LA CASA sollievo della sofferenza

Adorazione mensile a cura di Don Raffaele Bove


voce di
PADRE PIO

A piccoli passi verso la santità

di Pia Frani

L’anima che si sforza veramente di tendere alla perfezione deve, come consiglia Padre Pio, adottare alcuni comportamenti fondamentali. [...] Quando non riesci a camminare a gran passi per la via che a Dio conduce, contentati dei piccoli passi ed aspetta pazientemente che abbi gambe per correre, o meglio ali per volare. contentati, mia buona figliuola, di essere per ora una piccola ape di nido che ben presto diventerà una grand’ape abile a fabbricare il miele. Umiliati amorosamente avanti a Dio ed agli uomini [...], sii amante del silenzio perché il molto parlare non è mai senza colpa: tieniti in ritiro per quanto ti sarà possibile perché nel ritiro il Signore parla liberamente all’anima [...]; diminuisci le tue visite e sopportale cristianamente quando ti vengono fatte. [...]

Il tuo Pio

(Epistolario III p. 432, ed. 1994)

In questa lettera, Padre Pio dà consigli e direttive alle sue figlie spirituali, per portarle alla più alta perfezione, senza mediocrità e mezze misure. In particolare, consiglia alcune cose che possono essere considerate e meditate singolarmente:

- Accontentarsi di ciò che si può fare. Santa Teresina, nella sua Storia di un'anima, rivela tutta la sua felicità nel paragonarsi a un debole uccellino, che nonostante la sua piccolezza è tranquillo e sereno, perché sa di offrire a Dio i desideri d’amore e l’ardore di una grande aquila. Bisogna accontentarsi, quindi, di ciò che Gesù dà giorno per giorno, avendo però occhi e cuore di aquila, lottando con il fermo proposito di arrivare alla più grande santità.

- Umiliarsi davanti a Dio e agli uomini. L’uomo è una creatura di Dio, opera delle sue mani, che nulla vale senza di Lui. Un quadro non vale più del pittore che lo ha dipinto. Cosa sarebbe, infatti, quel quadro senza l’artista? Semplice tela bianca. Così l’uomo, cosa sarebbe senza Dio che lo ha creato e, per un miracolo continuo, lo mantiene all’esistenza? Semplice polvere! L’umiltà è alla base della santità, senza di essa si rischia di costruire sulla sabbia, ben sapendo che una casa costruita sulla sabbia non resiste a lungo. 

- Parlare poco e amare il silenzio. Padre Pio esorta ad amare il silenzio perché nel silenzio c’è Dio; Egli parla al cuore nel silenzio e non nel frastuono o nella confusione. Il silenzio non è vuoto né mutismo, ma pienezza d’amore, perché è solitudine d’amore con Dio. Nel parlare, poi, come insegna la Sacra Scrittura, non manca mai la colpa! Quante volte, infatti, ci si pente di aver parlato, di aver detto quella parola in più, spinti dalla rabbia o dall’impazienza?

- Diminuire le visite inutili. Quanto tempo si spreca girando di casa in casa solo per chiacchierare inutilmente! E vero che ottime e doverose sono le visite da fare per carità, ma bisogna stare attenti a non farle diventare occasioni di peccato, mormorando e mancando di carità verso il prossimo. Inoltre, bisogna considerare che spesso si dedica molto tempo alle visite di parenti e amici mentre raramente ci si ricorda di visitare Gesù nel Santissimo Sacramento. Egli è lì che aspetta giorno e notte di essere visitato per ascoltare e consolare, ma il più delle volte resta solo. Perché, quindi, non diminuire le visite inutili, aumentando quelle a Gesù e a Maria?

Il vero fondamento della santità

di Rosaria De Bernardo

L’umiltà è alla base di ogni virtù: senza di essa non vi sarà mai vera santità! Alla scuola di Gesù e Maria, Padre Pio ne fu un esempio luminosissimo.

La parola umiltà deriva dal latino humus, cioè terra, suolo. L’umiltà, quindi, è la virtù che ci ricorda le nostre origini. Adamo, infatti, il primo uomo da cui tutti noi discendiamo, fu creato da Dio col fango della terra, ed Eva fu tratta dal suo fianco, da un corpo fatto di terra (cf Gn 2,7-23). Non c’è dunque da meravigliarsi di come abbiano potuto peccare di superbia i nostri progenitori! E satana stesso non è forse divenuto l’angelo delle tenebre, da Angelo della luce qual era, a causa di un peccato di superbia? Dimenticò che Dio l’aveva tratto dal nulla (peggio del fango!) e che a Lui solo, quindi, doveva obbedienza e sottomissione. Non volle più servire Dio divenendo quello che è. Ed è per riparare al grande peccato di superbia, soprattutto quello dei nostri progenitori, che il Verbo di Dio volle umiliarsi fino a farsi uomo. Nato in una stalla, adorato da umili pastori, scaldato da due animali, scelse per sé una vita povera e modesta, il lavoro più pesante e umile. Nella vita pubblica volle circondarsi di discepoli ignoranti e rozzi, fu vilmente calunniato e, infine, nella sua Passione, fu ingiuriato, sputacchiato, flagellato, schiaffeggiato e inchiodato ad un’infame croce, punizione riservata ai malfattori più abietti. C’è forse bisogno di aggiungere altro? La Vergine Maria non fu forse anche Lei un modello di profonda umiltà? La Madre di Dio, l’Immacolata, la sempre Vergine, la Regina degli Angeli, la Mediatrice di tutte le grazie, la Corredentrice del genere umano, si definisce la serva del Signore! Padre Pio, conforme a Gesù nel suo corpo, lo fu ancor più nell’anima e nel cuore, favorito, come pochi Santi nella storia della Chiesa, di doni straordinari: stimmate, profumi, bilocazioni, scrutazione dei cuori, estasi, visioni, centinaia e centinaia di miracoli ottenuti dalle sue preghiere. Quante occasioni, vedendo compiersi tutti questi prodigi nella sua persona e attorno a lui, di insuperbirsi e mettersi al di sopra degli altri. Eppure basta leggere alcune delle lettere che Padre Pio scriveva al suo padre spirituale per convincersi esattamente del contrario. Si definisce un’infinità di volte un grande peccatore, il più vile, indegno di tante grazie, incapace di ringraziare Dio e di amarlo come dovrebbe... Tutte queste non erano soltanto parole. Lo dimostrò soprattutto durante la grande «persecuzione»: mai si ribellò, sottomettendosi umilmente alla Volontà divina. Un giorno Padre Pio era vicino alla finestra e vide centinaia e centinaia di persone riunite in piazza, come ogni giorno ormai. Addolorato e sorpreso, chiese al confratello per chi mai tutta quella gente fosse riunita lì e cosa volesse. Il confratello, conoscendo la profonda umiltà di Padre Pio e non volendola offendere, rispose: "Padre, sono venuti per vedere me!" Il Padre, allora, scoppiò in una magnifica risata, capendo la delicatezza del confratello. Occorre, dunque, impegnarsi nell’imitare il nostro caro Padre nella sua profonda umiltà, ben sapendo che Dio «resiste ai superbi, ma fa grazia agli umili»!

Amore a Gesù Eucaristia

di Rosaria De Bernardo

Padre Pio ardeva di amore serafico per Gesù Eucaristia ed era divorato dall’ansia di riceverlo.
Gesù ci ha tanto amato che non solo si è incarnato nel seno della Vergine Maria per farsi uomo, ma ha voluto restare con noi fino alla fine dei tempi, realmente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità nel Santissimo Sacramento. I Santi desideravano follemente restare vicino al Tabernacolo, dove Gesù è nascosto in un pezzettino di pane, e versavano calde lacrime pensando all’annichilimento del Figlio di Dio. E noi? Quanta ingratitudine verso il nostro Redentore che resta in un piccolo Tabernacolo e attende che noi lo andiamo a visitare, che parliamo con Lui come si fa con un amico caro e fedele. Purtroppo Gesù sacramentato resta solo, senza nessuno che voglia fargli compagnia neppure per qualche minuto! Che dolore! Se ci fosse un re nelle nostre città tutti andrebbero a rendergli onore e magari a chiedergli qualche favore e non si pensa che nel Santissimo Sacramento c’è il Re dei re, pronto ad accoglierci, ad ascoltarci ed esaudirci in ogni momento! Sant’Alfonso Maria de’ Liguori diceva giustamente che, se gli uomini comprendessero chi è Colui che è presente nel Santissimo Sacramento, non ci sarebbero più posti nelle chiese, perché tutti si precipiterebbero per restare vicini a Gesù. C’era un uomo di nome Martino che ogni giorno entrava in chiesa, si sedeva nel banco, vi restava un po’ di tempo, poi andava via. Il parroco, incuriosito, gli chiese cosa facesse durante quel tempo che restava seduto. Martino rispose che, non sapendo molte preghiere, diceva solo: «Buongiorno Gesù, sono qui» e poi restava a fargli un po’ di compagnia. Un giorno Martino non si presentò all’appuntamento con Gesù e il parroco, saputo che era gravemente ammalato, andò a fargli visita e lo trovò che piangeva. Pensò che soffriva molto, ma Martino gli disse: «No! No! Piango di gioia perché questa mattina è venuto Gesù a farmi visita e mi ha detto: "Buongiorno Martino, sono qui", ed è rimasto a farmi compagnia». San Pio da Pietrelcina era un «fuoco» quando stava vicino a Gesù Eucaristico, specialmente quando celebrava la Santa Messa, durante la quale diventava un serafino d’amore e d’adorazione. Padre Onorato, che lo assisteva, racconta che solo per obbedienza era possibile tener calmo Padre Pio prima della Santa Messa. Iniziava nel cuore della notte a chiedere che ora fosse, perché diceva che non doveva far tardi; all’una del mattino era già sveglio e, fino alle quattro, si preparava recitando una catena di Rosari. Chiedeva spesso l’ora perché alle cinque in punto doveva iniziare la Santa Messa e, se gli dicevano che era ancora presto, rispondeva: «Cosa? Le quattro sono passate da un pezzo! Presto, presto aiutatemi ad indossare i paramenti per la Messa». La sua ansia era come un tormento. Dopo averlo aiutato a vestirsi, lo si faceva sedere per non farlo stancare troppo, ma dopo un po’ chiamava di nuovo: «Onorato! Onorato! Sbrigati: alle cinque in punto devo stare all’altare» e solo quando raggiungeva l’altare, per celebrare la Santa Messa trovava riposo. Il suo riposo era Gesù Eucaristico! Che san Pio possa dare anche a noi il suo ardente amore a Gesù Ostia.

ORA DI ADORAZIONE 23-VII-2003

Accompagnavo P.Pio dalla sua cella alla chiesa per celebrare la S. Messa. Man mano che ci si avvicinava all’altare, si udiva sempre più forte il clamore di fedeli che lo attendevano e che gridavano: "Padre Pio fammi guarire, Padre Pio fammi recuperare la vista, Padre Pio fammi vincere la causa, Padre Pio non ce la faccio più...E al passaggio fra loro, tutti gli tiravano l'abito. Ad un certo momento P.Pio si ferma e dice: "Ma allora solo io devo soffrire!... Non andiamo tutti all’altare a offrire i nostri sacrifici per unirli a quelli di Cristo? E se tutti non vogliono soffrire, in che modo partecipiamo alla Messa? Signore, chiediamo a Te, di dirci come offrire un’adorazione e una riparazione perfetta. Parlaci, Signore, noi ti ascoltiamo. Figlio mio, tu desideri conoscere il miglior modo di unirti a me per offrire questa adorazione perfetta. Anzitutto unisci la tua intenzione a quella della mia Chiesa, con la volontà di partecipare ogni giorno a tutte le Messe che sono offerte nel mondo. E poi partecipa alla Messa quanto più spesso te lo permette il tuo dovere. Offri la Messa nell'unione più intima possibile con il sacerdote. Renditi conto di ciò che fai. Imita la vittima che offri. Le mie disposizioni siano le tue: sii umile, fiducioso e amante. Le prime parti della Messa: il rito penitenziale e il SIGNORE PIETA’, esprimono tuo dolore del peccato. Il GLORIA ti dà l’occasione di adorare, di ringraziare, di benedire la Trinità. — Nell’orazione sull’assemblea, tu presenti la tua supplica per ottenere l’aiuto necessario a vivere la mia vita. Durante l’Epistola, il Vangelo, il Credo, tu riconfermi la tua fede. Questa preparazione ti permette di passare al momento solenne e gioioso dell'Offertorio. Il sacerdote pregando eleva verso il cielo la patena che contiene l'ostia. Quel pezzo di pane rotondo, così leggero e insignificante, mi presenta; ben presto sarà cambiato in me. Ti rendi conto che rappresenta anche te? Un istante dopo il sacerdote versa il vino nel calice e vi aggiunge una goccia d'acqua. L’acqua si perde nel vino. Come puoi tu partecipare alla mia divinità? Attraverso l’unione della tua volontà alla mia. Questa goccia d’acqua rappresenta la tua volontà perduta nel vino della mia volontà, fusa nella mia volontà, divenuta inseparabile della mia volontà, di modo che tutto ciò che farai diverrà io, e tutto ciò che farò sarà tuo. Donati al Padre come io mi sono donato a Lui. Offri l’abbandono cosciente di tutto il tuo essere. Deponi sulla patena l’accettazione volontaria di tutti gli avvenimenti felici e infelici della tua vita passata, presente e futura. Forse hai sofferto, ieri, per un’esperienza umana; deponila sulla patena. Ti è capitato di certo recentemente, qualcosa che ti ha reso felice; deponila sulla patena. Non conservare nulla: offriti interamente. Dopo esserti offerto, rendi di nuovo grazie nel Prefazio, immediatamente segui dalla Prece Eucaristica, per prepararti al prodigioso miracolo che sta per compirsi fra poco. Nella Prece Eucaristica,ti unisci alla preghiera degli angeli e dei santi, a mia Madre e soprattutto a me. Chiedi pace e unità per la mia Chiesa. Supplica per il bene delle persone presenti e per tutti i tuoi cari. Ecco, ora, l’assemblea è immersa in un profondo silenzio. Nell’attesa del miracolo, il mondo stesso sembra aver cessato di respirare. In questo istante, rinuncia di nuovo a te stesso, perditi in me come la goccia d’acqua nel vino. Non desiderare nient’altro che quel che io desidero. Ecco infine il momento che supera tutti gli altri: che non è più della terra. Il sacerdote, sia egli buono o cattivo, compie un miracolo ben più grande della resurrezione di Lazzaro. Egli pronunzia le mie parole. Ed eccomi: sono presente. Sono presente come Dio e sono presente come Uomo; come Vittima del Padre mio e come tuo cibo. Quell’ostia che è stata elevata, quell’ostia che il sacerdote, tu ed io offriamo insieme: quell’ostia sono io. Ma (devi crederlo profondamente: non l’ho detto io?) giacché tu sei un altro te stesso e giacché tu sei uno con me nel mio Corpo Mistico, quell’ostia, in maniera mistica, ma ben reale, sei anche tu! Sappi ancora, figlio mio: Quando il sacerdote eleva il calice del mio sangue, egli eleva nello stesso tempo la tua vita e la tua volontà; infatti, un istante prima, in questo calice egli ha versato una goccia d’acqua che s’è perduta nel vino ed è divenuta mio sangue redentore. Per un atto della tua volontà, la tua vita è stata immersa nel calice del mio sangue. Ora è un’offerta dinanzi alla quale Dio non potrebbe resistere; infatti come potrebbe il padre mio resistere a me? Poiché la tua vita è perduta misticamente nella mia, nel calice, tu hai il diritto, per così dire, di mettere un dito al bordo del calice ed inclinarlo, leggermente, affinchè una goccia del sangue che tutto purifica possa cadere sui peccati degli uomini e cancellarli come se non fossero mai esistiti: i tuoi peccati, quelli della tua famiglia e dei tuoi amici; sì, quelli della tua parrocchia, della tua comunità, della tua nazione, del mondo intero. In quel momento la tua anima è traboccante di grazia! Tu sei allora in grado di fare tutto quello di cui tu hai bisogno per raggiungere la perfezione. Tu hai dischiuso la porta che ti conduce ai tesori del padre mio. Il tuo spirito illuminato e la tua volontà fortificata. Tu sei convinto e, per conseguenza, attirato a fare la mia volontà in tutte le cose. Tu ricevi il coraggio e la perseveranza. Una parte delle pene temporali dovuta ai tuoi peccati, dei quali ti penti (e come potresti non pentirtene?), ti viene rimessa. E questo vale solo per i tuoi peccati, ma anche per la pena temporale dovuta ai peccati degli altri: vivi e defunti. Tu sai che la Messa sarebbe incompleta se il sacerdote si fermasse alla consacrazione. Egli deve terminarla. Così è della tua Messa che rimane incompiuta, se tu non la vivi. Mi hai consacrato tutto nell’offerta delle tue gioie e delle tu pene: ora desidero che tu continui ad offrirti. Rinnova consapevolmente la tua offerta in parecchie riprese durante la giornata; quando sei contento, quando sei deluso o disorientato, stanco o sofferente. Ecco qual’è la differenza fra la Messa e la croce: la tua offerta personale. La differenza fra la Messa di oggi e quella di domani è questa: ogni giorno hai qualcosa di nuovo da offrire. Infine, fà della tua Messa la preparazione al tuo proprio grande sacrificio, la tua morte. Proprio come durante tutta la mia vita ho offerto al Padre la mia passione e la mia futura morte, così tu devi offrirmi tutti i sacrifici, ivi compreso l’ultimo istante della tua vita. "Tutto è compiuto, Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio!". Con queste parole ho concluso tutte le azioni, i pensieri, le parole e le preghiere della mia vita. Io ho affidato tutto a Lui. Tutto era compiuto: il riscatto pagato, i prigionieri liberati, il cielo aperto. Così come tutta la mia vita si compendiò in quest’atto di unione, così sia per te nelle Messa. Fa questo e sarai certamente soddisfatto dell’abbondanza della mia grazia. Io ti faccio dissetare al torrente delle mie delizie. Io sono infatti la sorgente della vita che zampilla senza posa nella Messa e nell’Eucaristia.

ORA DI ADORAZIONE 9-VII-2003

Queste ore di adorazione, Signore, vogliono essere incontri di intimità con Te. Talvolta ci riusciamo. Ma noi vorremmo che diventassero durature, che Tu fossi in noi tutte le ore della giornata, anche della notte, sempre, in ogni istante. Pare che la tua amicizia, il tuo vivere, non è ben radicato in noi.
- Come dare, allora, carattere di inalterabilità, di continuità, di stabilità al nostro amore, alla nostra unione con Te? - Parlaci, Signore, noi ti ascoltiamo.

Figliuoli miei, ora vi voglio dire con semplicità alcune verità stupende che seppure conosciute da voi, non hanno affondate le radici nei vostri cuori. Io formo, con la mia Chiesa, un Corpo mistico che, come ha ben detto S. Agostino, è il Cristo totale. Tu non puoi comprendere questo mistero né spiegarlo con parole umane. Puoi coglierne il significato solo per via di analogie. Il tuo corpo è formato da membra, tuttavia è uno. Tu hai una testa, una bocca, un naso, degli occhi, delle orecchie, delle braccia, delle gambe, delle mani e dei piedi. Tutte queste membra e questi organi, compiono delle funzioni differenti e formano un solo corpo, animato da una sola anima. Se il tuo occhio è sofferente, tutto il tuo corpo è malato. Se il tuo appetito è soddisfatto, tutto il tuo corpo ne risente il godimento. - In un certo senso, come il tuo corpo è un tutto formato da parecchie membra, così il mio Corpo mistico è formato da parecchie membra, aventi ciascuno la sua funzione, ed è unico. Io sono la testa di questo corpo; lo Spirito Santo ne è l’anima, ed i fedeli della mia Chiesa ne sono le membra vive.

Come la linfa dell’albero circola anche nei rami, così la mia vita circola in te. Come parecchi grani di frumento uniti insieme formano un solo pane e parecchie gocce d’acqua riunite formano il mare, così gli individui, nella mia Chiesa, sono incorporati in un solo Corpo mistico, che sono io stesso. Ecco perché Paolo ha potuto scrivere:"Dunque non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me". E’ per questo che gli ho detto: "Saul, Saul, perchè mi perseguiti?" , mentre perseguitava le membra della mia Chiesa. Come membro del mio Corpo mistico, tu sei uno con me. Tu vivi in me e io in te. Tu dimori nel Padre e Lui in te; tu abiti nello Spirito Santo e Lui in te. Tu stai nella Trinità e la Trinità è in te. Io sono proprio io e tu sei proprio tu, cioè persone distinte e separate, tuttavia noi siamo uno. Tale è la tua dignità, o cristiano! Come può avvenire questo? E che cosa significa? Questo non significa che tu sei Dio. Nè tu nè alcun altro membro della mia Chiesa può trascendere lo stato di creatura a causa di questa unione. Questo non significa che tu sei unito al mio corpo umano in maniera da formare una nuova persona fisica. Il mio Corpo mistico non è un corpo fisico. Questo non significa che tu perdi la tua propria personalità, la tua volontà libera, la responsabilità dei. tuoi pensieri, delle tue parole e delle tue azioni.- Come membra del mio Corpo mistico tu sei più intimamente unito a me di quanto lo eri a tua madre, quando ella ti portava in seno. Ed io ti sono più intimamente unito di quanto lo ero a mia madre, nell’ordine naturale, allorché ero nel suo seno. Tu devi capire che questa unità è di ordine soprannaturale. Tu possiedi una doppia vita: naturale e soprannaturale; la vita di un animale ragionevole e la vita divina di Dio. Poiché il mio Corpo mistico è nell’ordine soprannaturale, esso non è contenuto né nello spazio, né nel tempo. E questo rende possibile le meravigliose verità che hanno cambiato interamente il tuo destino. Poiché il mio Corpo mistico non è sottomesso al tempo, mi è stato possibile morire per i tuoi peccati prima che tu li connettessi. In un certo senso, ho potuto vivere la tua vita prima che tu fossi concepito. Poiché il mio Corpo mistico non è circoscritto nello spazio, posso includervi tutti i cristiani nello stesso tempo. Come uomo ho goduto della visione beatifica dall'istante in cui mia madre mi ha concepito. Attraverso questa visione io ho avuto sempre, senza interruzione, davanti a me, tutte le membra del mio Corpo mistico. Non ho mai cessato di amarle. Nel tempio del corpo di mia madre, nella bottega di Nazareth, sulle strade della Palestina, sulla croce, nell’eterna gloria del Padre mio, tu eri presente al mio spirito, tu e tutte le membra della mia Chiesa, e con una chiarezza e un amore immensamente superiore all’amore di una madre per il suo bimbo, superiore persino all’amore di mia madre per me. Puoi ora cominciare, sia pure debolmente a comprendere la sublime verità del mio Corpo mistico? Poiché ti ho conservato in ogni tempo sotto il mio sguardo e nel mio amore, ogni istante della mia vita è legata ad ogni istante della tua. L’essenziale della mia vita è, in un certo senso, a tua disposizione in ciascun istante della tua. Sono sempre pronto a correggere tutto ciò che è falso. Tu non hai che da unire la tua volontà alla mia per unire la tua vita alla mia. Ogni secondo è per te una nuova occasione di perdere il tuo nulla nel mio tutto. Ecco tutto ciò che significa appartenere al mio Corpo mistico. Sebbene la nostra unione non sia di ordine fisico, attraverso questa unione mistica, noi siamo più sicuramente uno che non lo siano la tua mano, il tuo piede, il tuo braccio o la tua gamba con tutto il tuo corpo. Noi siamo un vero organismo, un vero Corpo mistico e questo corpo sono io stesso. E quando dopo tutto questo, se aggiungi che qui nell’Eucaristia puoi toccarmi fisicamente, parlare, mangiare, sfogarti, mi dici che cosa potevo fare di più per tuo amore? Signore,quanto ci hai detto ci fa pensare al valore immenso della dignità del cristiano, e ciò da quando ti sei benignato di chiamarci alla tua intimità. Si,la tua unione con me divenne attuale nel momento in cui tu ricevesti la fede e fosti battezzato. Nel momento in cui sulla tua testa scorse l’acqua purificatrice e vennero pronunciate le parole vivificanti, la mia vita impregnò la tua anima. Possedendo la mia vita, tu vivevi in me e io in te. Immediatamente il Padre mio ti accettò come suo figlio adottivo, costituendoti, insieme con me, coerede del regno dei cieli. Da quel momento tu divenisti uno con me; la mia crocifissione divenne la tua; la mia morte sulla croce, la tua; il mio diritto al cielo, il tuo. Al momento del tuo battesimo e della tua fede in me, tu divenisti partecipe della mia riparazione esattamente come se fossi morto tu stesso in riparazione. Ed è così, perchè la grazia che mi è stata donata non è stata donata come ad un individuo, me come al capo della Chiesa, affinchè questa grazia scorra da me in tutte le membra. Tutto ciò che io ho fatto è tuo, come se l’avessi fatto tu stesso. Per il fatto che tu godi di quest’unione con me, io ho potuto riparare per il peccato originale e anche per tutti i peccati personali. E continuo a riparare i tuoi peccati nella Messa con la rinnovazione della mia morte sulla croce. Anche tu puoi riparare per i tuoi e altrui peccati offrendoti con me, non solo nella Messa, ma in tutti i tuoi pensieri e le tue azioni. Tu hai il potere di essere come me corredentore del genere umano. Offrendo te stesso, tu sei in certo senso tutta l’umanità che si offre in sacrificio, tutta l’umanità che ripara. Lascia che ti spieghi ancora questa verità viva. Quando mi sono offerto sulla croce,non ero solo io, Gesù, il Figlio di Dio e di Maria, che riparavo; io ero con te che facevo ammenda onorevole. Nella Messa io sono ancora te che glorifica, loda e ringrazia il Padre. Io ti santifico in me, perchè tu mi sei misticamente unito. Tu sei nel mio corpo mistico. Renditi conto della tua dignità. Io condivido la tua natura umana, e tu partecipi alla mia natura divina. Sei un essere umano, tuttavia un Dio abita in te. Tu sei mortale eppure partecipi alla vita eterna. Tu sei te stesso ed io sono me stesso, eppure noi siamo misticamente uno. Comprendi quali sono le tue responsabilità. La tua natura è stata trasformata elevata ad un ordine superiore. La tua vita non può rimanere più a lungo naturale tu vivi ora a un livello soprannaturale, membro del mio Corpo mistico. Il principio fondamentale dell’unione al mio Corpo mistico è fare la mia volontà, che è quella del Padre mio. Ogni atto di conformità alla mia volontà è un atto di unione con me, una COMUNIONE. Ogni atto di ribellione alla mia volontà è il rinnegamento di tale unione con me, un atto di disunione. Se quest’atto di disunione è grave, consapevole e volontario, allora tu distruggi con esso la tua vita soprannaturale. Tu non ti separi dal Corpo mistico finché conservi la tua fede in me, ma sei morto, sei un membro senza la vita del mio corpo, simile a un ramo morto d’un albero o alla cellula cancerosa d’un corpo umano. Non permettere mai che avvenga questo. E’ una indescrivibile sciagura. Comprendi ora perchè l’unione della vita divina è molto più grande di quella della vita umana? Vedi come avviene che, soprannaturalmente, tu sei unito più intimamente di come mia madre stessa sia stata umanamente unita a me? Ti rendi conto che tutti gli uomini che possiedono la vita divina sono più uniti gli uni agli altri, qualunque sia il loro colore o la loro razza, di come lo sono i congiunti secondo la natura umana? Sai che cosa volevo far intendere al nostro primo incontro, quando ho detto: "Colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è mio fratello, mia sorella, mia madre"? Tutto questo è compreso implicitamente nella preghiera che ho rivolto per te al Padre, la vigilia, della mia morte: la preghiera dell’unità, che faresti molto bene a rileggertela a casa e meditarla. La troverai in Gv. 17,20 — 26. Io voglio che tutti gli uomini siano uno. Il Padre, il Figlio e lo Spirito S. sono tre, eppure noi siamo uno. Tutto è comune fra di noi. Così, tu devi essere uno in noi, proprio come noi siamo Uno.
Ecco a quale dignità ti ho elevato.

Cristiano,figlio mio,riconosci la tua dignità!


ORA DI ADORAZIONE 23—VI—2003

Per anni e anni, per decenni, una grande folla si è accalcata sin dalle prime ore del mattino, quand’era ancora buio, anche sotto la pioggia, davanti alla porta della chiesa di uno sperduto convento di frati, per accaparrarsi,all’apertura di essa,un buon posto davanti all’altare, dove un umile frate cappuccino avrebbe celebrato la S. Messa. Da allora, oggi, domani, si parlerà sempre della Messa di S. Pio da Pietrelcina. Perchè? Cosa c’era di tanto attraente e straordinario in quella Messa? Era una vera, santa Messa. Ecco la risposta. Ora noi ti chiediamo, Signore, che Tu, quale divino Maestro, ci spieghi qual’è la vera Messa, quella che tu hai istituita, vissuta, eternata, e che tanto desideri sia vissuta anche da noi, quale partecipazione intima al tuo divin Sacrificio. E’ una grande grazia che ti chiediamo. Parla, Signore, noi siamo qui ad ascoltarti. Mio caro amico, prima della mia agonia nel Getsemani, ho detto al Padre mio: Né soltanto per questi (i miei apostoli) prego; ma prego anche per quelli che crederanno in me, per la loro parola". Pensavo a te. Sulla croce ho pregato di nuovo: "Padre, perdona loro...". E tu eri nel mio pensiero. Io penso ancora a te e prego per te, proprio nel medesimo modo,in ogni Messa. Il tuo Dio prega per te. Che cosa potresti desiderare di più? La Messa è un atto di adorazione perfetta. Prima della mia venuta sulla terra, non un uomo, non una donna, neppure mia madre potevano offrire alla Trinità un culto perfetto. Ora, tu puoi far salire al cielo un omaggio perfetto ogni volta che viene celebrata la Messa. Che cosa è un’adorazione perfetta? E’ la rinnovazione del mio sacrificio sul Calvario. Ricorda la mia passione. Rivivi la mia agonia nel Getsemani; richiama alla tua mente il profondo disprezzo col quale le mie creature mi sputavano in viso; lascia che la tua carne frema sotto i colpi di frusta; trasporta la pesante croce fra le orde scatenate; lasciati inchiodare sopra di essa e sospendere fino al momento in cui la morte misericordiosa porrà fine ai tuoi dolori. Ecco la Messa! La Messa, tuttavia, è molto più di questo. Altri uomini sono stati crocifissi e le loro croci non furono degli altari da cui saliva un’adorazione perfetta, la loro morte non era la Messa. La Messa è più che la sofferenza. Essa consiste essenzialmente nell’unione della volontà umana dell’Uomo—Dio alla divina volontà del Padre suo. Senza l’offerta della mia volontà avrei potuto essere sospeso per sempre alla croce senza che ci fosse né adorazione perfetta, na redenzione dell’umanità, na Messa. La Messa è l’offerta completa della mia volontà al Padre mio fino alla morte. E' il dono della mia vita intera con la croce come punto culminante. Il Calvario fu l’atto supremo del sacrificio a causa dei tormenti che sopportai a causa dell'amore con il quale li soffrii e per il fatto che colui il quale si offriva era lui stesso Dio. Tale offerta d’amore, tale suprema adorazione,la rinnovo in maniera incruenta ogni volta che viene celebrata la Messa. Cominci ora a comprendere un po’ meglio quanto perfettamente la Messa glorifica Dio? Sull’altare, io presento me stesso al Padre mio per le mani del Sacerdote, la stessa adorazione, la stessa riparazione, le stesse azioni di grazie, le stesse domande e lo stesso amore che gli ho donato sulla croce. Io mi abbandono interamente alla sua volontà. Giacché, come uomo, sono il punto culminante della creazione, la più perfetta delle creature, l’umanità introdotta nella Trinità stessa, e giacché unisco interamente la mia volontà alla sua, io do una testimonianza perfetta che Dio è il padrone supremo e che tutta la creazione gli è interamente sottomessa: ecco l’adorazione. Signore, divino nostro Maestro, dopo queste tue prime parole con le quali, ci hai aperto uno spiraglio di luce nella comprensione della S.Messa, noi ci accorgiamo di essere colpevolmente inavveduti allorché ci incamminiamo per venire alla Messa. Dovremmo avere le stesse disposizioni che avevano le pie donne salendo il Calvario, e portare i nostri sacrifici quotidiani per unirli al tuo Sacrificio. Invece... Si, figli miei, io sono contento di vedervi e di accogliere - benché pochi - tutti i vostri sacrifici, e di unirli al mio Sacrificio, dal momento che io dono tutto me stesso in riparazione per tutti i peccati dell’umanità. Così la mia completa sottomissione alla volontà del Padre mio e a quanto egli permette, sottomissione che comprende quindi non solo quanto egli stabilisce ma anche quanto permette, io soddisfo per tutte le ribellioni degli uomini: questa è la riparazione. Io mi dono al Padre per lodarlo come il grande benefattore dell’umanità, e la lode che io offro vale quanto tutti i doni che egli ha diffuso: questa è l’azione di grazie. Io mi offro in riparazione, dicendo ancora una volta: "Padre, perdona loro, e non solo accorda il tuo perdono, ma effondi su di loro un torrente di grazie così che, sinceramente pentiti delle loro offese, siano purificati dai loro peccati e le loro anime divengano bianche come la neve". Io domando perdono per te! Chiedo al Padre di accettare la mia offerta come se fosse tua: il mio sangue come il tuo, il mio corpo come il tuo, la mia completa volontà come la tua; chiedo che la mia riparazione, la mia adorazione, le mie lodi, le mie domande e il mio amore ti siano computati come se fossero tuoi. Sulla croce e durante la Messa, la mia bocca diviene la tua e con essa tu lodi il Padre. Le mie mani forate dai chiodi, divengono le tue con le quali tu servi il Padre. I miei piedi, fissati sulla croce, divengono i tuoi con i quali tu cammini nelle vie del padre. Il mio cuore aperto dalla lancia, diviene il tuo, e attraverso di esso, silenziosamente, tu fai passare il tuo amore per il Padre. I miei pensieri sempre orientati verso il Padre, divengono i tuoi e per essi tu offri al Padre tutto il tuo essere. Mio altro me stesso, tu partecipi alla mia Messa. Tu partecipi ugualmente alle mie opere. Proprio come io ho portato sulle mie spalle non solo la croce, ma i peccati del mondo intero, anche tu, nella misura in cui io lo permetto, porti i peccati dell’umanità passata, presente e futura. Anche tu hai il potere di acquistare la salvezza del mondo. Sei incaricato anche tu della redenzione delle anime. Tu adori per coloro che non adorano, per coloro che adorano raramente, per coloro che adorano con indifferenza. Tu rendi azioni di grazie per gli altri; ringraziamento ed amore; riparazione e supplica. Quanti dipendono da te! Quanti peccatori, increduli, empi e indifferenti hanno bisogno della grazia delle tue Messe! Quante anime del Purgatorio reclamano il tuo aiuto! Tu hai nelle tue mani la possibilità di provvedere all’energia spirituale di tutta la mia Chiesa. Per quanto tu sia indigente per te stesso, tutto quel che io posseggo è tuo. Una Messa devotamente offerta in unione totale e perfetta con me può fare più del necessario. Una tale Messa fa più per la pace e la felicità sulla terra che tutte le conferenze di tutti i capi del mondo, dall’inizio dei tempi. Mio altro me stesso, ama la Messa, perchè è questa che porta la salvezza al mondo.

ORA DI ADORAZIONE 14—V—2003

Signore, come sono belli i tuoi tabernacoli; com’è dolce stare con te! Purtroppo il lavoro quotidiano ci porta altrove, e spesso anche il cuore se ne allontana. Insegnaci, Signore, a rimanere nella tua intimità senza distoglierci. Noi siamo qui ad ascoltarti. Parlaci, Signore. Figliuoli: avete mai letto dalla S. Scrittura il libro di Tobia? In tre quarti d’ora potete leggerlo tutto e gustarlo. In esso, il mio arcangelo Raffaele, prima di tornare in cielo, raccomanda a Tobia e ai suoi familiari:"Servite Dio sinceramente,e fate quello che è gradito agli occhi suoi". Io desidero che i tuoi giorni siano pieni della gioia e della pace che ti ho lasciata in eredità. - Tuo unico pensiero deve essere quello di fare la mia volontà, momento per momento, nei compiti e nelle circostanze che incombono su di te. - Fai questo e tutto il resto seguirà il mio piano divino per la tua felicità di oggi, di tutti i giorni, di tutta l’eternità. Non ti lasciare prendere troppo dal successo del lavoro quotidiano. Non temere l’insuccesso. Molto spesso tu abbandoni i tuoi doveri perché temi di non compierli alla perfezione. - Domandati: "Che cosa desidera il mio Dio?". E allora fallo esattamente. Non rimandare il tuo lavoro da un giorno all’altro. Non ti dico di agire precipitosamente, ma tu conosci da te la differenza fra il prepararsi ed il mettere da parte la cosa. Agostino, uno dei miei Santi, ha detto: "Dio ci ha promesso il perdono dei nostri peccati; non ha promesso l’avvenire ai nostri indugi". Non desiderare di fare altri lavori se non quelli prescritti dal tuo dovere del momento presente. Dimmi:"Mio Dio, io voglio eseguire questo lavoro, giacché esso è l’espressione della tua volontà su di me in questo momento". Intraprendi le opere che, senza il mio amore, non oseresti compiere. Ti donerò la grazia di ricordare che non è necessario affrettarti, di seguire un orario. Ti aiuterò a sorridere e ad essere sereno. Lavora con calma e con pace, compiendo tutto quel che potrai, poi fermandoti quando sarai stanco e inefficiente. Abitualmente non voglio che tu lavori fino ad essere sovraccarico e spossato. Lavora con attenzione e diligenza, ma senza tormentarti ed angustiarti. Magari rivolgendo a me nel tabernacolo, di tanto in tanto, un pensiero d’amore. Tu puoi essere attento e applicato pur rimanendo tranquillo e sereno. Ma non puoi essere in pace e lavorare bene quando ti poni al tuo lavoro con animo inquieto ed agitato. Non ti ricordi che ho ripreso Marta, in casa sua, a Betania, perchè ella si turbava per molte cose? Non l’ho rimproverata perché ella era occupata o applicata al suo lavoro, ma perché ella era agitata. Non lasciarti mai turbare. Vorrei che tu eseguissi i tuoi compiti quotidiani senza ansia febbrile e veramente a bell’agio. Compili pacificamente, uno alla volta, senza cercare di far tutto nel medesimo tempo. Io ho creato i giorni di 24 ore, con un tempo per lavorare ed un tempo per riposarsi. Il giorno è sufficientemente lungo perché tu compia quanto mi attendo da te ,purché tu segua un certo programma di vita e cerchi solo la mia volontà. Devi maneggiare con una mano i beni di questo mondo, e con l’altra stringi fortemente la mano del Padre tuo che è nei cieli, rivolgendoti a Lui di tanto in tanto, per vedere se le occupazioni o i tuoi atti gli sono graditi. Così Dio lavorerà con te, in te e per te, e ne sarai consolato. Pur lavorando coscienziosamente però, tu non riuscirai sempre bene. I tuoi migliori sforzi non incontreranno sempre l’approvazione di tutti. Tuttavia non lasciarti abbattere. Offrimi la tua naturale delusione. Dimmi che poiché questa delusione ti capita col mio permesso, non vorresti che fosse altrimenti; dimmi che tu la vuoi. Nell’offrirmi la tua delusione, questa produrrà l’effetto di un antisettico posto su di una ferita: brucia: ma è indispensabile alla guarigione. Compi perfettamente il tue dovere di ogni istante per amore del Padre mio, dello Spirito Santo e per me. Non farlo a metà, ripromettendoti di fare alla perfezione quello di domani o dell’ora seguente. Adempi perfettamente la tua azione per quanto ti è possibile, come un atto di puro amore per la Trinità. La più grande lode che tu possa indirizzarmi, guidando l’auto, facendo una passeggiata, preparando un pasto, studiando una lezione, subendo una cattiva accoglienza o godendo di un divertimento, consiste nel darti completamente a questa occupazione, perchè è quella che, in quel dato momento, io voglio che tu compia. Si, andare a letto la sera, anche se preferiresti vegliare, perchè tale è la mia volontà, e unicamente per amore, questo val di più che una notte di veglia e di preghiera in cui ti affaticheresti tanto da non poter compiere perfettamente il tuo lavoro l’indomani. Ecco come potrai essere quel che io desidero in tutte le occupazioni quotidiane. Al mattino fa un atto di abbandono totale, di confidenza completa per tutti gli avvenimenti della giornata, che accadranno solamente col mio permesso. Richiama alla mente il pensiero che ogni istante è un SACRAMENTO; ogni evento una manifestazione di grazia. Durante il giorno rinnova frequentemente quest’atto di abbandono: una sola parola,uno sguardo verso di me,un rivolgerti al tabernacolo più vicino da dove io ti seguo, sono sufficienti. Prendi la risoluzione di non affrettarti nelle tue azioni. Prendi la risoluzione di fare ogni cosa con calma, con perseveranza, senza irritarti, senza preoccuparti troppo di quel che pensano gli altri. FA’ UNA COSA ALLA VOLTA. E fa', ogni cosa, per quanto ti è possibile, unicamente per me.
Agisci così e sarai quel che io desidero. 

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