La missione di salvare le anime: TESTIMONIANZE
tratte dal libro "IL PADRE" di Padre Marcellino Iasenzaniro

6 gennaio 2006 Mormorazione

Uno dei peccati per cui Padre Pio negava l'assoluzione era quello della mormorazione o maldicenza nella quale incorrono spesso anche quelli che si reputano cristiani..praticanti. Giustamente il Padre si mostrava severo con quelli che, forse senza rendersene conto del tutto, offendevano la giustizia e la carità. Disse ad un penitente : " Quando tu mormori di una persona vuol dire che non l'ami, l'hai tolta dal tuo cuore. Ma sappi che, quando togli uno dal tuo cuore, con quel fratello se ne va anche Gesù". Una volta, invitato a benedire una casa, arrivato all'ingresso della cucina, disse: " Qui ci sono i serpenti, non entro". E ad un sacerdote, che spesso vi si recava a mangiare, disse di non andarci più, perché lì si mormorava. Nella mormorazione oltre a mancare di carità si esprimono giudizi, contravvenendo a quanto dice Gesù: " Non giudicate". (Lc, 6,37)
Il Padre ammoniva " Solo Dio può giudicare, non noi". Padre Pio suggeriva un accorgimento: per evitare di emettere giudizi, bisogna non concepirne, altrimenti prima o poi si mette fuori quanto uno ha dentro l'animo. Anche se vediamo un delinquente, non possiamo dare su di lui nessun giudizio: solo Dio può vedere fino in fondo il cuore dell'uomo, né possiamo fare gli scandalizzati di fronte agli sbagli altrui, altrimenti il Signore permette che noi battiamo la testa nello stesso errore. Se qualche volta purtroppo siamo costretti ad esprimere un giudizio, facciamolo con larghezza di carità". Qualora un penitente in confessione si accusava di aver inavvertitamente sbagliato nell'esprimere un giudizio o in esso vi era stata anche una sola lieve esagerazione, il Santo domandava " L'hai ritrattato?". Anche dall'ironia il Padre metteva in guardia i suoi figli. Disse a Luciano Bellodi di Modena: " Per fare dell'ironia o dello spirito occorre avere cuore e cervello e saper valutare chi ci sta ascoltando, cioè la persona che ci sta davanti, perché la nostra ironia potrebbe ferirla profondamente e andare al di là anche dei nostri intendimenti". Sorella dell'ironia è la battuta mordace: Una signora, avendo saputo che una sua amica sarebbe scesa a San Giovanni Rotondo, la pregò di consegnare al Padre una lettera con l'offerta per una santa messa. Così davanti a lei infilò nella busta 10.000lire. Erano gli anni cinquanta e l'incaricata della commissione, vedendo questa generosa offerta, disse dentro di sé: Quanti soldi per una messa! Quando fu a San Giovanni Rotondo appena potè incontrare Padre Pio gli porse la missiva. Il Santo, guardando la busta chiusa, disse un po' divertito: " Quanti soldi per una messa!". La signora capì allora davanti a chi si trovava. Ed accettò la lezione. A suor Pura Pagani, che in confessione gli manifestava delle incomprensioni e dei torti ricevuti nell'ambito ecclesiastico, il Padre disse: " Devi perdonare. Anch'io ho perdonato". Narra Mario Sanci: " Nel mio ufficio di collocamento in una accesa discussione, un operaio mi dà un forte schiaffo, ne segue una denuncia ai carabinieri e l'operaio è ricercato per essere arrestato. Non può rientrare a casa, neanche per dormire e siamo nel periodo della Pasqua 1956. Dopo moltissime pressioni di amici ritiro la denuncia. Parecchio tempo dopo, mi reco a San Giovanni Rotondo per confessarmi da Padre Pio. Appena mi inginocchio, il Padre mi chiede: " Hai beneficato qualche padre di famiglia?". Il mio pensiero vola subito alla denuncia ritirata e rispondo: " Si, Padre, ma mi è costato uno schiaffo". Appena dico questo, vedo Padre Pio piegarsi tutto da una parte, mettersi la mano sulla guancia, come se quello schiaffo lo stesso ricevendo lui in quel momento. Io rimango imbarazzato ed addolorato. Il Santo si rialza e comincia: " Da quanto tempo non ti confessi?". Segue la mia confessione, che si conclude con l'assoluzione. Ogni tanto medito su questo episodio. Penso che il Padre abbia voluto mostrarmi che in realtà io ho dato a lui veramente uno schiaffo, quando, pur vantandomi di essere un suo figlio spirituale, non volevo perdonare a chi mi aveva offeso; ma devo aggiungere che da quel giorno, quando mi metto davanti al Crocifisso, vedo quanti schiaffi e colpi di flagelli ho dato a Gesù con i miei peccati. Quella lezione mi è stata salutare". Un signore si confessa da Padre Pio; terminata l'accusa dei peccati rimane in attesa che parli il Padre, il quale domanda: "Hai altro?". Avendo avuto risposta negativa, il confessore ripete la domanda. Al secondo no il santo chiede: " Con tuo fratello come va? Quali sono i vostri rapporti?". "Non mi parla, ma non è colpa mia. Mi ha fatto del male e si è allontanato da me. Io non so che fare", risponde il penitente. "Và a far pace", dice il Santo. "Ma , Padre, è lui che ha fatto del male a me, non io a lui", si giustifica il penitente. Ed il Santo: "E Gesù che colpa aveva, quando è salito sulla croce. Non è morto per le colpe degli altri ed anche per le tue?" E non volle dargli l'assoluzione. Una giovane signora, che diceva a Padre Pio di essere continuamente umiliata dalla famiglia del suo sposo, al termine della confessione si sentì dire pieno di dolcezza e comprensione: Hai il cuore pieno di odio per i parenti di tuo marito. Ne avresti motivo, perché hai ragione tu, ma per amor di Dio devi perdonare". Il Padre ha indicato alla penitente la via della pace interiore; insegna inoltre che la motivazione del perdono sta tutto e solo nell'amore che noi portiamo a Dio, al quale in realtà facciamo umile dono della nostra sofferenza, senza chiedere vendetta. Anche per S.L., insegnante - la quale aveva subito una grave ingiustizia che aveva segnato tutta la sua vita - c'è stata comprensione ed accoglienza da parte del Padre, ma in modo del tutto particolare. Nel 1956 andò a San Giovanni Rotondo, ma era un po' scettica nei riguardi di Padre Pio; vedendo che le donne facevano toccare le corone del rosario al confessionale, dove il santo svolgeva il suo apostolato, disse: "E' feticismo". Ma subito dopo aggiunse come una preghiera: "Signore, se veramente questo frate è un uomo di Dio, dammi un segno". La notte alle 2,30 si svegliò sentendo un intenso profumo di rose. Si domandò donde potesse prevenire: con lei non aveva nessuna boccetta di essenza odorosa e sul comodino c'era solo la cicca che aveva spento prima di addormentarsi. La mattina volle controllare se ci fosse un roseto nell'ambito della pensione che la ospitava. Niente! Recatasi in chiesa, si confessò da Padre Pio, accusando per primo il peccato che le pesava più sulla coscienza: " Io maledico la mamma del mio fidanzato, perché è stata causa della rottura del possibile matrimonio". Padre Pio le gridò: E chi sei tu, per giudicare? Quando ti sarai pentita tornerai qua". E le sbattè in faccia lo sportello del confessionale. Ritornata in albergo in preda ad una crisi isterica cominciò ad inveire: " Che santo è questo , che a me danneggiata non dà una parola di sollievo!? Aspettavo conforto ed ho trovato giustizia. E continuava su quel tono. Ma più passava il tempo e più aumentava la rabbia. All'improvviso avvertì un'ondata di profumo di viole . Tacque. Chiese poi alle altre amiche se lo sentissero; risposero di no. Si rese conto allora che Padre Pio le stava vicino nonostante la durezza dimostrata. Nel giro di un giorno cominciò a calmarsi. Ma con l'andar del tempo constatò con sua meraviglia che nel suo cuore non c'era più odio. Dopo un mese tornò a San Giovanni Rotondo ed il Padre le diede l'assoluzione. Il Padre chiese un giorno ad un penitente: " Tu sai fare l'esame di coscienza?". L'altro non fu pronto a dare la risposta, ed il Padre continuò "Vediamo. Se uno ti fa un torto, come ti comporti?". Rispose: "Ma! Padre, io da primo reagisco, poi mi pento e mi sforzo di perdonare". "Tu sei in errore, figliolo. Se uno ti fa un torto, mentre subisci il torto devi avergli già perdonato, senza reagire: il perdono, dopo aver reagito, è tardivo". Cleonice Morcaldi ricorda che negli anni 20 - durante il periodo in cui da parte di certa gente del posto si facevano arrivare a Roma voci calunniose sul conto di Padre Pio - un professionista di San Giovanni Rotondo, di ritorno dalla capitale, ove era andato per accusare il Santo, si recò in convento. Un frate, che era addentro alle cose, quando lo vide, avrebbe voluto impedirgli di avvicinarsi al confessionale della sagrestia, dove il Padre stava confessando. Ma il Santo disse al suo confratello di lasciar passare il dottore. E! Quanto tempo sei stato fuori!... Diamoci un abbraccio!" E lo abbracciò davanti a tutti. Il Padre metteva nella sfera dell'odio anche l'antipatia, avversione istintiva ed immotivata. In confessione una donna gli disse: "Padre, faccio fatica a salutare gli antipatici". E Padre Pio pronto: " Anche i pagani fanno così".

Lunedì 28 novembre

Nel Mese Mariano leggiamo come il Padre esprime a Padre Pellegrino il suo rammarico " Vengono a confessarsi con il solo scopo di chiedermi una preghiera per loro malattie o per i loro affari. La confessione non va avvilita così!". La stessa tristezza manifesta il Padre, parlando a Probo Vaccarini di Rimini. "Vengono quassù perché interceda per le loro comodità: la salute, il lavoro, un fortunato matrimonio, e nessuno mi chiede la grazia che è quella di accettare con amore le contrarietà che il Signore permette giorno per giorno". Fra Giovanni Sammarone, confratello di Padre Pio che dimorava a San Giovanni Rotondo, attesta: " A volte, quando come penitente non mi mettevo nella sua linea, mi diceva:" Ne, uagliò, se tu vuoi andare all'inferno, io non ci voglio andare. Tu ci vuoi tirare pure me". Il dott. Franco Lotti ci dice che un giorno trovò Padre Pio in camera, piangente. Chiesto al Santo il perché di quelle lacrime, si sentì rispondere: " Piango al pensiero di quando dovrò comparire al cospetto di Dio". Cercò egli di confortare il suo padre spirituale, esprimendo la sua intima convinzione che di colpe vere e proprie Dio non ne avrebbe poi trovato in lui nel giorno del giudizio. Padre Pio, che aveva gli scuri delle finestre della cella accostati ed era nella penombra, accese la luce e disse: " Prima tu non vedevi la polvere che sta su questo tavolino; ora la noti" E ritornando alla ragione del suo pianto, aggiunse: "Hai capito? Sono preoccupato non delle colpe che conosco, ma di quelle che Egli mi metterà davanti. Se io ho una colpa, mi metto in ginocchio ed egli mi perdona . Ma per quelle che ignoro mi darà il tempo di mettermi in ginocchio, prima di condannarmi?". E continuò a piangere dinanzi al figlio spirituale evidentemente imbarazzato. Un giorno Padre Pio pregò Padre Eusebio Notte, suo confratello di ascoltare la sua confessione sacramentale. Quando ebbe terminato l'accusa, scoppiò a piangere. Padre Eusebio rimase sorpreso ed osservò: " Ma, Padre, io non vedo la proporzione tra l'accusa dei peccati che mi avete fatto e la manifestazione di tanto dolore". Ed il Padre: "Figlio mio, il peccato non è solo la trasgressione della legge di Dio. No! Il peccato è soprattutto il tradimento dell'amore. Tu lo sai quanti doni ha fatto a me il Signore? Ed io come ho corrisposto? Io sono il più grande peccatore di questa terra!". E continuò nel suo piano accorato. Umberto Antonelli di Marcianise (Ce) tra il 1954 ed il 1955 venne a San Giovanni Rotondo e si confessò da Padre Pio. Quando terminò l'accusa dei peccati il Padre domandò : " Hai altro?". Al reiterato diniego si scatenò l'uragano. "Egli - racconta il penitente - con una voce che non era la sua, ma quella dello Spirito di Dio, gridò: " Vattene, vattene, perché non sei pentito ancora dei tuoi peccati!". Rimasi impietrito anche per la vergogna che provavo di fronte a tanta gente. Cercai di dire qualcosa, ma lui incalzò: "Stai zitto, chiacchierone, hai parlato abbastanza; ora voglio parlare io. E' vero o non che frequenti le sale da ballo?". Alla mia risposta affermativa disse: "E non lo sai che il ballo è un invito al peccato?". Stupito non sapevo che dire: nel portafoglio avevo il tesserino di socio di una sala da ballo, a cui io non pensavo minimamente. Promisi di emendarmi e dopo tanto mi diede l'assoluzione".

Ci dice M. G. : " Nel 1963 sono andato a confessarmi da Padre Pio, invogliato e accompagnato da Paolo Sartori. Non mi ha fatto neanche inginocchiare, aggredendomi con una scarica tremenda di parole di fuoco: il titolo più pulito è stato quello di sporcaccione. Credevo di morire dalla vergogna. Come Do ha voluto mi sono allontanato dal confessionale e, dopo essere uscito da un certo stato di confusione, sono andato da un altro sacerdote che mi ha detto: " Se Padre Pio ti ha trattato così, ti vuole bene. Vuole salvarti". E dopo avermi ascoltato con pazienza ha sentenziato: "Devi cambiare binario!". Avevo una religiosità superficiale, credevo di salvarmi l'anima solo recitando le preghiere della sera e segnandomi al mattino. Mi confessavo pure, ma continuavo a peccare. Tradivo la mia famiglia e nel commercio che esercitavo non sempre ero giusto. Dopo l'incontro col Padre però, qualcosa cominciò a cambiare: a poco a poco scopersi che il mio grande peccato era quello di non pentirmi. Continuai a scendere a San Giovanni Rotondo per rivedere il Padre: contai una prima, una seconda, poi ancora, fino a sette visite, a distanza di qualche mese l'una dall'altra, ma mi tenevo lontano dal suo confessionale. Una volta mi misi nella sala San Francesco dove il Santo sarebbe giunto dopo le confessioni delle donne, ma in un angolo solo per vederlo passare. Quando uscì dall'ascensore girai un po' la testa e lo seguii con la coda dell'occhio. La piccola folla di uomini si divise in due per fare spazio: egli serrò le braccia al petto e non si fece baciare le mani da nessuno. Venne invece verso di me e mi allungò la mano: la baciai e mi benedisse. Cominciai ad acquistare un po' di coraggio. Un giorno mi feci forza. Ed avendo la prenotazione mi accostai al confessionale, e come prima cosa dissi: " Padre, mi pento dei miei peccati". "E non è pentimento questo? Poi mi fece fare l'accusa dei miei errori e mi diede l'assoluzione. Quando mi allontanai dal confessionale mi sembrava di volare. Ad un sacerdote scrupoloso una volta Padre Pio chiese: "Hai detto bugie?". Sentendosi sotto analisi, il penitente divennepiù incerto e rispose: "Forse". E il Padre: " L'hai detto o no' Se non l'hai detto, perché dici forse?". A Mario Sanci, che nel 1946 si era accostato al confessionale più per chiedere la vista del corpo che quella dell'anima, il Padre pose la domanda di prassi: " Da quanto tempo non ti confessi'". "Non lo ricordo", rispose, mostrando una mancanza evidente di preparazione. Il santo confessore rimase un po' in silenzio e poi continuò: "Vai a messa?". "Ho mancato dieci o venti volte". "Uagliò, dopo dieci viene undici e non venti. Vattene". "Posso ritornare"?", chiese il penitente. "Si, ma devi fare un buon esame di coscienza", rispose il Padre. A B.P. che si era confessato, accusando di aver avuto dei cattivi pensieri contro la castità; il Padre chiese: " Quante volte?". Rispose: "Sei o sette". Al che il diligente confessore replicò: " Sette non è la stessa cosa di sei, perché indica un peccato mortale in più". E, non riuscendo il penitente a determinare bene il numero preciso delle trasgressioni, Padre Pio lo cacciò via. Il dott. Gusso, figlio spirituale di Padre Pio e per tanti anni direttore sanitario di Casa Sollievo della Sofferenza, osserva: "Quando Padre Pio dava un consiglio le sue parole erano dosate, chiare, accessibili a tutti. Nei suoi problemi morali la sua risposta non faceva mai sorgere incertezze. Anche fuori dalla confessione era sempre illuminato: stava alle battute di spirito e non si faceva trovare mai sprovveduto. A Padre Pellegrino così risponde il Padre: " Quando non do ad uno l'assoluzione, è a me che non la do". Con ciò il Santo intendeva dire che egli si sentiva di non aver fatto tutto ciò che sarebbe stato necessario, perché il penitente entrasse nelle condizioni per meritare il perdono di Dio: cioè non aveva pregato a sufficienza, non aveva sofferto e pagato abbastanza. Questo era il dramma che il venerato Padre viveva nel suo intimo nel rifiutare l'assoluzione ad un fratello: il processo quindi in confessione lo faceva prima a sé e poi all'altro! Don Pasquale Cantalupo si era confessato da lui " Ero malato ed il Padre al termine della confessione mi confortò e mi congedò. Mentre mi stavo allontanando dal confessionale, mi fermai e chiesi: "Padre non mi date la penitenza?". E padre Pio rispose: "Non ti basta quella che hai? Ne vuoi altra?"

Maria Teresa Brevi ci confida: "Mia mamma si è confessata da Padre Pio, il quale al termine dell'accusa delle sue colpe le disse: Non ti do la penitenza, perché già l'hai fatta. I tuoi peccati ti sono rimessi, perché da 23 anni hai un marito infermo sulla carrozzella. Tu hai fatto un lungo cammino faticoso, ma farai una morte serena e tranquilla". Le parole di Padre Pio si avverarono. Mamma fu colpita da un infarto alle 15,30. Fu chiamato il sacerdote che le diede l'Olio santo. Morì alle 20,30. Prima di spirare, ai cinque figli che erano intorno al letto disse: " Vogliate bene ai due gemelli". Erano questi i figli di una vicina. Mamma li tenne nella nostra casa per 14 anni. 25 n0vembre Padre Pellegrino un giorno disse al nostro Santo: "Padre, lei stamattina ha negato l'assoluzione per procurato aborto ad una signora. Perché è stato tanto rigoroso con quella povera disgraziata?". Rispose Padre Pio: " Il giorno in cui gli uomini, spaventati dal, come si dice, boom economico, dai danni fisici o dai sacrifici economici, perderanno l'orrore dell'aborto, sarà un giorno terribile per l'umanità. Perché è proprio quello il giorno, in cui dovrebbero dimostrare di averne orrore".Poi, afferrato con la mano destra l'interlocutore per il saio, gli calcò la sinistra sul petto, come se volesse impadronirsi del suo cuore, e riprese con un fare molto perentorio. "L'aborto non è soltanto omicidio, ma pure suicidio. " Perché suicidio?" domandò Padre Pellegrino. "Assalito da una di quelle, non insolite, furie divine, compensato da uno sconfinato entroterra di bontà e dolcezza", Padre Pio rispose: "Capiresti questo suicidio della razza umana, se, con l'occhio della ragione, vedessi " la bellezza e la gioia" della terra popolata di vecchi e spopolata di bambini: bruciata come un deserto. Se riflettessi, allora sì che capiresti la duplice gravità dell'aborto. Con l'aborto si mutila sempre anche la vita dei genitori. Questi genitori vorrei cospargerli con le ceneri dei loro feti distrutti, per inchiodarli alle loro responsabilità e per negare ad essi la possibilità di appello alla propria ignoranza. I resti di un procurato aborto non vanno seppelliti con falsi riguardi e falsa pietà, sarebbe un'abominevole ipocrisia. Quelle ceneri vanno sbattute sulle facce di bronzo degli assassini. A lasciarli in buona fede mi sentirei coinvolto nei loro stessi delitti. Di fronte al confessionale, dove Padre Pio ascoltava i penitenti, attendeva il suo turno Mario Tentori, seduto sulla panca. Mentre era intento a fare il suo esame di coscienza, sentì il Padre gridare: "Vai via, animale, vai via.!" . Le parole del Santo erano indirizzate ad un uomo, che si era appena inginocchiato ai suoi piedi per confessarsi e che usciva da dietro la tendina umiliato, sconvolto e confuso. Il giorno dopo Mario si mise sul treno a Foggia per far ritorno a Milano. Prese posto in uno scompartimento in cui c'era un solo viaggiatore. Questi cominciò a guardarlo con attenzione ed esprimeva nel suo atteggiamento voglia di iniziare un discorso. Finalmente ruppe gli indugi, e domandò "Tu ieri non eri a San Giovanni Rotondo, in sagrestia, per confessarti da Padre Pio'". "Si!", rispose Tentori. Riprese l'altro: "Noi eravamo seduti sulla stessa panca, io ti precedevo nel turno. Io sono quello che Padre Pio ha cacciato, appellandolo col titolo di "animale" . Ricordi?". "Si ", disse ancora Mario. Continuò il compagno di viaggio: "Voi che stavate intorno al confessionale forse non avete sentito le parole che hanno motivato il Padre a cacciarmi via Ebbene, Padre Pio ha detto testualmente "Vai via , animale, vai via, perché d'accordo con tua moglie hai abortito tre volte". Capisci? Il Padre, ha detto: Hai abortito!" . Si è diretto a me, perché l'iniziativa di fare abortire mia moglie era partita sempre da me". E scoppiò in un pianto dirotto che esprimeva - come egli stesso confessò - dolore, volontà di non peccare più e la ferma determinazione di tornare da Padre Pio per ricevere l'assoluzione e cambiar vita.? Il rigore di Padre Pio aveva salvato la vita di un padre che, dopo aver negato la vita a tre creature, stava correndo il pericolo di perdere la sua anima per tutta l'eternità. Ci confida un figlio spirituale del Padre: " Nella mia seconda confessione fatta con lui - nella prima mi aveva cacciato via -, dopo aver terminato l'accusa dei peccati, il Padre mi chiese: "Hai altro?". Io risposi di no. Ed egli, guardandomi bene negli occhi, chiese: "Con la tua sposa hai fatto le cose per bene nel santo matrimonio". "No, padre - risposi -, perché i medici ci hanno proibito di avere altri bambini". E lui, puntualizzando: "E che c'entrano i medici in queste cose!?". "Hanno detto che ci poteva nascere un mostro", risposi. "E questo ti saresti meritato!", gridò il Santo. E ancora una volta mi allontanò dal confessionale". Un giorno tornò dal convento in albergo, a Villa Maria, una signora che era presa da un pianto dirotto A quelli che chiedevano il motivo di tanto affanno e dolore non riusciva a dire una parola. Quando finalmente si calmò alquanto, disse sempre con le lacrime agli occhi: " Padre Pio mi ha cacciato dal confessionale, perché gli ho detto che mio marito non vuole bambini Mi ha gridato: "E verranno i cancri!". Ed alle persone, che cercavano di consolarla, aggiunse con il terrore negli occhi: "Mio marito il cancro ce l'ha già, ce l'ha già". Padre Marcell Lepore ci offre questa testimonianza. Una ragazza si reca a San Giovanni Rotondo per parlare con Padre Pio e gli dice: " Padre, non vado d'accordo con il mio fidanzato. Non è religioso, non crede in Dio, perciò lo voglio lasciare. Ma mi ha detto che, se lo faccio, si getta nel pozzo". Ed il Santo: Nel pozzo già c'è. Più giù di così non può arrivare". Molte testimonianze ci dicono la premura del Padre di illuminare, attraverso consigli e richiami, i giovani che si ponevano dinanzi al progetto del matrimonio. Questo per Padre Pio andava inserito innanzitutto in un disegno di provvidenza che Dio ha su ciascuno dei suoi figli. Non approvava quindi la fretta di trovarsi a tutti i costi l'anima gemella. Diceva il Santo a Lucietta Pennelli: "Ti devi mettere in mente che il Signore ti vuole bene più di quanto tu non vuoi a te stessa. Se vuoleche tu prenda la via del matrimonio, sa dove abiti e ti verrà a cercare". A Probo Vaccarini che tornato dal fronte, dopo il secondo conflitto mondiale, manifestava in confessione la sua difficoltà di trovare una ragazza seria, con cui fare un progetto di vita in comune, Padre Pio consigliò di rivolgersi alla Mamma Celeste. E di fronte ad una certa incredulità o perplessità che si leggeva sul viso del penitente il Padre aggiunse: "E che cosa credi che la Madonna non sappia scegliere la donna adatta a te? Prega, ho detto!" Degli incontri tra due ragazzi fatti in ambienti equivoci, come sale da ballo o altro del genere, dove tutto si mette in luce della persona tranne che le qualità spirituali, il Padre dubitava fortemente. Un giovane di Milano, Rinaldo Campidoglio, figlio spirituale di Padre Pio, venne un giorno a San Giovanni Rotondo e me presente disse al Santo: "Padre, ho conosciuto una ragazza, con la quale vorrei fidanzarmi". Naturalmente l'informazione tendeva a conoscere il parere di Padre Pio, a cui i figli spirituali tenevano moltissimo. Il Padre chiese: " Dove l'hai incontrata?". "Al mare", rispose Rinaldo. E Padre Pio: " C'entra i diavolo! Così si chiuse il colloquio e da parte del giovane, ogni contatto con la ragazza. Il Padre voleva che tra i suoi figli spirituali o tra quelli che si dicevano suoi amici ci fosse il culto della castità. Una volta gli dissero che un figlio di suoi affezionati estimatori doveva sposarsi, perché la sua fidanzata aspettava un bambino. E chiesero se a benedire le nozze fosee lui. Padre Pio rimase quasi sorpreso della richiesta e rispose: "E sì, mo ci vuole pure lo premio".

Il Papa Giovanni PaoloII , ha detto di lui: E ' stato generoso dispensatore della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l'accoglienza , la direzione spirituale, e specialmente l'amministrazione del sacramento della Penitenza". Ha poi indicato ai sacerdoti il nuovo Santo come modello da imitare: " Possa il suo esempio animare i sacerdoti a compiere con gioia e assiduità questo ministero tanto importante".

La crisi della confessione

Un numero sempre maggiore di fedeli non si confessa più o la fa raramente. E' questa una realtà che sta sotto gli occhi di tutti. " Io non mi arresterò dal piangere tutte le ore che mi restano da vivere, poiché voi conoscete quanto mi strazia il cuore il vedere tanti poveri ciechi, che fuggono più del fuoco quel dolcissimo invito del divin maestro (Padre Pio): Venite a me voi tutti che avete sete ed io vi darò da bere" ( Gv 7, 37)Perduto negli uomini il senso del peccato, entra naturalmente in crisi il sacramento della Riconciliazione, la confessione. Spesso il fedele, a meno che non abbia fatto cose particolarmente gravi, si domanda: " Che cosa devo confessare?". Qualcuno addirittura , dopo anni passati lontano dal sacramento della Penitenza, al sacerdote che gli chiede quali sono le cose che la coscienza gli rimprovera, risponde: " Non ho fatto niente". Siamo nello smarrimento morale totale.

Da una risposta di Padre Pio

" Io non mi pento, quando non do l'assoluzione, perché, se uno viene a confessarsi con convinzione, la mancata assoluzione servirà per farlo stare più attento, se invece viene a confessarsi senza convinzione, la mancata assoluzione gli fa un bene, perché lo richiama alla realtà delle sue condizioni e lo mette al sicuro dal fare una confessione sacrilega". " Senti, io tratto le anime come meritano innanzi a Dio" Senti, figlio mio, io uso questo sistema con determinate anime - le recidive - per dare ad esse una scossa, perché specie per certi peccati, si passa facilmente dalla confessione al peccato e dal peccato alla confessione. Si pecca e ci si confessa e si è assolti, si ritorna a peccare, a confessarsi, ad essre assolti; una routine, un'abitudine. Risposta data a Padre Carmelo da Sessano Guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo negli anni "50". "Figlio mio, per svegliare certe anime dal peccato, ci vogliono le cannonate. Trattarle con dolcezza è come lavare la testa all'asino. E' necessario far sentire loro l'ira di Dio, quando non basta la forza del suo amore misericordioso!". Da una sua figlia spirituale "U n giorno - racconta, che insieme ad altre attorniava Padre Pio - gli dicemmo: " Padre, non dovete trattare male la gente, altrimenti non viene più". Ed egli: Io faccio come quando si trebbia: si batte sui mannelli per separare il grano dalla paglia. Poi si ventila: la paglia va via ed il grano resta". Suor Maria Francesca Foresti di Bologna, morta in concetto di santità, ci dice che Gesù in una visione, parlando di Padre Pio, così si è espresso: "Il suo linguaggio è dolce, tagliente, franco, misterioso, come il mio: abbatte, atterra, suscita con lo stesso imperio, perché io vivo in lui"

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