Caro amico, Padre Pio ti manda a dire
a cura di Padre Marciano Morra
volume primo
Edizioni Casa Sollievo della sofferenza San Giovanni Rotondo

Madre significa martire pag. 159
Pagg. 26-27
Pagg. 27-28
Pagg. 42-43-44
Pagg. 149
Commenti di alcune lettere di Padre Pio commentate da Padre Illuminato Pazienza da San Giovanni Rotondo
"Sii buona col prossimo, e non usare gl'impeti di collera; proferisci nelle occorrenze molto spesso queste parole del maestro: " Io li amo questi prossimi, Padre eterno, perchè tu li ami" e tu me li hai dati per fratelli, e vuoi che come tu li ami, così io li ami; e particolarmente ama coteste bambine tue discepole, con le quali la mano stessa della provvidenza divina ti ha accompagnata e legata con un legame celeste. E non ti impressionare degli scatti d'impazienza che sei solita commettere perchè in questi casi non ci sarà colpa se no quando procedono da volontà riflessa, cioè avvertentemente senza violentarsi per calmarsi. Sopportate codeste povere bambine, accarezzale pure, tienile nel tuo medesimo cuore, come io ti tengo nel mio, avendo un grandissimo e particolarissimo desiderio pel tuo spirituale perfezionamento, avendomi Dio stesso obbligato a tanto. (Epist. III.)

Erminia Gargani, assieme alla sorella Maria, fondatrice della Congregazione delle Apostole del Sacro Cuore, è una delle figlie spirituali di Padre Pio più seguite, guidate ed assidue. Ci sono pervenute ben 69 lettere di Padre Pio a lei dirette, dal 6 dicembre 1916 al 31 maggio 1923.
Quest'abbondante corrispondenza pare sia già giustificata dal fatto che Erminia ha avuto una vita interiore molto provata da contrarietà e delusioni. Compiuti gli studi dell'istituto magistrale e ottenuto l'insegnamento a Casalnuovo Monterotaro, lo esercitò con molta bravura e con splendidi successi, apprezzamenti e riconoscenza. Nel frattempo s'era innamorata d'un bravissimo giovane, Carlo Agnusdei, con quale intendeva formare una sana e cristiana famiglia. Ma i genitori del ragazzo avversarono fortemente questo sogno e il povero Carlino per il dispiacere si avvelenò, con grande dolore della Erminia, che riuscì però a convincere il giovane a confessarsi prima di morire. In seguito avrebbe voluto abbracciare la vita consacrata, ma il padre le si oppose energicamente, tanto che, col consiglio anche di Padre Pio, desistette dal proposito.
Insieme all'insegnamento si dedicò costantemente all'apostolato, collaborando attiavamente col parroco nelle diverse opere di bene anche quando si trasferì a Morra Irpina, suo paese natale. Non lasciò mai la frequenza della chiesa e dei scramenti fino alla morte, avvenuta per infarto a 79 anni il 28 agosto 1962. In questa lettera Padre Pio, rispondendo alla Erminia che gli chiedeva di estirpare dal suo cuore imperfezioni, difetti e cadute, suggerisce pazienza, tempo e impegno sincero sotto la guida di chi per lei teneva il posto di Dio. " L"amor proprio, la stima di sè medesimi, la falsa libertà di spirito, sono radici, che non si possono facilmente svellere dal cuore umano finchè si sta in cotesta vita mortale, ancorchè si possa moderare e diminuire la qualità e la forza loro mediante la pratica delle virtù contrarie e particolarmente dell'amore di Dio."
Segue poi una profonda considerazione sui tre aspetti della carità. l'amre di Dio, l'affetto per se stessi e la dilezione per il prossimo.
L'amore di Dio "Gitta spesso fra il giorno tutto il tuo cuore, il tuo spirito e il tuo pensiero in Dio con una grande confidenza, amore, collaborazione, fiducia. L'affetto a se stesso, che richiede pazienza, desiderio di migliorare:" Non ti spaventare mai di vederti miserabile e ripiena di cattivi umori, pensa al tuo cuore con un gran desiderio di perfezionarlo... non trattenerti nei sentimenti e consolazioni, ma nelle risoluzioni, propositi ed aspirazioni, che la fede, la guida e la ragione ti ispireranno". Non i risultati contano, ma l'impegno sincero.
La dilezione del prossimo Questo è il punto contemplato nel brano che abbiamo letto all'inizio Padre Pio ricorda che il fondamento dell'amore del prossimo è l'amore che Iddio ha per i suoi figli. " Io li amo questi prossimi, Padre Eterno perchè tu li ami." Il prossimo sono nle persone con cui abbiamo a che fare quotidianamente. Per Erminia sono "coteste bambine tue discepole", brave o discole che siano Padre Pio vuole che le ami e le porti nel suo cuore, "come io ti tengo nel mio". Importante anche qui la motivazione dell'amore per il prossimo e dell'impegno di migliorarlo: Avendomi DIO stesso obbligato a tanto". Non la simpatia, i meriti, le buone qualità del prossimo, ma il compiacimento di DIO. " Io li amo, perchè tu li ami".
" Mi dite che avete sbagliato la strada della perfezione nei primi anni della nostra vita. Io non sto qui a ribattere quanto vi sia di vero di questa vostra gratuita asseerzione. Tengo fermo solamente nel dichiararvi nel Signore di trasmettere per sempre questo vostro convincimento, che del resto è pura tentazione, almeno nel suo modo. "Quando dunque vi assalirà il timore del passato, pensato che esso è perduto nel pelago della celeste bontà; ed allora pensate al presente, in cui Gesù è con voi e vi ama; pensate all'avvenire; quando Gesù ricompenserà la vostra fedeltà e rassegnazione, o meglio tutte quelle grazie che egli vi ha prodigate e di cui voi certo non vi siete maliziosamente abusata. Dunque vorrei pregarvi nel dolce Signore di deporre per quanto è possibile, ogni timore ed avere sempre confidenza, fede, amore".
(Epist. III 148)

Padre Pio risponde a una sua diletta figlia spirituale, la buona Francesca, di cui conosciamo solo pochi cenni biografici: era amica e confidente delle sorelle Cerase, insegnava catechismo ai bambini della prima comunione, aveva una sorella molto devota e un fratello lontano dai sacramenti, era di famiglia agiata, molto sofferente e caritatevole.
Al contrario, dalle lettere di Raffaelina Cerase emergono numerosi aspetti della sua grande statura spirituale. Eccone alcuni. "anima buonissima, vergin raccolta e silenziosa", fa la sua comunione tutte le mattine", "Anima profonda nelle vie di Dio; la sua vita: lavoro e preghiera.", Francesca è assetata di luce, di conforto, di consiglio, perché è un'anima piena di dubbi, incompresa anche dai suoi confessori.."
Anche Padre Agostino la stimava moltissimo. "Sono contento d'aver conosciuto quell'anima so che dal cielo penserà anche al mio spirito", quell'angelo benedetto.. mi raccomando alle sue preghiere" "Beata quell'anima che ha saputo amar tanto bene, sebbene nascostamente, il nostro Dio".
Padre Pio aveva per lei una profonda stima, un sincero affetto e una cordiale simpatia. Tra le due anime s'era stabilita misteriosa corrente spirituale di collaborazione, alimentata e sviluppata attraverso le comuni preghiere e vicendevoli sacrifici. Stima e venerazione che Padre Pio esprime esplicitamente alla notizia della sua morte: "Quante lacrime vennero versate unicamente per la considerazione della non piccola perdita che ha fatto con lei la chiesa militante. Dinanzi a questa figura mi sento compreso da immensa venerazione, come dinanzi a una crisi spirituale, particolarmente intesa e sentita dalla medesima. Il suo contenuto riflette la dottrina e gli insegnamenti di Padre Pio e dei suoi maestri di spirito, i cardini sui quali Padre Pio fondava la sua spiritualità e quella dei suoi discepoli.
Anzitutto notiamo l'invito alla calma interiore, Padre Pio ha sempre condannato l'agitazione e il turbamento interiore: non giovano a niente e oscurano la visuale della realtà.
Poi viene inculcata una forte, perseverante, incrollabile fiducia nella infinita bontà divina.
Fondamento di questa filiale fiducia è la certezza che il Signore ci ama d'immenso amore, è con noi e per noi.
Questa illimitata fiducia in Dio comporta però la piena accettazione della sua volontà e la volenterosa e generosa collaborazione nei suoi intenti: "Siate umili e lasciate che Gesù liberamente operi in voi e preparategli un cuore mondo, un cuore contrito, scevro da ogni turbamento, stante che ogni turbamento e un grande impedimento alle libere operazioni divine".
Sovente un ostacolo al pieno abbandono in Dio è il ricordo degli errori reali o supposti della vita trascorsa, Padre Pio afferma che questo timore è una pura tentazione, rigurgito dello spirito di orgoglio e di superbia, che fa presumere che la santità sia frutto delle nostre opere e non dono gratuito ed esclusivo di Dio. "Il passato è perduto nel pelago della Celeste bontà".
Un'altra tentazione è che la sensazione di insoddisfazione, di vuoto interiore e di ardente sete di Dio, possa essere segno del rifiuto e quindi della lontananza o assenza di Dio. Anche qui Padre Pio è chiaro e spiega che al contrario questa sete insaziabile è proprio la priva che si ama, si cerca Dio.
Calma , fiducia in Dio, umiltà, collaborazione ai divini voleri, abbandono all'amore paterno di Dio, desiderio ardente di lui, sono questi i mezzi che Padre Pio suggerisce alla "buona Francesca" e a tutti i suoi devoti per essere sicuri di camminare sulla giusta via, sono i segni che rivelano la verità e giustezza di ogni cammino spirituale.
Mio Dio, pronto sarei a subire mille inferni di questa lotta purchè entrasse uno spiraglio di luce nella mia mente, che mi accertasse che in mezzo a tutto questo io ti ami. Si, mio Dio, non tardare a venirmi in aiuto: non vedi che non ho più forza di combattere, e che ogni energia studiata è continuamente infranta? O mio Dio, tu che in me misuri l'estrema amarezza del mio spirito, non tardare a venirmi in aiuto. Tu solo puoi e devi trarmi fuori da questo carcere di morte. Ah no! Io non mi stancherò nella mia stanchezza di gridare forte con Giobbe: anche che tu mi uccidi, io non cesserò di sperare in te." Questo brano fa parte di una lettera di Padre Pio, scritta nel febbraio del 1923 al suo Direttore Spirituale Padre Benedetto Nardella di San Marco in Lamis.
Padre Pio, che già da diversi anni aveva ricevuto il dono delle stimmate, la trasverberazione e godeva di tanti altri carismi: visioni, estasi, bilocazione ecc, in questa lettera e in quelle precedenti parla di una furiosa battaglia, che si svolge nel suo intimo.
Lo stato d'animo in cui si trova è da lui paragonato a una furiosa tempesta "La tempesta è per sommergermi e temo che qualche volta non sia stato realmente sommerso. Le acque della tribolazione sembrami che debbano soffocarmi da un momento all'altro Paragona la sua sofferenza a mille infermi, a "un chiodo fisso che gli schianta il cuore e gli buca il cervello".
E' l'assillante e mortificante dubbio, "che-dice- in tutto questo inferno io non ti offenda, che in tutto questo io ti ami " Il pensiero di non essere in grazia agli occhi di Dio, il dubbio dell'abuso dei santi sacramenti, di non aver trattato santamente le cose sante, il non essermi confessato tutto e bene è una spina che mi lacera continuamente il cuore e non so a quale santo più votarmi, non so quale mezzo più adoperare!" Epist. I, 1255 Una battaglia spirituale senza tregua, che lo prostra, anche fisicamente e lo immerge in una " estrema amarezza " dello spirito.
E a calmare questa furiosa tempesta del suo spirito non valgono preghiere, grida e invocazioni sue e degli altri " Nulla vale a rimuovere ed anche ad alleggerire la tribolazione a cui è assoggettata l'anima mia,; prego, ma nessun raggio di luce viene dall'alto: il mio continuo chiedere aiuto all'Altissimo mi fa disseccare la gola. Mio DIO, chi mi libererà da questa dura prigione da questo duplicato inferno?" Epist. I, 1256. Non le assicurazioni di Padre Benedetto: L'offesa di Dio? Ma questa è la corona di tutte le crocifissioni" Né la speranza e la promessa che " presto questa pesante croce cadrà e tornerà il sereno e la pace dell'anima". Ogni studiata energia è continuamente infranta".
Né quelle delle anime, che per lui pregano e palpitano, " che tutto questo soffrire è permissione e dono di Dio."
Egli che nella stessa lettera è capace di dire al suo padre spirituale: " Le ansietà angosciose disseccano e isteriliscono la pietà cristiana", per se stesso non sa trovare ragioni, conforto, sollievo e come una vittima predestinata e rassegna grida al suo Signore . "Anche che tu mi uccidi , io non cesserò di sperare in te".
E' una febbre cocente che rasenta il delirio: è la febbre dell'amante che è convinto di non piacere all'amato e ne soffre da morire.
Che dire, cosa pensare, fratelli carissimi? E' vero: tutto questo soffrire è grazia, dono riservato alle anime elette, è segno della predilezione divina. La mano dello scultore divino a colpi di martello va modellando lo spirito di Padre Pio per renderlo viva immagine di Gesù Crocifisso. Però quale grande insegnamento per noi e per tutti coloro che s'ispirano alla spiritualità di San Pio.
Fino a che punto noi ci impegniamo ad amare il Signore? Fino a che punto ci preoccupiamo di non offenderlo e ci rattristiamo dei nostri peccati o ci diamo pensiero che Dio possa essere sdegnato con noi?
San Pio ci ottenga dal Signore un po' del suo amore e del santo timore di Dio.
Pensieri e frasi di Padre Pio

"Chi parla semina, chi ascolta raccoglie."

"Non si è mai sentito dire che uno si sia rovinato per fare la carità Per l'avarizia, si."

(dette ad Enzo Picciafuoco)

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