Testimonianze di gratitudine e piccoli suggerimenti

Ora di adorazione 23/03/2005

Signore, riflettendo nel male del peccato, riusciamo a capire quanto questo fa male al tuo cuore, ma poco ci accorgiamo del male che facciamo al nostro stesso cuore. Talora confessiamo il nostro peccato con un sorrisetto sulle labbra, pensando più a quanto è facile ottenere il tuo perdono che non all'offesa fatta alla tua giustizia, il che comporta una pena da scontare. - In altre parole:
non solo è affievolito in noi il senso del peccato, ma anche il timore che dovremmo avere di offenderti. In questo stato d'animo, possiamo proprio star tranquilli?
Figlio mio, come puoi star tranquillo non pensando alla pena che dovrai scontare, qui o in purgatorio, per i peccati commessi?
Voglio almeno ricordarti ciò che ti ho detto nel libro di Tobia: "Quelli che fanno il peccato e l'iniquità, sono nemici della propria anima". Quindi non solo nemici miei!
Abbi timore di offendermi, perché io sono giusto e amo la giustizia; dò a ciascuno secondo il merito; assicuro il bene di ciascuno facendo rispettare la mia legge.
La disobbedienza della creatura rompe l'ordine stabilito della mia Sapienza, distrugge la giustizia. Quando l'uomo vuole elevarsi al di sopra del suo Creatore per disprezzarlo, l'ordine viene turbato.
Questo disordine sarà riparato dalla giustizia divina. Il mio infinito amore per il bene, genera il mio odio per il male; ne segue che la mia giustizia è inesorabile e deve ispirare il timore. Ciò che è terribile per il peccatore è ammirabile in Dio.
Pensa a questa inflessibile giustizia che ha privato della visione divina una moltitudine di spiriti celesti e di creature umane colpevoli di essersi ribellati alla mia volontà santissima. Nulla può piegare la mia giustizia, né il numero, né la bellezza dei condannati, né l'odio che mi porteranno, né le pene senza fine che questi dovranno subire.
Pensa alle esigenze di questa giustizia. Io ho versato il mio sangue per espiare l'offesa e riscattare il colpevole.
Se il peccato mortale macchia l'anima al momento della morte, tutti i tormenti già subiti forse non serviranno a nulla e la mia giustizia dovrà essere soddisfatta: l'uomo precipiterà per sempre negli abissi eterni.
Questa giustizia si mostrerà chiaramente nel giorno del giudizio, e tutti allora potranno constatare la perfetta equità del mio giudizio.
Ma, figlio mio, hai mai pensato alla pena in questa vita? La giustizia esige che la detestazione del peccato sia accompagnata da atti dolorosi per la natura, da una espiazione penitenziale.
Del resto il pentimento stesso è già una pena; l'accusa, una più grande ancora; vengono poi le penitenze che ci imponiamo volontariamente e l'accettazione delle sofferenze della vita.
Sappiamo bene, il disordine del peccato genera necessariamente la sofferenza.
La perfezione, il bene, la pace dell'uomo consistono nel riposarsi nel suo fine o nel tendere verso di esso; nel possedere me, tuo Dio, nel vivere con me, nell'essermi unito per la grazia e nell'osservare la mia legge. Ora, il peccato è la violazione della Legge, quindi vi è opposizione tra peccato e felicità.
Allontanandosi da me ci si allontana dalla Vita, dall'Ordine, dalla Pace. Che importa il piacere momentaneo, illusorio? Si sente ben presto il vuoto e la sofferenza. Ci si sente sperduti; ci si allontana dal retto sentiero; l'inquietudine nasce senza che al principio te ne accorgi; poi man mano ti rendi conto che sei caduto dall'alto, che ti sei allontanato dalle bellezze ideali che ti sorridono sempre. Se la tua vita è spesso turbata ed inquieta; se non ti dà quello che aveva promesso, è perché non sei creatura robusta nella Vita nuova portata da me. Troppo spesso appartieni insieme al regno della terra e al regno dei cieli.
La sofferenza, frutto del peccato, diventa un rimedio riparatore, accettala; essa è messaggera di Dio, di me, ti avvicina a me. Facciamo una pausa e ti spiegherò meglio.
Anzitutto, figlio mio, voglio farti meglio osservare come il peccato ti fa presto sentire il vuoto e la sofferenza interiore. E' la legge che voi uomini chiamate " la legge della giustizia immanente".
C'è nell'anima umana una giustizia le cui retribuzioni sono immediate e assolute. Colui che compie una buona azione è immediatamente nobilitato; chi commette un'azione bassa, è diminuito dal suo steso. Chi si spoglia dall'impurità si riveste al tempo stesso di purezza. Quando un uomo adopera qualche ipocrisia o qualche inganno, inganna se stesso; perde il contatto col suo vero essere.
Il fondo dell'anima si svela sempre. Il furto non arricchisce mai; come l'elemosina non rende più poveri; il sangue sparso ricade sempre sull'assassino. Non appena la minima menzogna si mescola a quel che diciamo, sia che entri in giuoco la nostra vanità, sia che cerchiamo di produrre una buona impressione, immediatamente l'effetto delle parole è viziato. Se tu dici la verità, sembra che l'universo vibri all'unisono e che ogni essere vivente si levi a rendere testimonianza, sino all'erba stessa le cui radici affondano nella terra. Poiché tutti gli esseri procedono dal medesimo spirito, che porta nomi diversi, amore, giustizia o sapienza, nelle sue diverse manifestazioni, come l'oceano riceve altri nomi quando bagna rive differenti. Quando si allontana da questi fini sublimi, 'uomo si priva di ogni potere e di ogni soccorso. Il suo essere si immiserisce indefinitivamente diviene un granello di polvere, un atomo, fino a che sbocca nel male assoluto che è la morte assoluta.
Figlio mio, ti ho parlato solo delle pene in questa vita, causata dal peccato, quanto ancora dovrei dirti delle pene da scontare nell'al di là. La morte - ben lo sai- è lo "stipendio del peccato", e il giudizio finale la tua destinazione eterna. Ma se tu aspiri a diventare un'anima eucaristica, come puoi conciliare il peccato con l'amore all'Eucarestia? L'uomo animale non può giacere o civettare col peccato e nello stesso tempo percepire le cose dello spirito. Ti converrà, dunque, darti all'espiazione mediante la carità, più la tua volontà è pronta e fervente nell'accettare la sofferenza, e più grande sarà anche la tua soddisfazione per il peccato. Non è il dolore per se stesso che purifica, ma quando questo è unito al desiderio dell'anima e accompagnato dalla contrizione del cuore.
L'espiazione ha per ultimo effetto di perfezionare l'anima nella pace. Pensa, infine, che in virtù della comunione dei santi, puoi espiare per i tuoi fratelli; che bell'atto di carità!
Pensa a tutto il male che dilaga nel mondo, e vieni qui, presso il tabernacolo; unisciti a me nell'espiazione, e godi di riparare il mondo.

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