vuoi menare una
                              vita comoda. "In Paradiso non si va in
                              carrozza", disse ancora Padre Pio ad una
                              sua figlia spirituale. L’amore si prova nel
                              dolore. "Puro amore? Puro soffrire", ripeteva
                              santa Veronica Giuliani, stigmatizzata cappuccina.
                              Sulle
                              orme di san Pio si deve, dunque, accrescere la
                              propria devozione alla "cara Corredentrice",
                              come amava definirla il Santo.  | 
                           
                          
                            | Padre
                              Pio stigmatizzato
                               di
                              Don Nello Castello 
                              
                              20
                              settembre 1918: Padre Pio riceve il
                              dono
                              delle stigmate. Crocifisso nell’anima
                              e
                              nel corpo per 50 anni, rivivrà la Passione
                              di
                              Gesù, unitamente alle sofferenze morali,
                              derivanti da tale fenomeno mistico. 
                              
                              A
                              San Giovanni Rotondo, uomini e donne di tutte le
                              condizioni, di tutte le razze, di tutte le età,
                              vedendo Padre Pio, hanno visto Gesù e si sono
                              convertiti, trasformati, hanno riscoperto il
                              cristianesimo e cambiato il corso della loro vita,
                              facendo del piccolo paese del Gargano un centro
                              mondiale di rinascita spirituale. Padre
                              Pio si era proposto di essere Gesù imitando l’umiltà
                              di Cristo, la carità di Cristo, la pazienza di
                              Cristo, facendo suoi i sentimenti di Cristo, lo
                              spirito di immolazione di Cristo, lo zelo di
                              Cristo. Egli aveva in mente di imitare Cristo per
                              poter intercedere a favore del prossimo: "A
                              meglio poi render pieghevole Iddio alle mie povere
                              preghiere mi sforzerò, colla divina grazia, di
                              essere un buon sacerdote religioso, da arrivare un
                              giorno a poter dire coll’ apostolo, senza tema
                              di mentire: Imitatores mei estote sicut et ego
                              Christi"  
                              (Epistolario I, p. 556).  
                              Ma Cristo stesso rese Padre Pio sua immagine
                              vivente col dono delle stigmate, che per cinquant’anni
                              furono segno radioso del suo sacerdozio. Documenti
                              e testimonianze provano e confermano che il
                              protagonista delle stigmate è Gesù stesso. Non
                              sono opera umana, ma un vero miracolo, un’irruzione
                              di soprannaturale prodotta da Gesù stesso in
                              pieno ventesimo secolo. Veramente nelle stigmate
                              di Padre Pio, Gesù ha potuto realizzare il suo
                              piano. Padre Pio ha potuto testimoniare l’amore
                              di Dio, l’amore gratuito, generoso, infinito di
                              Gesù e richiamare il genere umano ai piedi del
                              Crocifisso perché si stabilisca il contatto d’amore
                              tra il Crocifisso e l’uomo. Padre
                              Pio stesso dichiara che l’autore delle stigmate
                              è il Signore: è stato Gesù a piagarlo e a
                              trasformarlo in un altro Cristo crocifisso. In
                              data il marzo 1919 scrive: "Non
                              posso più vivere dopo che egli [il Signore] mi ha
                              così piagato e plasmato con tutto se
                              stesso"  
                              (Epistolario III,
                              p.
                              887). 
                              Gesù dunque, "il Signore", è "il
                              Misterioso Personaggio" che ha impresso le
                              stigmate su Padre Pio la mattina del 20 settembre
                              1918: "Mio
                              Dio, che confusione e che umiliazione io provo nel
                              dover manifestare ciò che tu hai operato in
                              questa tua meschina creatura! Era
                              la mattina del 20 dello scorso mese in coro, dopo
                              la celebrazione della santa messa, allorché
                              venni sorpreso dal riposo simile a un dolce sonno.
                              Tutti i sensi interni ed esterni, non che le
                              stesse facoltà dell’anima si trovarono in una
                              quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu
                              totale silenzio intorno a me e dentro di me, vi
                              subentrò subito una grande pace ed abbandono alla
                              completa privazione del tutto e una posa nella
                              stessa rovina. Tutto questo avvenne in un baleno.
                              E
                              mentre tutto questo si andava operando, mi vidi
                              dinnanzi un misterioso personaggio, simile a
                              quello visto la sera del S agosto, che
                              differenziava in questo solamente che aveva le
                              mani ed i piedi ed il costato che grondavano
                              sangue. La
                              sua vista mi atterrisce; ciò che sentivo in quell‘
                              istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo
                              morire e sarei morto se il Signore non fosse
                              intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo
                              sentivo sbalzare dal petto. La
                              vista del personaggio si ritira e io mi avvidi che
                              mani, piedi e costato erano traforati e grondavano
                              sangue. Immaginate lo strazio che esperimentai
                              allora e che vado esperimentando continuamente
                              quasi tutti i giorni. La
                              ferita del cuore gitta continuamente del sangue,
                              specie dal giovedì a serafino al sabato. Padre
                              mio, io muoio di dolore per lo strazio e per la
                              confusione susseguente che provo nell‘ intimo
                              dell’anima. Temo di morire dissanguato, se il
                              Signore non ascolta i gemiti del mio povero cuore
                              e col ritirare da me questa operazione. Mi farà
                              questa grazia Gesù che è tanto buono?
                              Toglierà
                              almeno da me questa confusione che io esperimento
                              per questi segni esterni? innalzerò forte la mia
                              voce a lui e non desisterò dal scongiurarlo,
                              affinché per sua misericordia ritiri da me non lo
                              strazio, non il dolore perché lo veggo
                              impossibile ed io sento di volermi inebriare di
                              dolore, ma questi segni esterni che mi sono di una
                              confusione e di una umiliazione indescrivibile e
                              insostenibile"  
                              (Epistolario L pp.
                              1093-1094).  
                              Gesù
                              aveva trovato finalmente un’anima di un’umiltà
                              abissale in cui poteva liberamente compiere le sue
                              meraviglie di grazia, una creatura da mettere sul
                              candelabro davanti al mondo per fame uno strumento
                              di misericordia, un segno di amore, un miracolo
                              permanente, una testimonianza per tutta la
                              religione cristiana. Quest’anima eccezionale era
                              Padre Pio. Fortunate,
                              allora, le moltitudini di uomini e di donne, che
                              nell’arco di cinquant’anni poterono accorrere
                              a San Giovanni Rotondo e contemplare ammirati il
                              miracolo delle stigmate di Padre Pio. A ragione
                              Paolo VI ha parlato di "clientela
                              mondiale", che ora si moltiplica di giorno in
                              giorno, ininterrottamente. Ma
                              questa grande popolarità significa che le
                              stigmate sono in fondo un messaggio celeste, che
                              afferma che Dio ha visitato di nuovo il suo popolo
                              e non lascia soli i suoi figli.  | 
                           
                          
                            | Le
                              stimmate di Padre Pio: aspetto medico di
                              Massimo Buononato 
                                            
                                            Il
                                            fenomeno mistico della
                                            stimmatizzazione ha da sempre
                                            destato interesse nei suoi
                                            
                                            
                                            aspetti
                                            medici. Diverse sono
                                             
                                            
                                            le
                                            teorie sorte intorno alle
                                            
                                            
                                            cosiddette
                                            "piaghe di Cristo": dall’auto-ipnosi
                                            all’isteria, fino all’impossibilità
                                            di fornire una spiegazione dal punto
                                            di vista medico - scientifico.  
                                            
                                            Il
                                            British
                                            Journal of Medicine definisce le
                                            stimmate come "piaghe di Cristo
                                            che appaiono sul corpo". Tale
                                            definizione, riportata sulla
                                            prestigiosa rivista medica, proviene
                                            da uno scienziato di posizione molto
                                            lontana da quella che può essere l’interpretazione
                                            teologica del termine
                                            "stimmate". Tuttavia,
                                            anche in medicina, in quella che
                                            può essere un’interpretazione
                                            strettamente scientifica, le
                                            stimmate sono definite "piaghe
                                            di Cristo" che appaiono sul
                                            corpo. Possono includere vari
                                            fenomeni e vari segni: da segni più
                                            o meno eclatanti, quali il
                                            sanguinamento, a segni decisamente
                                            "impressionanti", come per
                                            esempio buchi sulle mani e sui
                                            piedi, lesioni sulla fronte o sulle
                                            spalle, laddove, in realtà, ci
                                            sarebbe stata una zona di contatto
                                            rispettivamente con la corona di
                                            spine o la Croce di Cristo; ancora
                                            lesioni a livello del costato, che
                                            sarebbero in relazione a ferite da
                                            lancia. Per
                              quanto riguarda la letteratura scientifica, in un
                              articolo del 1894, dunque di circa un secolo fa,
                              si parla di una certa assimilazione. In
                              esso gli autori Imbert e Gourbeyre, riportano
                              tutte le segnalazioni degli stimmatizzati dall’epoca
                              di san Francesco, ritenuto il primo stimmatizzato,
                              all’anno (1894) in cui fu pubblicato il lavoro
                              stesso. Già a quell’epoca erano censiti 321
                              stimmatizzati, di cui 41 uomini e 280 donne. Le
                              nazioni in cui erano più diffuse queste
                              segnalazioni erano, nell’ordine, l’Italia, la
                              Francia, la Spagna, la Germania, il Belgio,
                                            il
                              Portogallo, la Svizzera, l’Olanda, l’Ungheria
                              e il Perù. Che
                              cosa. ha, pensato in genere la scienza medica dal
                              1224 ad oggi sulle stimmate? In
                              ambito medico - scientifico sono sorte varie teorie.
                              Una delle più antiche è quella dell’autolesionismo:
                              si riteneva cioè che le stimmate potessero
                              essere dovute a lesioni che l’individuo si
                              provocava. Al contrario, nell’ambito dei
                              meccanismi psicologici, due sono le ipotesi
                              più frequentemente riportate per spiegare le
                              stimmate: quella dell’ipnosi e quella dell’isteria.
                              Successivamente si è parlato di un modello
                              psichiatrico, in cui si pone in discussione la
                              presenza
                              di una malattia all’interno del cervello (siamo
                              all’inizio del secolo 1900). Il neurologo
                              Babinsky, aveva cercato di spiegare l’isteria
                              nell’ambito delle conoscenze attuali. Egli aveva
                              impostato il discorso su un modello psichiatrico,
                              non ritenendo più le stimmate una malattia all’interno
                              del cervello, ma qualcosa che implica il
                              coinvolgimento della sfera rappresentativa
                              emozionale (psico-mito/plastia). Successivamente,
                              nel 1926, Janet modifica questa visione e presenta
                              un modello in cui l’aspetto psicodinamico è
                              ancora più importante e si parla appunto di una
                              cosiddetta tensione psichica. Segue il modello
                                            psicoanalitico, che passa per Freud fino a
                              giungere alle teorie più moderne che danno un
                              risalto importantissimo al comportamento: si
                              arriva così al cosiddetto modello
                              comportamentista (Pavlov, 1912 - Watson, 1925)
                              che riconduce il discorso ad una risposta allo
                              stress di tipo generalizzato e disorganizzato.
                                            Queste
                              premesse servono ad attestare la ricerca continua
                              da parte di tutti quelli che si sono interessati
                              alle stimmate, nel tentativo
                              di trovare una soluzione scientifica al quesito.
                              Nel momento in cui, però, si va a ricercare una
                              spiegazione che sia esclusivamente nell’ordine
                              di un momento psicodinamico, per lesioni,
                              attestate da fotografie, quali possono essere le stimmate,
                              evidentemente la scienza non è in grado di
                              fornire una spiegazione immediata e
                              omnicomprensiva.  
 
                                            Le
                              stimmate di Padre Pio. 
 
                              
                              Sono
                              numerose
                              le relazioni mediche pervenuteci riguardo alle
                              stimmate di Padre Pio: quella del prof. Romanelli,
                              del prof. Bignami, del dott. Festa, ecc., fino a
                              quella relativa alle ultime ore della sua vita,
                              quando fu assistito dal suo medico curante che,
                              all’epoca, era il prof. Sala. Le
                              stimmate di Padre Pio sono rimaste irrisolte per
                              almeno due anni. Erano comparse nel 1918; nel 1966
                              erano del tutto scomparse al costato e ai piedi;
                              nel 1968 scomparvero dal dorso delle mani e, dieci
                              minuti dopo la sua morte, anche dal palmo delle
                              mani. Come
                                  spiegare questa realtà secondo la scienza
                                  medica? Le stimmate non sono classificabili da
                                  un punto di vista meramente patologico-clinico:
                                  tutti gli elementi che abbiamo a disposizione
                                  ci permettono di giungere a questa
                                  conclusione, in quanto tali lesioni non sono
                                  riconducibili al nostro sistema di analisi e
                                  categorizzazione nosologica. Le
                              lesioni atipiche delle stimmate di Padre Pio hanno
                              caratteristiche non classificabili assolutamente
                              in base alle nostre conoscenze, cioè alle usuali
                              leggi fisiopatologiche che regolano
                              normalmente i processi morbosi, scientificamente
                              noti e recepiti. Quando
                              si ha una ricezione universale, questa diventa
                              scienza: prima è solo un’ipotesi. E pur vero
                              che la scienza è diventata tale partendo dalle
                              ipotesi, ma non può essere acquisita l’ipotesi
                              come fondamento scientifico prima della necessaria
                              acquisizione di dignità. Pertanto
                              le ipotesi esplicati-ve di natura psicobiologica
                              sinora formulate, non essendo metodologicamente
                              verificabili, sono tutte scientificamente
                              contestabili e le stimmate restano classicamente
                              non inquadrabili nel "corpus
                              dottrinale medico". 
                             | 
                           
                          
                            | 
                              
                                                           Il
                                                          pericolo della tiepidezza 
                              
                              di
                              Pia Frani 
                              
                              Una
                              delle malattie dell’anima più comuni è la
                              tiepidezza che, se non viene subito debellata con
                              un forte impegno nell’amore, può anche divenire
                              fatale. 
                              Mia
                              sempre carissima figliuola,  
                              [...]
                              Dio
                              può rigettare tutto nella creatura, ma non può
                              rigettare il desiderio sincero di volerlo amare. 
                              Il tuo stato non è di un ‘anima tiepida, ma di
                              un ‘anima che ama e molto ama senza saperlo.
                              Gesù è tuo e nessuno te lo potrà togliere. Se
                              non puoi accertartene per queste e altre ragioni,
                              credi almeno a te stessa. 
                              [..] Calmati dunque e tranquillizzati e non
                              fare la capricciosa col dare ascolto a quanto ti
                              suggerisce la tua fantasia in cui potentemente ci
                              soffia satana, ma acquietati a quanto ti dice l’autorità
                              in nome di Dio [..] 
                              
                              Padre
                              Pio, cappuccino (Epistolario III, p.447 -448 Ed
                              1994) 
                              
                              
                              Assunta,
                              cui è indirizzata questa lettera di Padre Pio,
                              temeva di essere caduta nella tiepidezza, ma Padre
                              Pio la rassicura sul suo stato spirituale
                              affermando che, grazie a Dio, è ben lontana da
                              essere un'anima tiepida. La
                              tiepidezza è una malattia spirituale da temere e
                              da evitare, alimentando sempre in noi la fiamma
                              del fervore e dell’amore. E lo stato di cui
                              parla san Giovanni nell’Apocalisse, quando
                              scrive alla Chiesa di Laodicea: «Conosco le
                              tue opere: tu non sei né freddo né caldo [..]
                              Ma poiché sei tiepido, [..] sto per
                              vomitarti dalla mia bocca» (Ap 3,16). L’anima
                              tiepida, infatti, non è calda, perché non
                              possiede in sé l’amore di Dio e del prossimo,
                              ma, nello stesso tempo, non è nemmeno fredda,
                              cioè, peccatrice indurita e recidiva. E un’anima
                              che si contenta di stare abbastanza bene e non si
                              preoccupa di migliorare la sua condizione per
                              raggiungere le vette della perfezione. E come una
                              pozzanghera che, contenta dell’acqua che ha
                              raccolto, se ne sta tranquilla e ferma senza
                              preoccuparsi che quell’acqua dopo un pò di
                              tempo diventerà putrida e fetida. Allo stesso
                              modo l’anima tiepida diventerà putrida e, con
                              il passar del tempo, non riuscirà a tenersi
                              nemmeno quel poco di bene che avrà accumulato,
                              dato che nella vita spirituale, come dicono tanti
                              Santi, il non andar avanti è già un tornare
                              indietro. Luminoso,
                              a questo proposito, può essere l’esempio di
                              santa Giacinta Mariscotti che, entrata in convento
                              senza nessuna intenzione di santificarsi, vi
                              condusse per anni una vita mondana e dissipata.
                              Fulminata un giorno dalla grazia, si convertì e,
                              abbandonato ogni compromesso, cominciò, a
                              condurre una vita perfetta e osservante che la
                              portò in breve alla più perfetta santità!
                              Voglia
                              il Signore che anche noi, abbandonata ogni
                              pigrizia e tiepidezza, ci infervoriamo talmente di
                              amor di Dio da diventare presto santi, a sublime
                              somiglianza di Maria Santissima, il cui Cuore
                              ardeva sempre di amor di Dio senza mai diminuire e
                              consumarsi, tanto che fu paragonata da san
                              Giovanni Eudes al roveto ardente di Mosé!
                              «Mentre Ella era su questa terra - scrive il
                              Santo - il suo cuore era così ardente d’amore
                              di Dio che le fiamme del sacro fuoco avrebbero ben
                              presto consumata la sua vita corporea se Dio non l’avesse
                              miracolosamente conservata alla vita». Sia
                              così anche il nostro cuore, su questa terra e per
                              l’eternità! 
                              
                                                           
                                                          L’umana
                                                          debolezza 
                              
                              di
                              Padre Stefano M.Manelli, FI 
                                                          
                              
                                                          «Se
                              Iddio ti lascia cadere in qualche debolezza non è
                              per abbandonarti, ma solo per stabilirti in
                              umiltà e renderti più attenta per l’avvenire»
                                                          (Padre
                              Pio). 
                                                          Il
                              Signore ci lascia fare l’esperienza dura delle
                              nostre miserie per radicarci più profondamente
                              nell’umiltà.
                               La
                              conquista della virtù dell’umiltà non è né
                              facile né semplice senza un aiuto speciale di
                              Dio. La lotta contro l’orgoglio è una lotta
                              dura, a tutto campo. La radice primaria del
                              peccato d’origine - non dimentichiamolo- è
                              stata la superbia seguita dalla ribellione.
                                                          La
                                                          «superbia della vita»,
                                                          insegna san
                              Giovanni Evangelista, infesta il mondo intero, l’umanità
                              intera (cf lGv 2,16). 
                                                          Per
                              diventare umile, all’uomo spesso non resta altro
                              mezzo che l’esperienza dura e amara della
                              propria debolezza nelle cadute e nelle infedeltà.
                              L’ambizione e la presunzione molto spesso
                              ingannano e fanno credere di essere capaci e di
                              riuscire laddove non si può riuscire senza la
                              grazia che sostenga. E'
                              allora che Dio interviene e «lascia cadere in
                              qualche debolezza», dice Padre Pio ad una
                              figlia spirituale, così da far toccare con mano,
                              a proprie spese, la fragilità e l’impotenza di
                              cui si è impastati come figli di Adamo, originati
                              dal fango tra le mani di Dio (cfGn2,7).Se
                              Dio permette la caduta «in qualche
                              debolezza», però, non è per danneggiare l’anima,
                              ma, al contrario, è solo per richiamarla a
                              salutare ravvedimento cosicché impari a non
                              confidare più in se stessa, ma unicamente e
                              interamente in Colui che opera in noi «il
                              volere e il potere», come insegna san Paolo
                                                          (cfEf3,13). Ecco
                              perché, se Dio ritira la sua grazia facendo
                              sperimentare all’anima la sua debolezza e
                              impotenza, spiega Padre Pio alla figlia
                              spirituale, «non
                              è per abbandonarti, ma solo per stabilirti in
                              umiltà e renderti più attenta per l’avvenire».
                                                          Quante
                              volte, in realtà, Dio deve farci sperimentare e
                              toccare con mano la nostra fragilità per
                              mortificare la presunzione, figlia dell’amor
                              proprio e della ricerca del proprio io, che spinge
                              all’affermazione di sé indebita e fuori posto!
                              Basti
                              qui ricordare l’esempio di san Pietro Apostolo,
                              che presumeva con baldanza di poter essere fedele
                              al Signore fino alla morte, mentre poche ore dopo
                              finì col misconoscere e rinnegare Gesù davanti
                              ad una serva (cfMt26,72). Quella brutta caduta,
                              seguita dallo sguardo di Gesù, spinse san Pietro
                              all’umile pianto, e la tradizione vuole fosse
                              così lungo e intenso che le lagrime gli scavarono
                              due canaletti sotto gli occhi. 
                               
                              
                              
                              
                              Dinanzi
                              al Tabernacolo 
                              
                              di
                              Pia Frani 
                              
                              Gesù
                              ha voluto rimanere nelle Specie eucaristiche per
                              farci gustare la sua compagnia. 
                              Mia
                              sempre carissima figliuola, [..].
                              Se
                              non ti è concesso di poterti trattenere a lungo
                              in preghiera, in letture, ecc., non devi per
                              questo sconfortarti. Finché avrai Gesù
                              sacramentato ogni mattina, devi stimarti
                              fortunatissima. Nel
                              corso del giorno, quando non ti è permesso di
                              fare altro, chiama Gesù, anche in mezzo a tutte
                              le tue occupazioni, con gemito rassegnato dell’anima
                              ed egli verrà e resterà sempre unito con l’anima
                              mediante la sua grazia ed il suo santo amore. Vola
                              con lo spirito dinanzi al tabernacolo, quando non
                              ci puoi andare col corpo, e là sfoga le ardenti
                              brame e parla e prega ed abbraccia il Diletto
                              delle anime meglio che se ti fosse dato di
                              riceverlo sacramentalmente. [..] 
                              
                              Padre
                              Pio, cappuccino (Epistolario III, p.447 -448 Ed
                              1994) 
                              
                              Chi
                              potrà mai comprendere pienamente il mistero d’amore
                              dell’Eucaristia? San Giovanni, il discepolo
                              prediletto, quando dovette scrivere nel suo
                              Vangelo il racconto dell’Istituzione dell’Eucaristia
                              non trovò parole migliori di queste per farci
                              capire il mistero di questo Sacramento: «[...]
                              dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li amò
                              sino alla fine»  
                              (Gv 13,1). L’Eucaristia è solo e
                              soprattutto amore. Gesù non ci ha lasciato un suo
                              ricordo, una reliquia, ma è rimasto Egli stesso
                              su questa terra e vi rimarrà fino alla
                              consumazione dei secoli. Non gli è bastato morire
                              per noi, ma ha voluto che ogni uomo potesse, già
                              su questa terra, pregustare la gioia, la dolcezza,
                              e la felicità della sua compagnia sotto le Specie
                              eucaristiche. Padre Pio diceva spesso: «Se gli
                              angeli potessero invidiare, ci invidierebbero la
                              Santa Comunione». Essi, infatti, pur stando
                              in Paradiso, non potranno mai ricevere Gesù
                              sacramentato come, invece, è concesso all’uomo.
                              Sublime
                              mistero d’amore! Un Dio che si fa pane per farsi
                              assimilare da noi. Subito dopo la Santa Comunione,
                              noi non esistiamo più; la nostra vita è tutta
                              assorbita da Gesù, diventiamo Tempio vivo di Dio,
                              più sacri del Tabernacolo e della sacra Pisside!
                              Se credessimo che Gesù è davvero presente vivo e
                              vero nell’Eucaristia, lo riceveremmo forse con
                              tanta superficialità? Se dovessimo ospitare a
                              casa nostra un personaggio importante, non ci
                              preoccuperemmo, forse, di rendere la nostra casa
                              pulita e ordinata? Perché allora non pensiamo che
                              nell’Ostia è Dio stesso che viene in noi, che
                              entra nel nostro cuore? Preoccupiamoci di rendere
                              la nostra anima pura e senza macchia con la
                              Confessione sacramentale e non commettiamo mai il
                              terribile sacrilegio di riceverlo in peccato
                              mortale. Dopo
                              aver ricevuto Gesù, poi, perché non gli teniamo
                              compagnia nel nostro cuore? E come se un amico
                              venisse a farci visita e noi non ci curassimo
                              minimamente di lui. Come dovrà sentirsi Gesù in
                              quei quindici minuti che dimora nel nostro cuore?
                              Proponiamoci,
                              da oggi in poi, di preparare a Gesù un trono d’amore
                              nel nostro cuore, chiamando Maria Santissima
                              insieme a tutto il Paradiso e in loro compagnia
                              adoriamolo presente in noi, ringraziandolo di
                              tanti benefici che ci ha concesso, magari
                              recitando una corona del Santo Rosario, come
                              facevano san Pio da Pietrelcina e tanti altri
                              Santi.  | 
                           
                         
                 |