Testimonianze di gratitudine e piccoli suggerimenti

Il bimbo era in coma. E non vi erano segni di recupero

La sera del 12 novembre 1997 mio marito ed io stavamo tranquillamente cenando quando all'improvviso una telefonata ci gettò nello sconforto.
Era mio cognato, residente a Cles (Trento), che ci informava che suo figlio Eddy, di undici anni, era stato trasportato in elicottero d'urgenza all'ospedale Borgo Trento di Verona. Era rimasto vittima di un incidente provocato da un pirata della strada che lo aveva investito a folle velocità mentre transitava in bici in pieno centro abitato.
La prima diagnosi rivelava gravi lesioni al cervello: si trovava in stato di coma. I medici del reparto di Rianimazione non davano grosse speranze.

La mattina seguente, ho telefonato ai confratelli di San Pio a San Giovanni Rotondo per le raccomandazioni e le preghiere e mi sono recata nella chiesa dove ci riuniamo a pregare con il gruppo di preghiera di Amelia (Terni) «Maria Ausiliatrice».
All'uscita padre Angelico, il nostro direttore spirituale, mi ha confortata e assistita: l'incontro mi è sembrato di buon auspicio.
Il giorno dopo io e mio marito siamo partiti subito alla volta di Verona: arrivati all'ospedale, il quadro che ci si presentò era davvero tragico: il bimbo era ancora in coma e non vi erano segni di recupero.

In quegli attimi tremendi, sostenendo e incoraggiando i genitori, consegnai nelle mani della mamma un'immaginetta di San Pio, prima che lei entrasse a visitare per i soli cinque minuti concessi il figlioletto.
All'uscita, mi raccontò di aver trovato accanto al letto del figlio un frate, che le aveva chiesto se fossero credenti: la mamma di Eddy gli mostrò in tutta risposta l'immagine di San Pio che io le avevo dato qualche istante prima. Allora il frate benedì il bimbo e uscì.
Tutto finì lì. Nessuno mai si è chiesto chi fosse quel frate, perché era lì, da dove veniva. Il bambino, il giorno dopo, lentamente, incominciava il risveglio. Il primario del reparto di Rianimazione cominciava a dare qualche speranza ai genitori.

La convalescenza di Eddy è durata due anni. Oggi è un ragazzo meraviglioso, bello, buono. Ha terminato gli studi, lavora.
Data la distanza che ci separa ci vediamo una o due volte l'anno e in queste occasioni, da quando è accaduto il fatto, sempre torniamo a parlare di quei tragici momenti. Sempre, mia cognata, ricorda la coincidenza di quel giorno: «Mi hai dato l'immagine di Padre Pio e io entrando a visitare Eddy ho trovato un frate!».
Quest'anno, parlandone ancora le ho chiesto: «Ma come era vestito questo frate?». E mia cognata mi risponde: «Da frate, altrimenti come potevo sapere che era un frate?».
Ci siamo guardate e siamo rimaste in silenzio per qualche secondo. Poi lei ha aggiunto una cosa che non ci aveva mai raccontato fino ad oggi, cioè che il frate disse: «Lo benedico con l'olio santo, non per l'aldilà ma per il ritorno in vita».
Nessuno sarebbe potuto entrare anche solo per un minuto in quelle stanze senza camice e copriscarpe sterili che il personale del reparto distribuiva severamente soltanto a chi era autorizzato a visitare i propri cari per pochissimi minuti! Adesso, con pacata chiarezza, comprendo tutto. San Pio non ci ha dato la possibilità di capire tutto subito, ma per la sua intercessione io lo avevo già ringraziato.

di Maria Benedetti
Casa Sollievo della Sofferenza

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